La Polizia a seguito dello sbarco di ieri ha raccolto gravi indizi di colpevolezza a carico di: JADDOU Seifeddin, nato in Tunisia il 30.10.1986, AIMI Ridha, nato in Tunisia il 04.11.1994 e BEN ABDE Feres, nato in Tunisia il 09.09.1989.
Secondo i testimoni sono loro che hanno condotto l’imbarcazione partita dalle coste tunisine. I responsabili del delitto previsto dall’art. 12 D.Lgs.vo 25.7.1998 nr. 286, concorrevano con altri soggetti presenti in Tunisia al fine di trarne ingiusto ed ingente profitto, compiendo atti diretti a procurare l’ingresso clandestino nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari. Il delitto è aggravato dal fatto di aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale in Italia di più di 5 persone; perché è stato commesso da più di 3 persone in concorso tra loro; per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale delle persone esponendole a pericolo per la loro vita e incolumità ed inoltre per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale le persone sono state sottoposte a trattamento inumano e degradante.
I migranti sono stati ospitati presso l’Hot Spot di Pozzallo per essere visitati, identificati e trasferiti in altri centri.
MODALITA’ DI SOCCORSO IN MARE
Il giorno 16.02.2018, alle ore 20:40, nell’ambito dell’operazione “Themis 2018” dell’agenzia Frontex, il Pattugliatore Multiruolo P.02 “Monte Cimone”, nel corso della navigazione operativa finalizzata al controllo dei flussi migratori irregolari provenienti dal Nord Africa, su disposizione dell’International Coordinator Center (ICC) di Pratica di Mare, effettuava il trasbordo di 86 migranti tunisini soccorsi poco prima dalle unità navali CP320 e CP302 del Corpo delle Capitanerie di Porto,
Concluse le operazioni di trasbordo ed ottenuto il benestare dalla competente Autorità Nazionale per il soccorso, il Pattugliatore “Monte Cimone” dirigeva verso il porto di Pozzallo, dove giungeva alle ore 09:00 del 17.02.2018. Immediatamente dopo lo sbarco, i migranti sono stati trasferiti presso i locali dell’attiguo Hotspot.
LE INDAGINI
Gli uomini della Polizia di Stato – Squadra Mobile Questura di Ragusa – con la partecipazione di un’aliquota della Guardia di Finanza di Pozzallo ed una dei Carabinieri hanno sottoposto a fermo di Polizia Giudiziaria 3 scafisti.
I migranti sono partiti dalla Tunisia ed hanno pagato circa 1.500 euro cadauno per raggiungere l’Italia.
Dalle indagini è emerso che i tre membri dell’equipaggio fossero in accordo con gli organizzatori tunisini tanto da non averli visti nelle cosiddette “connection house”, ma solo quando saliti a bordo della barca in legno.
Grazie alle testimonianze è emerso che una volta giunti in acque internazionali i membri dell’equipaggio hanno richiesto l’aiuto via telefono satellitare ed atteso i soccorritori.
Al termine delle indagini, gli scafisti sottoposti a fermo sono stati associati presso la casa circondariale di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria iblea competente territorialmente.
A differenza dei viaggi con partenza dalla Libia, dove i natanti vengono affidati a scafisti pronti ad assumersi la responsabilità pur di non pagare il viaggio, quando si salpa dalla Tunisia, considerato che il viaggio è più impegnativo, esiste sempre un equipaggio, difatti sono stati ben tre i responsabili.
LA CATTURA
Le indagini condotte dalla Polizia Giudiziaria, hanno permesso anche questa volta di sottoporre a fermo di indiziato di delitto il responsabile del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Al termine dell’Attività di Polizia Giudiziaria, coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa, gli investigatori hanno infatti ristretto gli scafisti che dopo le formalità di rito e l’identificazione da parte della Polizia Scientifica sono stati condotti presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria Iblea impegnata in prima linea sul fronte immigrazione. Sono ormai quotidiane le udienze di incidente probatorio e quelle che portano alla condanna degli scafisti, rispettivamente per la ulteriore cristallizzazione in sede processuale della prova anche ai fini dibattimentali. Al riguardo molte le sentenze di condanne dell’Autorità Giudiziaria.
Era già stato espulso ed ha fatto rientro in Italia clandestinamente, per questo, quando espierà la pena, sarà nuovamente espulso dal territorio nazionale.