“Finalmente per la morte (improvvisa) di mio fratello Salvatore, la Procura distrettuale di Catania si muove. Identificando i responsabili dei fatti denunciati dal sottoscritto. Nei prossimi giorni ci potrebbe essere la svolta. Chiesta anche l’autopsia”.
È questo l’annuncio shock che arriva direttamente dalla pagina facebook di Pietro Crisafulli, responsabile di “Sicilia Risvegli” e vicepresidente nazionale del movimento “Vite Sospese”.
Potrebbe essere riesumato, quindi, il corpo di Salvatore Crisafulli, morto ”misteriosamente” il 21 febbraio 2013, mentre attendeva l’ok dal Tribunale di Catania per sottoporsi al trapianto di staminali.
La procura di Catania secondo quanto comunicato, ha chiesto che venga svolta l’autopsia, per chiarire la causa della sua improvvisa morte.
Tutto nacque con una querela contro «i responsabili della morte del proprio fratello» che venne presentata in questura a Catania da Pietro e Marcello Crisafulli, fratelli di Salvatore.
CHI ERA SALVATORE CRISAFULLI?
Salvatore Crisafulli, catanese 47enne, era separato ed aveva quattro figli. Un inguaribile innamorato della vita, un esempio per tanti!
Salvatore rappresentava un malato simbolo, era stato soprannominato il “Terri Schiavo” italiano o “l’anti Welby”, ed era riuscito ad attirare l’attenzione dei media nazionali e stranieri su di sé grazie alla sua voglia di vivere, ai suoi cari ed all’associazione “Risvegli”.
Era un uomo splendido, con gli occhi sbarrati ed il grande cuore aperto e grondante di speranza.
Si era risvegliato dopo un coma di due anni causato da un gravissimo incidente stradale avvenuto nel 2003, ma sofferente della sindrome di “locked in”.
L’uomo, in pratica, dopo il risveglio avvenuto contro ogni previsione dei medici, comunicava con gli occhi e tramite un computer a scansione, pensava e sognava, ma era letteralmente imprigionato nel suo corpo.
Ironia della sorte, proprio la mattina del 21 febbraio 2013, Salvatore aspettava una risposta della magistratura, al quale si era rivolto per giocarsi la sua ultima carta con un provvedimento d’urgenza: le cura con le cellule staminali. Ma l’udienza era stata fissata per il 16 aprile.
IL “GIALLO” DELLA MORTE
“Mio fratello se ne è andato alle 12 del 21 febbraio. Se ce lo aspettavamo? Nelle ultime ore si trovava in una fase di incoscienza e il giorno prima aveva una forma di insufficienza respiratoria, ma nei giorni precedenti stava aspettando l’esito della decisione della magistratura – spiega il fratello Pietro, che lo ha seguito passo dopo passo in tutti questi anni – Quindici giorni prima della morte, aveva affrontato una brutta bronchite, tanto che il 18 febbraio avevamo chiesto formalmente all’Asp una visita specialistica a domicilio, ma lo pneumologo non è mai venuto.
Si deve fare piena luce sull’accaduto al fine di scoprire tutte le responsabilità sotto il profilo professionale – continua ancora Pietro -. Nelle more del decesso abbiamo notato soprattutto la mancanza di quelle apparecchiature mediche idonee e indispensabili per salvare la vita che, in un pronto intervento, non possono mancare. Veniva effettuato massaggio cardiaco manuale – racconta – atteso che l’autoambulanza era sprovvista di defibrillatore e venivano effettuate diverse endovenose, ma il medico ne constatava il decesso.
La triste storia di Salvatore Crisafulli finiva lì – conclude il fratello – tra lo stupore dei presenti con gli occhi sbigottiti a commentare che forse sarebbe stato meglio non chiamare il 118 e invece portare l’ammalato direttamente in ospedale visto il risultato”.
LA VISITA DEL MEDICO (RICHIESTA CON URGENZA) ARRIVO’ TRE MESI DOPO LA MORTE
L’assurdo lo racconta lo stesso fratello Pietro:
“Tre mesi dopo, durante la mia assenza si presenta a casa mia, a Catania – racconta il fratello Pietro -, una dottoressa dell’Asp che a mia madre chiede del signor Crisafulli. Mia madre risponde: ma Crisafulli chi? Cercavo Salvatore Crisafulli, devo fare una visita pneumologica. Potete immaginare la rabbia di mia madre come se l’Asp non sapesse che mio fratello fosse morto lo scorso 21 febbraio. Era la visita richiesta con urgenza lo scorso 15 febbraio”.
Salvatore Crisafulli aveva testimoniato in un bellissimo libro la sua storia, diventando simbolo delle battaglie del Movimento per la Vita italiano. Salvatore ci ha lasciati dopo aver sostenuto la dignità della vita in qualsiasi condizione, ma le sue parole rimangono scolpite in quel libro “Con gli occhi sbarrati”.
Salvatore Crisafulli è morto, ma non le Sue idee.
Le Sue parole continuano a camminare sulle gambe delle persone che lo hanno conosciuto e che lo hanno apprezzato. Un paladino per la battaglia condotta, una vittima di questo stato delle cose in Italia!
(Si ringrazia la famiglia per il coraggio delle parole, la disponibilità e le immagini)