“la piazza è mia, la piazza è mia!”. L’ultima “trovata” di Ignazio Abbate

Nella vita non conta ciò che facciamo ma il come lo facciamo.

E’ questo principio che ha spinto Amelie Nothomb a scrivere la storia di una dirigente che, spedita per punizione a pulire i bagni dell’azienda, svolge questo suo compito con tale e tanta abnegazione, dignità e serietà da mettere in imbarazzo i suoi stessi colleghi.

Nella storia, ovviamente, questa esperienza consente alla protagonista di conoscere meglio se stessa e di maturare la giusta scelta di vita.

Ma siamo andati oltre…

Tornando al principio, ho detto che nella vita conta il come facciamo le cose, perché noi non siamo apriori buoni o cattivi, competenti o incompetenti, aperti o chiusi, ma lo diventiamo a seconda di come svolgiamo i compiti che ci sono stati assegnati.

Volendo commentare i fatti della politica modicana mi sono imbattuto, quindi, in questa semplice domanda: come sta svolgendo il suo mandato il Sindaco Abbate?

Che tipo di Sindaco vuole essere?

Analizziamo alcuni fatti.

Ignazio Abbate è il Sindaco dell’anticamera infinita e questo è un primato che nessuno gli può togliere. Chiunque abbia bisogno di parlare con lui è costretto a recarsi al Comune ed affrontare attese di tre, quattro ore prima di essere ricevuto. Ciò appare quanto meno singolare, visto che sarebbe cosa assai più facile, oltre che immensamente più rispettosa dei cittadini, organizzare una agenda degli appuntamenti.

Per ogni iniziativa organizzata dall’ente il primo cittadino imbastisce una promozione autocelebrativa senza precedenti (con immancabile book fotografico), quasi a volere dare la sensazione che, prima di questa amministrazione, non ci sia mai stato un governo della città, che tutti i precedenti amministratori siano stati dei fallimentari epigoni della politica e che solo oggi Modica ha finalmente trovato la guida verso il successo, grazie a quest’uomo magico, che trasforma i sassi in oro e che ci porterà inevitabilmente ad essere la nuova capitale del meridione.

Alle critiche dell’opposizione, piuttosto che argomentare e dimostrare la bontà delle sue scelte amministrative, risponde accusando le precedenti amministrazioni delle peggiori nefandezze, quasi che in tal modo ogni sua azione appaia giustificata a prescindere.

Alle proposte che provengono da ex amministratori risponde di non ammettere la loro interferenza nella sua azione amministrativa.

Alle osservazioni tecniche dei vari organi di controllo ha candidamente dichiarato di non dovere e volere rendere conto.

In Consiglio Comunale, oltre ad usare toni fortissimi, ai limiti dell’offesa personale, nei confronti di qualche consigliere di opposizione, ha relegato i suoi consiglieri a semplici gregari, sparring partners della giunta, utili solo per approvare, a colpi di maggioranza, gli atti di competenza di questa importante istituzione.

Proprio ieri ho avuto modo ed il piacere di confrontarmi sul social network con uno di questi consiglieri di maggioranza, persona squisita, la quale, tuttavia, non mi ha voluto spiegare come farà l’amministrazione, da un punto di vista pratico, a riscuotere, in meno di un mese, diversi milioni di euro di imposte locali non versate o “evase”. Eppure, quel consigliere ha appena approvato, assumendosene la responsabilità, lo strumento finanziario dell’ente!

Solo per inciso, se fallisse questa eccezionale attività di riscossione, alla base della quale si è deciso di fare reggere la stabilità stessa del bilancio, il dissesto economico dell’ente sarebbe inevitabile.

Perché, allora, un consigliere comunale di maggioranza non ritiene di dare risposte su argomenti che ci riguardano come cittadini? Forse non gli è stata data questa facoltà?

Mi corre il dubbio che, all’interno della maggioranza di governo cittadino, si sia creata una sorta di “gerarchia militare” dove il “comandante in capo”, cioè il Sindaco, è l’unico detentore del diritto di decisione e di interlocuzione dentro e fuori il gruppo.

E’ di ieri, poi, la notizia che l’amministrazione comunale ha deliberato il divieto, per tutto il quinquennio, di fruizione di Piazza Matteotti per le riunioni politiche e religiose.

Anche questa scelta, del tutto illogica oltre che, a mio parere, assolutamente illegittima, appare l’ennesima prova di forza del Sindaco sui cittadini, ai quali nega persino il diritto di ritenersi i veri proprietari della città e dei suoi spazi.

Facendo una battuta si potrebbe dire che Abbate si sta comportando come quel personaggio di un noto film ambientato in Sicilia il quale urlava dicendo “la piazza è mia, la piazza è mia!”.

Ecco, affermando il suo diritto di esclusiva su Piazza Matteotti e, di fatto, negandola, inspiegabilmente, a forze politiche e fin’anche religiose, Abbate ha posto un ulteriore tassello descrittivo sul suo modo di fare il Sindaco, confermando una cultura di esclusione del dialogo e della partecipazione collettiva alla vita della città, ha manifestato una concezione dominicale che non coincide affatto con il ruolo, i compiti e gli oneri che la legge attribuisce al primo cittadino.

Paradossalmente il padre di famiglia, come amava definirsi il candidato Abbate durante la campagna elettorale, sembra comportarsi oggi come un “padre padrone”, che decide dall’alto e non ammette discussioni.

Anche la totale assenza di autonomia dei suoi assessori, sempre nell’ombra, sempre una spanna dietro a lui, sembra confermare tale assunto.

Personalmente non condivido questo modo di fare politica e di amministrare la città.

A mio parere il giusto modo di svolgere il mandato rappresentativo è quello di chi agisce con autorevolezza ma senza dimenticare di essere umile servitore dei propri concittadini, che sia aperto al dialogo e ciò non per siglare torbidi compromessi, ma perché, studiando le regole e le norme, si possa trovare la strada legittima e rispettosa della legalità per soddisfare i diritti e le esigenze di tutti.

A mio modestissimo parere il giusto modo di adempiere al mandato rappresentativo è quello di accogliere le critiche dell’opposizione come momento di crescita e non come un fastidio da mettere nell’angolo, di fare autocritica e, quando necessario, tornando indietro sui propri passi, ammettere i propri errori. Ci vuole sicuramente più onore e coraggio a dire “ho sbagliato” piuttosto che perseverare ostinatamente.

Scherzosamente, anche per rendere meno noiosi certi argomenti, ho definito Ignazio Abbate uno “sceriffo” della politica modicana.

In effetti egli sembra volere comportarsi come uno di quei personaggi dei film americani degli anni ’80, in cui veniva mitizzata questa strana figura di poliziotto nella quale confluivano umanità, coraggio, inflessibilità, onore.

Che si comporti con inflessibilità, dunque, ma senza mai trascurare l’umanità, l’onore e, aggiungo io, il coraggio di lavorare con i cittadini, con le opposizioni, con le realtà associative, con le autorità religiose, per il bene di Modica e dei modicani.

Alla fine del mandato non ci saranno coppe né riconoscimenti, non ci sarà un podio su ergersi al primo posto con la medaglia d’oro al collo, non ci saranno promossi o bocciati. Alla fine del mandato ci sarà Modica, ci saranno i frutti, buoni o cattivi, delle scelte fatte da chi ci ha governato.

Ridurre l’amministrazione del territorio ad una gara per chi è più bravo o più forte, mi sembra il modo peggiore e più inutile di fare politica, mi sembra il modo più eclatante per certificare gli effetti disastrosi di un ventennio di cattivissima politica, sia a destra che a sinistra.

Fare diversamente, però, è ancora possibile, se solo ce ne fosse la volontà!

 

1 commento

  1. Dove vuole arrivare?con l arroganza non si amministra e la piazza Matteotti non e di proprietà di ignazio abbate ma di noi cittadini. Restituiscila e pensa alle cose più importanti

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