La libreria di Margherita: “Colazione da Tiffany” di Truman Capote

San Valentino è appena passato con il suo carico di banalità teenageriali e stereotipi commerciali sull’amore, ed è anche per questo che oggi ho pensato di “estrarre” dalla libreria un romanzo che parla (anche) d’amore, di un amore non scontato né immediato, ma ironicamente problematico e indefinito, per certi versi anti-romantico. La cura perfetta per tutto ciò che è stucchevole!

Sto parlando di Colazione da Tiffany di Truman Capote, libro sicuramente meno letto di quanto non sia visto il suo corrispettivo filmico, oggi tornato di gran moda, ma già di per sé classico senza tempo.

Questo libro non si legge, si inghiotte in un sol boccone; è brevissimo (poco più di 100 pagine che si leggono in poche ore), è sottile come la vita di Audrey Hepburn, ma è bellissimo.

Inevitabile fare confronti mentali con il film mentre si legge il libro e scoprire che ci sono differenze notevoli tra le due cose. Ora capisco perché Truman Capote si offese con la Paramount Pictures e si sentì tradito!

La Holly Golightly originale di Capote è ben diversa dalla Holly/Audrey bon ton ed elegantemente iconica, è molto più scurrile, avventurosa, audace, più sbottonata in un certo senso, ha un linguaggio più aggressivo e non disdegna il turpiloquio, ma soprattutto è (nemmeno troppo velatamente) bisessuale!
E poi è bionda e fa venire in mente più una Marilyn sexy e felina (attrice che infatti avrebbe voluto Capote per il film) che una dolce e leggiadra Audrey.
La passione per Tiffany come luogo di conforto, le famose paturnie, il gatto senza nome, la chitarra strimpellata alla finestra (anche se la canzone non è Moon River), la New York di fine anni ’50, la vita sregolata, le feste, l’eleganza innata, tutto ciò è presente pure nel romanzo, che però ha anche un carattere più forte e “adulto”, una spavalderia più gagliarda, una spericolatezza stilistica e tematica maggiore.

Nel film tutta questa disinvoltura erotica e mentale, questa personalità così forte, viene smorzata a favore di una Holly senza dubbio vivace, frizzante e spigliata, ma pur sempre candida e trasognata, dai tratti favolistici.

Stravolto completamente anche il finale che nel romanzo non è per niente lieto e romantico, mentre nel film, come ben sapete, è in perfetto stile happy ending hollywoodiano con tanto di bacio appassionato sotto la pioggia.

Le altre differenze scopritele voi; io, in conclusione, posso dire che il romanzo mi è piaciuto a sorpresa più del film, l’ho trovato più onesto, coraggioso e arguto, più adulto e meno incantevole, più provocatorio e meno dolciastro.

Il film di Blake Edwards rimane comunque una pietra miliare della storia del cinema e della dimensione sognante e romantica di tutte noi ragazze dell’universo, e Audrey rimane la nostra adorata icona di stile, gusto e pensiero leggero, la nostra scanzonata eroina dal tubino nero e gli occhiali da sole da diva, ma il romanzo di Capote è qualcosa di grandioso, un capolavoro autentico e avvincente che ha un solo difetto: finisce subito!

http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/

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Margherita Ciacera è laureata in Lettere moderne e in Studi critici sul cinema e gli audiovisivi. I libri e i film sono il suo pane quotidiano: non le garantiscono la pagnotta, ma la arricchiscono diversamente. Scrive per diletto e cura il blog http://margherita-nulladipreciso.blogspot.it/ dove parla perlopiù di cinema e letteratura. Cura per La Spia la rubrica “La libreria di Margherita”.

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