“Il risultato uscito dalle urne ci spinge a capire davvero chi sono e cosa vogliono i milioni di italiani che hanno votato per Grillo, un aripelago che pesa poco più di un quarto di corpo elettorale. La politica tradizionale si è esercitata in svariate analisi, capaci di cogliere una parte dei motivi di tale scelta, ma non l’insieme di queste ragioni. A prima vista sembrerebbe che la scelta del voto sia caduta sui 5 stelle per un solo motivo: il cambiamento per il cambiamento…. In realtà le ragioni sono molto più complesse e profonde”.
“La sinistra che vota Grillo” è una raccolta di dialoghi che raccontano la storia delle elezioni politiche, quelle di febbraio, che ha visto l’exploit del M5S. L’autore del libro, Domenico De Santis, che in pochi mesi si attesta tra i primi posti della classifica nazionale dei libri più venduti, ha voluto dare un’idea chiara e precisa del motivo per cui tanti elettori del Pd e del centro sinistra in generale (e non solo) hanno deciso di dare fiducia al movimento di Grillo. “In un primo momento, a sangue caldo dopo questa amara sconfitta per il Pd, ho attribuito la responsabilità agli italiani che non ci hanno voluto dare fiducia. Poi mi sono detto: questa volta non possiamo dare la colpa agli altri. Non possiamo dire che la colpa è degli italiani che non pagano le tasse e per questo votano per il centrodestra. Questa volta la colpa è nostra…” “Il voto a Grillo non è una questione di “voto di protesta”ma ben altro”.
Ed è in questo “ben altro” che Domenico, durante la presentazione del suo libro, a cui ho avuto il piacere di partecipare in alcune località della Puglia, cerca di spiegare, non risparmiando critiche al Pd, i motivi per cui tanti italiani hanno dato fiducia al movimento di Grillo. Il libro lo abbiamo presentato anche a Ragusa alla presenza di alcuni consiglieri comunali del M5S e alcuni esponenti del secondo circolo del Pd ragusano.
Ora, qualcuno dirà che sono “diventata grillina” (termine a cui loro non sono affezionati per nulla) ma il mio interesse nei confronti di questo movimento va al di là delle semplici apparenze. E’ vero, ho un ottimo rapporto con gli amici dei meetup. Ho anche partecipato alle loro riunioni a Bagheria e in altre città della Sicilia. Mi piace confrontarmi e collaborare in assoluto silenzio con la nuova amministrazione di Ragusa. E a dire il vero alcune volte riesco a parlare e confrontarmi con loro meglio di alcuni personaggi del mio stesso partito. Facciamo le ore quando iniziamo a parlare.
Il punto è che io sono convinta che la politica la fanno gli uomini. Ci sono uomini capaci e onesti e altri che lo sono meno. Ci sono pure gli estremisti che li troviamo ovunque. E tra i militanti del M5S ci sono molti ex elettori e militanti del Pd e del centro sinistra. Non dimentichiamolo! Chissà un giorno possiamo ritrovarci di nuovo tutti insieme per decidere di cambiare il “mondo”.
Ritornando al cosiddetto “fenomeno Grillo” e al libro di Domenico, credo che il problema è molto più profondo di quanto possiamo immaginare. Non si tratta solo di un voto di protesta. Si tratta di una forte crisi, non soltanto economica, che investe il nostro paese. Crisi di valori, di identità, di fiducia nei confronti di una classe dirigente politica che non ha saputo consegnarci una società fondata sul benessere indispensabile per vivere serenamente. Che non ha saputo garantire il futuro alle nuove generazioni che oggi vivono nell’incertezza e nel disorientamento assoluto. Si tratta di una indignazione popolare per una classe politica che ha umiliato e tradito l’Italia, ha trovato in Beppe Grillo la sponda “spettacolare”, l’onda travolgente dell’improperio gridato nelle piazze. Sono cittadini italiani quelli che hanno riempito le piazze di tante città. E Grillo ha conquistato consenso “consapevole” nei luoghi abbandonati dalla politica, tra i giovani che come spiega bene Domenico, durante le sue iniziative, sono quelli di cui il M5S ha goduto la maggiore fiducia. Un leader che ha fatto il pieno nelle piazze, tra convinti e curiosi. E ogni volta che gridava “Tutti a casa!” veniva sommerso di applausi e aveva già conquistato mezza piazza.
Eppure Grillo non diceva niente di nuovo. Egli affermava assolute verità, anche se non è il solo a scoprirle, bensì tutti gli Italiani a subirne i devastanti effetti.
Quando venne in Sicilia, attraversando lo Stretto a nuoto, dissi in una mia intervista che “l’impresa straordinaria non era quella di arrivare a nuoto nell’isola ma quella di vivere in Sicilia. In una regione dove c’è il più alto tasso percentuale di disoccupazione giovanile e femminile. Dove per avere un’opportunità devi trovare un politico di turno che ti favorisce oppure puoi andare altrove. Perché non ci sono opportunità. Dove ogni giorno devi lottare contro la criminalità organizzata che è infiltrata ovunque. Dove se decidi di conseguire una laurea devi percorrere chilometri di strada perché gli atenei sono solo 3 in tutta l’isola. E devi ricordarti che in qualsiasi posto vuoi andare devi fare i conti con i mezzi di trasporto che non ci sono”. Ma questo i siciliani lo sanno già. Forse però volevano sentire e vedere qualcuno che si ricordava di questi problemi. Perché la politica se ne è dimenticata per anni.
E ricordo (come se fosse ieri) che quando chiesi ad un ex elettore del Pd il motivo per cui avrebbe votato il M5S mi rispose: “Perché non ci fidiamo più dei programmi dei partiti, i politici hanno fallito tutti, ci hanno ridotti alla fame, pensano solo ai loro interessi. Ma questa volta non ci fregano con le loro false promesse”. Invece Grillo: “Attacca la casta, vuole tagliare i costi della politica, manda tutti a casa”.
E in quel momento sembrava che altro non importava a chi aveva deciso di dare fiducia al movimento di Beppe. “Tagliare i costi della politica”: questa la parola chiave. Eppure non è così difficile da capire.
Certo, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare perché credo che bisogna essere in grado di passare dalla protesta alle azioni politiche e alle scelte in grado di ricostruire l’edificio semicrollato della nostra repubblica altrimenti diventa un problema perché un programma politico è credibile solo in misura della sua attuabilità, non solo nella rimozione delle tante infezioni ma nella terapia, cioè nella costruzione di un’alternativa che oggi è alquanto difficile. Ma questo Grillo lo sa e ad ogni modo gli stati d’animo che si manifestavano tra la gente erano e restano quelli di un malessere e di una delusione diffusa. E forse partendo da qui, dal cogliere questo malessere generale, avremmo dovuto capire cosa stava accadendo e che noi ne eravamo e ne siamo ancora oggi responsabili.
E quindi perché in tanti hanno votato il M5S e chi sono questi italiani?
Ritornando al libro di Domenico credo che leggendolo troveremo le risposte a queste domande.
Come si legge nella prefazione di Peppino Caldarola “gli interlocutori di Domenico sono diversi fra loro: c’è l’amico e/o l’amica incontrati dopo anni, c’è l’intellettuale e il tassista. C’è l’incazzato o il semplicemente deluso”. E i dialoghi raccolti nel libro (non ne faccio cenno perché vi voglio lasciare quel pizzico di curiosità che sicuramente vi spingerà ad acquistare il libro), scritti in forma molto originale, ci mettono davanti a tanti interrogativi a cui è difficile rispondere. Certo, ci fanno riflettere molto. E ci fanno capire quanto questa classe dirigente politica abbia perso il contatto con la gente. Quasi tutti ci dicono “che siamo tutti uguali”. Ci fanno capire che la sinistra attuale non riesce ad occuparsi dei problemi reali del paese. Ed effettivamente penso che prima di criticare gli altri dovremmo fare un po’ di sana autocritica e soprattutto dovremmo iniziare ad ascoltare gli altri. E quando dico di fare autocritica, anche dura, non vuol dire “rovinare l’immagine del Pd” o “volere avere visibilità” come qualcuno che definisco “limitato” sostiene. Vuol dire semplicemente essere persone coerenti, serie e sincere che con chiarezza rendono partecipi gli altri nelle scelte politiche, anche in quelle più difficili. Ed è quello che ho fatto io, pubblicamente, in modo chiaro e deciso, quando a maggio abbiamo affrontato la campagna elettorale per le amministrative a Ragusa. Sin da subito ho percepito la rabbia dei ragusani nei confronti del Pd che invece di ascoltare la gente e di parlare di contenuti utili per la nostra comunità ha scelto di sostenere una candidatura, a mio avviso, improponibile come lo era l’alleanza tutta. Eravamo distanti anni luce dalle esigenze reali della nostra comunità e qualcuno è voluto andare incontro al suicidio politico spaccando la sinistra ragusana e di fatto facendo arrivare al ballottaggio il candidato del M5S. Avremmo potuto anche vincerle quelle amministrative. E in quella occasione ho iniziato a parlare con tanti cittadini. Donne, studenti, anziani, medici, avvocati, cattolici, cassi integrati e soprattutto giovani e lavoratori. Mi dicevano tutti la stessa cosa: “siamo stanchi di questi politici che non hanno fatto nulla per la nostra città”. “Sono tutti uguali”. “Il Pd ci ha delusi non si è mai occupato dei nostri problemi”. “Il Pd è un partito come tutti gli altri”.
Insomma leggendo i dialoghi del libro di Domenico De Santis ho trovato la stessa forma di delusione e gli stessi interrogativi che ho percepito durante le amministrative scorse a Ragusa. Infatti è stato un peccato che questo libro sia uscito prima dell’esperienza ragusana. E ricordo che quando Piccitto è stato eletto Sindaco, il giorno stesso, sono arrivata davanti al Comune emozionata nel vedere tantissime persone che esultavano, quasi fosse una liberazione quella nuova elezione. In tanti mi hanno abbracciata, ringraziata dicendomi che avevo avuto coraggio ma anche coerenza. Io credo che, a differenza degli altri del mio partito, ho saputo ascoltare la maggioranza dei ragusani che con il 70% delle preferenze ha decretato la vittoria del candidato del M5S. Non era difficile percepire questa vittoria. Bastava semplicemente ascoltare i nostri amici, parenti, andare al bar, incontrare il mondo dell’associazionismo… insomma bastava anche solo uscire di casa per capire cosa sarebbe accaduto. Ed oltre ad ascoltarli, sono stata l’unica che ha fatto, alla luce del sole, una scelta dignitosa a prescindere dalla mia appartenenza partitica. E adesso, dopo i primi mesi di amministrazione Piccitto resto sempre più convinta della scelta che ho fatto. Certo, sono ragazzi (e non solo) al loro primo approccio “amministrativo” e quindi devono affrontare maggiori difficoltà, lottando anche con l’ostruzionismo dei dirigenti della macchina amministrativa, ma so quanta volontà soprattutto onestà ci mettono nello svolgere il loro lavoro. In questo momento sono “massacrati” dall’opposizione (cosa prevedibile), anche quella del Pd, ma io sono fiduciosa e tra un po’ di tempo sono sicura che inizieranno a dare risposte concrete ai ragusani. D’altronte non ci sono riusciti a darle quelli della scorsa amministrazione, in 8 anni di Governo della città, figuriamoci se ci possiamo lamentare di un’amministrazione neonata. Eppure non ho visto tante critiche durante il precedente Governo. Ma si sa come vanno le cose.
Ad ogni modo con un po’ di ottimismo e soprattutto con un po’ di collaborazione tutto può andare per il verso giusto. Ed io collaborerò con loro attraverso i fatti e non con i comunicati stampa o con riunioni che servono solo alla visibilità personale. E per me i fatti sono le “soluzioni” che vanno trovate quanto prima in sinergia con il mondo sociale ed economico della nostra città ma anche del nostro paese.
Pertanto, il mio viaggio nel mondo del M5S continuerà con grande piacere pur restando sempre una militante del Pd. Non ha senso creare barricate nel pregiudizio, quando è più che mai indispensabile il confronto politico sulle questioni che affliggono il nostro Paese.
L’esperienza di Ragusa ne è un grande esempio. Mi auguro che anche gli altri colgono l’importanza di questo laboratorio politico che può essere utile per risollevare le sorti dell’Italia.
Ho letto con molto interesse il tuo punto di vista sul libro di Domenico De Santis e trovo commovente il tuo eccezionale interesse per la politica e per le vicende sociali del nostro Paese. Se ti leggi l’intervento di Casaleggio a Cernobbio ti apparirà chiaro perché un partito come il PD. -unica formazione politica ancora degna di definirsi partito- fatica a mantenere il contatto con la gente ed a valorizzare le sue migliori energie. Sono convinto che solo quando verranno spontaneamente valorizzati talenti come il tuo il P.D. potrà dirsi un partito adeguato ai tempi. La mia è solo una considerazione. Ciao.
Ho letto con molto interesse il tuo punto di vista sul libro di Domenico De Santis e trovo commovente il tuo eccezionale interesse per la politica e per le vicende sociali del nostro Paese. Se ti leggi l’intervento di Casaleggio a Cernobbio ti apparirà chiaro perché un partito come il PD. -unica formazione politica ancora degna di definirsi partito- fatica a mantenere il contatto con la gente ed a valorizzare le sue migliori energie. Sono convinto che solo quando verranno spontaneamente valorizzati talenti come il tuo il P.D. potrà dirsi un partito adeguato ai tempi. La mia è solo una considerazione. Ciao.