La famiglia Donzelli ed il disastro ambientale: il documento di sequestro rivela fatti raccapriccianti

Giovanni Donzelli (già condannato per mafia), Raffaele Donzelli (figlio), Giovanna Marceca (moglie di Giovanni e madre di Raffaele), Salvatore Macchiavello e Giovanni Longo.

Sono questi gli attori che, con diversi ruoli, hanno partecipato (ovviamente secondo quanto si legge nel decreto del Gip, richiesto dalla Procura di Ragusa, dopo le indagini della Finanza) al disastro ambientale che la Sidi, società di lavorazione della plastica dismessa proveniente dagli impianti serricoli, ha commesso nel territorio vittoriese e acatese.

Da prestare particolare attenzione alla frase con cui si chiude il decreto di sequestro: “Quanto al pericolo, giova osservare che la libera disponibilità dell’opificio e del terreno circostante dove la SIDI srls esercita la sua attività in difformità dalle prescrizioni dell’A.U.A. può aggravare e protrarre le conseguenze del reato, con danno per la salute umana e l’ambiente“.

Ma andiamo con ordine.

 

LE SOCIETA’ A SCATOLE CINESI: DENTRO ANCHE IL MAFIOSO GIOVANNI DONZELLI

L’appezzamento di terra – oggetto del controllo della Finanza – era di proprietà della Ro.Sa srl. con sede a Vittoria in piazza Matteotti n. 17 rappresentata da Giovanna Marceca (moglie di Giovanni Donzelli e madre di Raffaele).

L’area in questione risultava al servizio della società “South Italia Donzelli Industry” S.r.l., in sigla SIDI. s.r.l. avente sede legale in Vittoria, via Nino Bixio n. 401, rappresenta da tale Raffaele Donzelli (figlio di Giovanna Marceca e Giovanni Donzelli).

In data 9/1/15 le società di cui sopra avanzano al Libero Consorzio Comunale di Ragusa (già Provincia Regionale di Ragusa) la richiesta di cambio di titolarità dell’attività di messa in riserva di rifiuti non pericolosi, dalla società South Italia Donzelli Industry S.r.l., in favore della società SIDI s.r.l. con sede legale a Vittoria in Via G.Matteotti n. 328 e rappresentata da Donzelli Giovanni, già condannato per mafia.

Salvatore Macchiavello, invece, risulta essere amministratore unico della IPC S.r.l., società appaltatrice della SIDI srl, che svolgeva la sua attività all’interno dell’opificio Donzelli.

CAPITOLO AUTORIZZAZIONI

Per quanto riguarda le autorizzazioni, rilasciate in maniera quantomeno curiosa e che, i tecnici della stessa azienda – il geologo Gaetano Gagliano e l’architetto Giovanni Provvidenza – sentiti dagli inquirenti della Guardia di Finanza di Ragusa, su delega del Pm Valentina Botti, sono stati i primi a mettere in luce aspetti particolarmente preoccupanti.

Gagliano smentisce la propria relazione, affermando che “le acque di prima pioggia attraverso delle caditoie vengono convogliate nell’impianto di trattamento posto a valle in prossimità delle cabine elettriche e poi rilanciato nell’impianto con una pompa temporizzata. Oggi devo nuovamente smentire lo stato di fatto in quanto, la pompa di rilancio risulta assente verosimilmente mai installata, infatti manca persino l’impianto elettrico al servizio della stessa ed inoltre quando l’impianto di trattamento delle acque è troppo pieno sversa il suo contenuto nel terreno”.

L’architetto Provvidenza, sottolinea quanto afferma Gagliano e denuncia che il “08/03/2016 ho anche io osservato l’indiscriminato abbandono di rifiuti e di sostanze inquinanti quali oli ed altre sostanze. Per ciò che attiene l’impianto di trattamento delle acque presente vicino alle cabine elettriche, ho avuto modo di verificare che lo stesso non funziona perchè ad esso non è collegata alcuna pompa di rilancio benché prevista in progetto”.

Ma anche lo Spresal, insieme alla Finanza, farà dei sopralluoghi, verificando le condizioni disumane dei posti di lavoro.

“Da una prima verifica tutti i locali trattati – scrivono i militari – risultavano in pessime condizioni igienico sanitarie, in particolare i locali adibiti a spogliatoio, costituiti da un box prefabbricato posto nel piazzale della ditta, ospitavano finanche una cuccia per cani oltre ad una notevole mole di rifiuti, all’interno di esso erano presenti altresì effetti personali dei dipendenti e degli armadietti metallici chiusi da serratura recanti l’indicazione del nome dell’operaio, disattendendo” completamente le norme (NE ABBIAMO PARLATO GIORNI FA IN QUESTO ARTICOLO).

Anche le macchine sono tutte fuori norma e assolutamente obsolete.

“La maggior parte delle macchine presenti sia all’interno dell’opificio che fuori, presentavano pericoli legati al rischio pressa, trascinamento, scivolamento, inciampo, caduta nonché in alcuni casi il rischio folgorazione. Innumerevoli – scrivono i militari – le criticità osservate e descritte del verbale di sopralluogo da parte del personale SPRESAL, tanto che gli stessi operatori hanno manifestato l’esigenza di fare bonificare l’intero opificio da tutti i depositi pulverulenti al fine di potere completare le verifiche tecniche in oggetto”.

CAPITOLO SMALTIMENTO

Poi c’è lo smaltimento, vergognoso quanto inimmaginabile.

“Nel corso delle indagini si accertava altresì – scrivono i militari – che la SIDI srl provvedeva a smaltire i fanghi trasportandoli in una cava sita ad Acate. In relazione alla cava, in occasione del sopralluogo del 7/3/16, il responsabile del Dipartimento ARPA di Ragusa riferiva che già nel mese di novembre del 2015 aveva svolto analoga attività nei confronti di altri soggetti direttamente riconducibili a Donzelli Giovanni.

In particolare risulta relativo al sopralluogo e prelevamento campioni effettuato nei confronti di Giovanni Longo, titolare dell’omonima ditta di trasporti, nonché titolare di una cava dismessa sita in Marina di Acate, che lo stesso veniva sorpreso da personale del commissariato P.S. di Vittoria, mentre trasportava del materiale allo stato melmoso prelevato dalla SIDI srl.

Nella circostanza Longo Giovanni rappresentava che i rifiuti presenti sull’autocarro provenivano dallo stabilimento SIDI srl e che per il trasporto la SIDI srl aveva rilasciato solo un mero documento di trasporto e non il necessario formulario identificazione rifiuti. Inoltre, questi rifiuti, allo stato melmoso e, di colore scuro, venivano trasbordati in c/da Macconi vicino alla foce del fiume Dirillo.

Il sito esteso quasi 15.000 mq appariva ingombro di ogni sorta di rifiuto, quali pneumatici usati, rifiuti derivanti dalla demolizione di edifici, paletti in cemento armato utilizzati in agricoltura, fusti di plastica contenenti pesticidi e fitofarmaci sparsi in ogni dove ma, soprattutto, teli di polietilene di colore nero, usati per la pacciamatura delle serre misti alla sabbia e parzialmente interrati”.

INCIDENTE OPERAIO E REATO DI LESIONI COLPOSE

Il 29 gennaio dell’anno in corso (COME DA NOI RACCONTATO IN QUESTO ARTICOLO) all’interno della Sidi avvenne un gravissimo incidente sul lavoro.

Il dipendente V.F. ha subito lesioni personali (amputazione da trauma di schiacciamento della mano sinistra).

L’incidente – si legge – è stato causato dall’utilizzo di un macchinario sprovvisto dei dispositivi di protezione ed usato pertanto in difformità dalle istruzioni.

Per tale regione viene contestato il delitto di lesioni personali colpose ex art. 590 cp.

 

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Nato a Ragusa il Primo febbraio del 1983 ma orgogliosamente Modicano! Studia al Liceo Classico "Tommaso Campailla" di Modica prima, per poi laurearsi in Giurisprudenza. Tre grandi passioni: Affetti, Scrittura e Giornalismo. "Il 29 marzo del 2009, con una emozione che mai dimenticherò, pubblico il mio primo romanzo: “Ti amo 1 in più dell’infinito…”. A fine 2012, il 22 dicembre, ho pubblicato il mio secondo libro: "Passaggio a Sud Est". Mentre il 27 gennaio ho l’immenso piacere di presentare all’Auditorium “Pietro Floridia” di Modica, il mio terzo lavoro: “Blu Maya”. Oggi collaboro con: l'Agenzia Giornalistica "AGI" ed altre testate giornalistiche".

1 commento

  1. E’ vergognoso che queste cose siano state per tanto tempo ignorate da chi e’ competente in materia di controlli. In quanto vittoriese mi vergogno del modo di vivere che hanno i miei compaesani del menefreghismo che si ha in riguardo a tutto. Il fatto di pensare che basta che non si intromettano nel mio giardino va bene tutto. invece no dovrebbero essere gli stessi cittadini a non consentire a queste persone di fare quello che vogliono e fra le altre rovinare un territorio bellissimo che al nord ci invidiano tanto e invece chi ci vive non se ne rende conto. VERGOGNA

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