“Pericolosa negazione della stessa presenza mafiosa” e poi ancora “Nella città di Scicli (Ragusa) è stata svolta un’importante attività di indagine sulla presenza mafiosa da parte dei Carabinieri della compagnia di Modica, per delega della Direzione distrettuale antimafia che è culminata con l’arresto di Franco Mormina, 45 anni, netturbino per il Comune di Scicli e sorvegliato speciale; Ignazio Mormina, 26 anni, figlio di Franco, anch’egli netturbino; Gianni Mormina, 46 anni, fratello di Franco e zio di Ignazio, anch’egli netturbino; Giacomo Fidone, 45 anni, pluripregiudicato sciclitano, già ristretto in carcere per altri reati; Ugo Lutri, 54 anni, anch’egli pluripregiudicato, con precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso, oltre che con l’avviso di garanzia (ed oggi con il rinvio a giudizio) per il sindaco della città, Franco Susino”.
A parlare è il Senatore Beppe Lumia, in una interrogazione Parlamentare presentata al Senato ed indirizzata al Ministro dell’Interno, (Atto n. 3-01825 – 2 aprile 2015, nella seduta n. 423).
Riportiamo integralmente l’interrogazione del Senatore Lumia.
“Le indagini hanno coinvolto 57 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi da fuoco, estorsione, lesioni personali, danneggiamento a seguito di incendio, turbativa d’asta giudiziaria e favoreggiamento di latitante. Tutti i fatti sarebbero stati commessi nei comuni di Scicli, Modica, Pozzallo e Catania, a partire dal settembre 2007.
L’attività d’indagine scaturisce a seguito del ferimento con arma da fuoco in danno di Guglielmo Fidone, avvenuto a Scicli il 6 marzo 2007 secondo l’accusa ad opera di Franco Mormina. Per tale vicenda venne aperto il procedimento penale 471/2007 RGNR dalla Procura della Repubblica di Modica;
l’attività delegata dalla procura di Modica venne svolta dal 6 marzo al 14 maggio 2007 nei confronti di Franco Mormina, Guglielmo Fidone e Fabrizio Imbergamo, indicato quale teste oculare del ferimento di Fidone. Le indagini permisero sia di acquisire specifici elementi di reità a carico di Franco Mormina sia di individuare, a Scicli, la presenza di un sodalizio criminale dedito al traffico di sostanze stupefacenti ed alla consumazione di altri reati all’interno del quale Mormina appariva come uno degli esponenti di spicco. Sulla scorta delle risultanze investigative e del conseguente emergere di fattispecie di reato di competenza distrettuale, la Procura di Catania, nel settembre 2007, delegava lo svolgimento di una prolungata e complessa attività d’indagine che si è protratta sino al mese di novembre 2008;
le ulteriori risultanze investigative permettevano di confermare sia l’originaria ipotesi investigativa sia la presenza del sodalizio criminale di tipo mafioso operante nel vasto territorio di Scicli (del quale fanno parte le frazioni di Sampieri, Cava d’Aliga e Donnalucata); secondo le indagini dei Carabinieri di Modica, la consorteria in argomento risultava composta principalmente dagli appartenenti alle famiglie sciclitane Mormina e Gesso, i cui capi e promotori del sodalizio si identificavano in Roberto Gesso e Franco Mormina;
Gli associati, uniti da un forte vincolo più volte reiterato e rinsaldato, si sarebbero avvalsi della forza d’intimidazione e di induzione all’omertà per commettere numerosi delitti finalizzati all’acquisizione di illeciti vantaggi economici;
Gli elementi acquisiti dagli investigatori hanno permesso di accertare la pericolosità sociale degli indagati, che si è costantemente estrinsecata in una preoccupante capacità di controllare il territorio; acquisire in modo diretto ed indiretto il controllo di talune attività economiche; disporre di armi ed avvalersi di fiancheggiatori armati e disposti a farne uso a difesa non solo propria ma anche degli associati; avvalersi di legami con esponenti di altri sodalizi criminali; avvalersi di legami con politici locali; avvalersi di legami con persone delle forze di Polizia da cui ricevere informazioni inerenti le indagini in corso sul loro conto;
l’organizzazione mafiosa faceva leva sulla forza dell’intimidazione originata sulla popolazione sciclitana dalla consapevolezza dei precedenti penali e della correlata pericolosità sociale di Roberto, Mauro e Massimiliano Gesso (che sarebbe coinvolta in tutte le vicende penali di criminalità organizzata registrate in passato a Scicli e già capeggiata dal padre Palmiro Alfonso Gesso, per le quali hanno subìto e scontato condanne), di Franco e Fulvio Mormina, Ignazio figlio di Franco Mormina, Cristian Carnemolla, Giacomino Fidone e Luigi Musumeci, cui sarebbe riconducibile il controllo su svariate attività illecite poste in essere a Scicli e frazioni, tra le quali il traffico di sostanze stupefacenti (cocaina ed hashish) e le estorsioni, nonché l’esercizio della violenza e delle minacce finalizzato ad ottenere l’affidamento in esclusiva dei lavori di affissione dei manifesti elettorali dei vari personaggi candidati alle elezioni politico-amministrative intercorse nel periodo d’indagine;
A testimonianza dei rapporti con altre consorterie criminali di stampo mafioso operanti nell’ambito della città di Vittoria (Ragusa) ed in particolare con il gruppo riconducibile a Vito Panasia e a Michele Sauna, l’associazione mafiosa, nel periodo compreso tra il dicembre 2007 ed il gennaio 2008, avrebbe addirittura favorito la latitanza, offrendo ospitalità in più abitazioni del territorio di Scicli, al pericoloso Giuseppe Scardino di Vittoria, poi costituitosi il 23 gennaio 2008 alla casa circondariale di Ragusa;
I capi e promotori del sodalizio sarebbero stati individuati in Roberto Gesso e Franco Mormina, rappresentanti delle due famiglie mafiose, che hanno imposto agli altri associati, in base ad un consolidato vincolo associativo, i progetti delittuosi dell’organizzazione, le connesse modalità esecutive ed i tempi di realizzazione;
L’associazione avrebbe beneficiato delle informazioni precise e puntuali ricevute dal brigadiere dei Carabinieri Lorenzo Miuccio che, violando il segreto d’ufficio, avrebbe rivelato agli indagati, ed in particolare a Roberto Gesso, l’esistenza delle indagini condotte sempre dai Carabinieri nonché quale fosse l’autorità giudiziaria delegante. Il militare, venuto a conoscenza delle indagini, avrebbe svelato, pur in maniera sommaria e generica, anche l’esistenza dell’attività d’intercettazione svolta sul conto del sodalizio. Questo sino alla data del 21 novembre 2009 allorquando il comando dei Carabinieri di Palermo ne ha disposto il trasferimento d’autorità per “incompatibilità ambientale” presso la stazione dei Carabinieri di Corleone;
A riscontro della colpevolezza di Miuccio sarebbero stati acquisiti univoci elementi di prova, attraverso la captazione delle conversazioni tra presenti avvenute all’interno delle autovetture in uso a Luigi Musumeci e Roberto Gesso e di quelle avvenute all’interno della sala colloqui del carcere di Messina, ove dal febbraio 2008 Gesso e Mormina si trovavano detenuti ed intercorse tra Roberto Gesso ed i suoi fratelli Massimiliano e Mauro;
va inoltre rimarcata la disponibilità di armi da parte dell’associazione;
numerosi appartenenti al sodalizio mafioso, ivi compresi Franco Mormina, il figlio Ignazio, Fulvio Mormina e Roberto Gesso, avrebbero avuto infatti la disponibilità diretta di armi. Al contempo, il sodalizio avrebbe disposto di armi che, di volta in volta, sarebbero state messe a disposizione dai fiancheggiatori, tra i quali Giovanni Mormina, fratello di Franco e di Fulvio, e Giuliano Trovato. In alcuni casi queste armi sarebbero state usate per fronteggiare nemici o intimidire le vittime;
ancora va prestata attenzione alle campagne elettorali, dal 2008 in poi, svoltesi nel comune di Scicli;
il sodalizio mafioso, con ripetute minacce, violenze e, soprattutto, facendo leva sulla forza d’intimidazione generata sulla popolazione e la conseguente omertà, avrebbe monopolizzato le attività di affissione dei manifesti elettorali dei vari candidati politici, senza distinzione di schieramento, in occasione delle elezioni politiche ed amministrative svoltesi nel primo semestre dell’anno 2008 a Scicli, capitalizzandone quindi gli introiti. Tale attività sarebbe stata pianificata e capeggiata da Franco Mormina con la collaborazione del figlio Ignazio, nonché di Carnemolla, Giacomino Fidone e Maurizio Adamo. Nel corso della campagna elettorale gli stessi si sarebbero resi autori di intimidazioni e rappresaglie nei confronti di alcuni rappresentanti politici che hanno cercato di svolgere la medesima attività di propaganda, animati da sentimenti di amicizie e/o condivisione di ideali politici, quasi sempre picchiati dai membri della consorteria. Ciò, divenuto di pubblico dominio, ha ben presto generato nella popolazione sciclitana un preoccupante allarme sociale che ha reso necessario il massiccio intervento delle forze dell’ordine, soprattutto nelle ore notturne, allo scopo di prevenire il compimento di ulteriori fatti delittuosi;
soprattutto in occasione delle elezioni amministrative svoltesi nel maggio 2008, Franco Mormina ed il suo gruppo avrebbero addirittura imposto, mediante specifiche azioni di chiara connotazione mafiosa (minacce, aggressioni, danneggiamenti), la quantità ed il luogo di affissione dei manifesti propagandistici per ciascun candidato, nonché il prezzo del servizio, discriminando e danneggiando i candidati che non avevano inteso assoggettarsi;
nei mesi di aprile e giugno 2008 si tennero anche a Scicli le campagne elettorali per le successive elezioni regionali ed amministrative. In entrambe le occasioni l’affissione dei manifesti dei candidati politici sarebbe stata gestita pressoché totalmente da Franco Mormina, dal figlio Ignazio, da Carnemolla e dai pregiudicati Giacomo Fidone e Maurizio Adamo;
il gruppo di Mormina avrebbe ottenuto il monopolio nella gestione delle affissioni ricorrendo spesso a minacce e percosse nei confronti di altri soggetti tradizionalmente preposti a tale attività o volenterosi di collaborare con i candidati amici di famiglia o partito, senza che questi abbiano mai sporto denuncia, perché assoggettati alla forza d’intimidazione ed alla conseguente omertà che ne veniva generata. Così il sodalizio avrebbe gestito a suo modo gli spazi elettorali autorizzati ed abusivi, nonché la quantità dei manifesti da affiggere ricevuti dai candidati politici, coscienti dell’obbligo di doversi affidare a Mormina. Le finalità di tale attività sarebbero state prettamente economiche, atteso il rilevante guadagno percepito e tenuto conto che ai candidati, all’incirca 300 per entrambe le tornate elettorali, è stato imposto mediamente il prezzo di un euro per ogni manifesto, per un stock minimo di circa 500, per cui il ricavato finale sarebbe arrivato a diverse decine di migliaia di euro;
Mormina ed i suoi adepti, per conseguire il cospicuo guadagno, non avrebbero esitato a rendersi autori di gravi episodi delittuosi nei confronti di altri soggetti, magari anche semplici simpatizzanti di partiti politici e considerati elementi di disturbo perché, con la loro azione di propaganda elettorale, turbavano di fatto i piani del sodalizio criminale. Gli episodi di violenza commessi in tale ambito sarebbero stati riscontrati dalla captazione dei colloqui telefonici intercettati sulle utenze in uso a Franco e Ignazio Mormina ed altrimenti non rilevati;
va rimarcata inoltre una grande quantità di estorsioni;
tale illecita attività sarebbe stata curata da Gesso e Mormina, capi e promotori dell’organizzazione mafiosa, i quali sono stati direttamente coadiuvati dagli altri sodali;
fra i diversi reati contestati, diversi incendi dolosi ed un omicidio, di Giuseppe Drago, avvenuto la sera del 28 ottobre 2007 a Scicli;
per le motivazioni esposte, sarebbero stati indagati i seguenti personaggi, come risulta anche dal sito internet “laspia” in due articoli pubblicati rispettivamente il 27 luglio e il 5 agosto 2014:
Maurizio Adamo; Massimo Arrabito; Giovanni Bellaera; Rita Buda; Rosa Buda; Cristian Carnemolla; Marilena Cavallini; Giusy Cavarra; Dorotea Ciranda; Gennaro D’Affeo; Giombattista Di Noto; Antonino Ferrante; Giacomo Fidone; Francesco Gambuzza; Massimiliano Gesso; Mauro Gesso; Roberto Gesso; Carmelo Giannone; Allesandro Grillo; Esat Huqi; Viktor Huqi; Elisa Iabichino; Walter Inserra; Patrizia Landolfi; Emanuele Lo Monaco; Vincenzo Lo Monaco; Gaetano Magro; Franco Marinero; Giuseppa Messina; Marcella Mirabella; Lorenzo Miuccio; Carmelo Monaco; Franco Mormina; Fulvio Mormina; Giovanni Mormina; Ignazio Mormina; Gary Mumin; Luigi Musumeci; Gianfranco Nifosì; Vito Panasia; Felicia Paolino; Graziana Paolino; Agata Ragonese; Agatino Luca Ragonese; Angelo Ragonese; Girolamo Ragonese; Simone Rizzo; Emanuele Sauna; Emanuele Scarrozza; Francesco Sciacca; Gaetano Sciacca; Agrippino Sipala; Saverio Spampinato; Angelo Trovato; Giuliano Trovato; Lorenzo Trovato; Guglielmo Verdirame;
Va ricordato che all’epoca il sindaco di Scicli, Francesco Susino, ricevette in data 17 luglio un avviso di garanzia per associazione esterna di tipo mafioso (secondo l’articolo 416-bis del codice penale) per aver favorito l’associazione mafiosa di Franco Mormina e sodali;
va rimarcato inoltre che, a seguito dell’avviso di garanzia per il sindaco Susino, per 6 mesi la commissione prefettizia di accesso al Comune di Scicli ha lavorato e raccolto notevoli elementi di inquinamento dell’ente, ancora oggi al vaglio del Ministro dell’interno;
ancora si ricorda il rinvio a giudizio dei componenti dell’associazione mafiosa, avvenuto il 17 marzo 2015;
oltre all’ex sindaco Susino, si annoverano Gianni Mormina (fratello di Franco), Ugo Lutri e Giacomo Fidone, tutti sciclitani. E poi ancora Renzo Gazzè, Lorenzo Trovato, Giovanni Di Stefano e Vincenzo Tumino, accusati di truffa, e Bartolomeo Cannella, accusato di favoreggiamento. Mentre Franco ed Ignazio Mormina hanno chiesto ed ottenuto di essere processati con il rito immediato;
Va precisato inoltre che l’attività giornalistica del giornalista pubblicista Paolo Borrometi è servita ad informare la collettività della presenza sul territorio dell’associazione mafiosa, ha contribuito a svelare retroscena fondamentali per comprendere meglio i fatti e da allora lo stesso giornalista ha subito gravi atti intimidatori, di violenza fisica ed incendi dolosi e minacce gravi e reiterate;
questi dati allarmanti, nell’ultimo periodo, continuano ad essere presenti e in loco c’è, inoltre, una pericolosissima negazione della stessa presenza mafiosa, da parte di certa società e certa stampa, che spesso ha causato una notevole sottovalutazione del fenomeno locale,
si chiede pertanto di sapere:
quali iniziative di propria competenza il Ministro in indirizzo intenda intraprendere per rafforzare il controllo sul territorio da parte delle forze di Polizia, supportare il movimento antiracket, sostenere la verifica del legale andamento del mercato ortofrutticolo e l’applicazione meticolosa del protocollo di legalità;
quali iniziative intenda adottare per sostenere la Direzione distrettuale antimafia di Catania e la Procura di Ragusa nell’azione di repressione della mafia e dell’illegalità, volta a monitorare i boss scarcerati e l’attività criminale di corruzione e collusione intrapresa nuovamente nel territorio;
a quale stadio si trovi l’avvio del procedimento di valutazione dello scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Scicli.