Amo andare nelle scuole e parlare di mafia e legalità ai giovani. Ogni volta ne esco arricchito. Rimango colpito dai volti e dai loro sguardi attenti.
Ragazze e ragazzi giovanissimi con tanta voglia di conoscere un fenomeno, quello della mafia, che hanno avuto modo di vedere solo in TV o al cinema, che appare così lontano e, invece, non è mai stato così vicino.
Gli studenti che ho incontrato in questi anni mi hanno dato una straordinaria carica di energia. Benzina necessaria per andare avanti, soprattutto durante quei momenti di scoramento che ho attraversato.
Mi piace stare con i giovani, ascoltarli, sentire il loro punto di vista. Non sono mai banali. Le loro considerazioni sono lucide, interessanti e acute, assolutamente degne di essere prese in considerazione.
Troppo spesso, però, ciò non avviene. La nostra società ha ridotto notevolmente gli spazi e non offre più un futuro ai giovani.
Durante il mio percorso nelle scuole, ho avuto la possibilità di leggere due ricerche molto interessanti sulla percezione dei fenomeni criminali e sulla legalità.
Riguardano due realtà completamente diverse – simili sulle questioni in trattazione – quelle di Aprilia, località in provincia di Latina, e Arezzo.
Nel 2016 alcuni giovani, nell’ambito del progetto “Parlando di legalità 2016”, hanno intervistato gli studenti di Aprilia, l’84% dei quali ancora non maggiorenni, ed hanno stilato un estratto dei risultati.
La percezione dello Stato
43,5% ha un’immagine negativa dello Stato
29,5% risponde “lo Stato è qualcosa che dipende da noi e dal nostro comportamento”
17% non ha la consapevolezza di cosa sia lo Stato
Per avere successo nella vita
44,5 grandi capacità intellettuali
21,1 farsi valere con qualsiasi mezzo, anche con la forza
16,5% pensa che occorra arricchirsi in qualunque modo
11,5% essere simpatici a tutti
6,4% avere doti fisiche superiori
La legge
47,9 va rispettata quando è giusta
31,3% qualche volta si può trasgredire
20,7% va rispettata sempre
Biglietto dei mezzi va pagato?
33% no quando il servizio è scadente (il riferimento è al punto precedente: qualche volta la legge si può trasgredire)
Come reagiresti a un fatto criminale?
50,1% farei finta di non aver visto nulla
22,3% dipende dal reato
21,8% denuncia alle autorità
5,8% scriverei una lettera ai giornali
Dove si parla di legalità?
IN FAMIGLIA
52,1% qualche volta
29,2% mai
16,3% spesso
2,4% altro
A SCUOLA
45,2% tra studenti
27,6% iniziative insegnanti
20,5% mai
6,7% altro
Dove vedi più illegalità?
74,4% per strada
15,6% scuola
6% nel gruppo di amici
4% in famiglia
Come risolvere i problemi connessi all’illegalità?
22% cambiare le leggi
21,9% educare ai valori di convivenza civile
19,3% maggior potere a Forze dell’ordine
19% impegnati nel sociale a favore della collettività
12,2% sconfiggere la mafia
5,1% far conoscere le leggi a tutti
Molto interessante anche l’iniziativa editoriale dello Spi-Cgil di Arezzo, in collaborazione con la Provincia di Arezzo e il Liceo Colonna, titolata “La legalità è sempre giovane”.
Il progetto prevedeva una serie di domande. Ecco alcune risposte degli studenti.
“Mafia, questa sconosciuta
Sebastiano: Prima di questo progetto di mafia non ne sapevo niente. In casa se ne parlava un po’, avevo ascoltato i telegiornali e letto alcuni libri. Poi nella mia zona è risultato che alcune persone erano coinvolte e questo mi ha stupito molto. E’ difficile pensare che la mafia sia vicino a noi.
Sara: In famiglia non si è mai parlato di mafia e io non ho mai chiesto nulla. Con questo progetto, ho sentito parlare di mafia per la prima volta. Adesso ho le idee molto più chiare. Ci sono rimasta male quando hanno fatto vedere che anche da noi ci sono territori confiscati alla mafia.
Eleonora: Alle medie avevamo fatto qualche piccolo progetto e si era cominciato a parlare di mafia. Adesso ho potuto capire che è ovunque. Anche se viene eliminato un capo, ce ne saranno sempre altri al suo posto. Per eliminare la mafia bisogna attaccarla alle radici, ma essa si lega alla miseria ed è la povertà a crearla. Quindi sarà molto difficile poterla cancellare. L’importante è che non la si combatta solo con qualche progetto in una scuola. Lo Stato deve informare i giovani, non bisogna stare zitti perché con l’omertà non si va da nessuna parte. Se siamo tutti insieme possiamo sconfiggere la mafia.
Mafia, un pericolo reale
Edoardo: C’è una grande differenza tra la mafia e la piccola criminalità… E’ un qualcosa che mira al potere politico e al controllo di tutte le persone.
Sara: Ho un amico siciliano che mi ha detto che la presenza della mafia loro la avvertono meno di prima e anche tra i ragazzi si inizia a parlarne.
Elena: Non penso che tra grande e piccola criminalità ci soia poi una grande differenza. All’inizio anche la mafia era fatta da poche persone. La mafia riesce ad entrare ovunque e il suo scopo è quello di guadagnare. Se non sappiamo contrastarla rimarrà per sempre e noi ragazzi dobbiamo essere coloro che iniziano e continuano la battaglia contro la mafia.
Mafia, come se ne parla in giro
Edoardo: Gli amici mi hanno preso in giro quando gli ho detto che a scuola si parlava di mafia. Forse perché il mio è un piccolo paese dalla mentalità chiusa e dove ognuno pensa a se’. I miei invece sono rimasti molto contenti del progetto e del mio impegno nel parteciparvi.
Daniela: Gli amici hanno commentato: ma chi te lo fa fare? La mia famiglia è stata molto contenta e se ne è parlato anche a casa.
Costanza: La famiglia è stata entusiasta e gli amici indifferenti.
È stimolante ascoltare e analizzare il punto di vista dei giovani e giovanissimi anche su argomenti come mafia, criminalità e legalità.
Aprilia e la provincia di Arezzo non hanno molte cose in comune, ma una sicuramente sì: la forte penetrazione della criminalità organizzata nel territorio.
Gli studenti di Aprilia, a differenza di quelli della provincia aretina, sono più consapevoli della presenza mafiosa nella loro città. Mentre in Toscana i mafiosi tendono a operare, prevalentemente, “sotto traccia”, nella provincia laziale le presenze criminali sono molto più evidenti e cruente.
Dai due progetti in argomento e, soprattutto quello che ha visto coinvolti i giovani di Aprilia, lo Stato ne esce con le ossa rotte. Il giudizio dei giovani è prevalentemente negativo. E’ evidente che la politica in questi anni non ha contrastato efficacemente il crimine organizzato, lasciando da soli magistrati e investigatori. Come dicono gli stessi studenti la mafia “mira al potere politico” e di politici collusi ne abbiamo visti in abbondanza. Molti di loro infatti chiedono: “come si fa a combattere la mafia se anche pezzi dello stato ne fanno parte?”
Anche tra i giovani, purtroppo, prevale l’omertà.
Gli aspetti positivi dei progetti, però, sono importanti e denotano una maturità di molti giovani intervistati.
Sono consapevoli del fatto che la mafia si lega alla miseria e, per questo motivo, sono convinti che per sconfiggerla sia necessario intervenire sulla povertà.
Le ragazze e i ragazzi, poi, vogliono essere informati su queste tematiche. Come disse il mio caro amico e collega Gianni Palagonia, proprio ad Aprilia, “ragazzi, vi assicuro che la mafia è uguale alla peste, alla tubercolosi, alla malaria, alla scabbia. Il vaccino per combatterla è solo uno: il sapere”.
L’importanza della conoscenza, condizione indispensabile per sconfiggere la mafia.
I giovani, troppo frequentemente, sono lasciati soli dagli adulti. Siamo sempre più distratti e costretti a vivere una vita frenetica che ci ha allontanato dai nostri figli. Dedichiamogli più tempo, parliamo con loro, ascoltiamoli.
E’ un dovere ascoltarli, soprattutto, quando lanciano questi messaggi: “La mafia si può sconfiggere se lottiamo tutti insieme. Noi siamo pronti a farlo”.