Oramai non passa giorno che i quotidiani e la televisione non debbano occuparsi di omicidi di donne per mano dei loro compagni, mariti o fidanzati che per qualche ragione sono diventati ex.
E’ un fenomeno drammatico che la dice lunga sulla concezione che alcuni uomini, malgrado vivano nel terzo millennio, hanno delle donne : le considerano una proprietà e non compagne di vita che liberamente possano avvalersi della scelta di lasciare queste bestie nel caso in cui finisca il sentimento che li ha legati fino a quel momento.
Per queste bestie è inaccettabile “l’affronto” d’essere lasciati!
Solo dall’inizio di quest’anno 116 donne hanno perso la vita – alcune di queste bruciate vive, accoltellate barbaramente o strangolate – per aver avuto la sfortuna d’incontrare e d’innamorarsi d’una bestia.
Spesso questi esseri immondi uccidono davanti ai loro figli creando dei traumi incancellabili per tutta la loro vita.
I figli che hanno perso la madre per colpa del padre o del compagno assassino, negli ultimi 15 anni sono saliti a quota 1628; di loro si parla poco, la gelida burocrazia li definisce “vittime secondarie”.
Nel 2015 il tragico bilancio delle donne uccise si era fermato a quota 128 e quindi risulta evidente che il fenomeno del femminicidio è tutt’altro che risolto, anzi si può tranquillamente affermare che la strage continua.
La situazione della donna oggi in Italia è allarmante, non può accettarsi quanto sta avvenendo. Negli ultimi dieci anni le donne uccise in Italia sono state 1.740: 1.251 (il 71,9%) in famiglia, e 846 di queste (il 67,6%) all’interno della coppia; 224 (il 26,5%) per mano di un ex.
Un vero bollettino di guerra !
Poiché nulla, purtroppo, lascia presagire che il drammatico fenomeno del femminicidio sia in via di soluzione com’è dimostrato dai numeri sopraesposti, credo che tra i provvedimenti da adottare ci sia quello d’una maggiore severità da parte dei Giudici che si trovano a processare queste bestie.
Non può condannarsi uno che ha bruciato viva la propria compagna a 15 anni di carcere che nei fatti diventano la metà tra sconti e cavilli vari.
Per queste bestie anche l’ergastolo è una pena inadeguata rispetto al reato commesso ed invece oggi l’unico vero ergastolo lo scontano i genitori delle vittime ed i parenti più prossimi.
Mi piacerebbe sapere se i Giudici che infliggono pene così discutibili a questa gentaglia avrebbero lo stesso metro di misura qualora si trattasse d’una loro figlia.
Ma oltre a pene più adeguate è assolutamente necessario che gli interventi degli inquirenti siano più celeri rispetto alle denunce delle vittime di violenza. Spesso, chi denuncia viene per mesi lasciato solo diventando vittima indifesa.
Chi usa violenza contro le donne, spesso diventa anche assassino.
La nostra società sta degenerando sotto ogni profilo e duole constatare che problematiche come quella in esame vengano sottovalutate con gli effetti che sono evidenti a tutti.
Se ancora nel nostro Paese vogliamo davvero definirci civili, non possiamo non affrontare con maggiore energia una piaga sociale qual è il femminicidio inculcando alle nuove generazioni sin dalla più tenera età il concetto che la donna non è proprietà di nessuno, che non può essere maltrattata o uccisa per le proprie scelte e qualora qualche bestia lo facesse deve trascorrere il resto dei suoi giorni in galera.
Diversamente, continueremo a contare chissà quante altre vittime ed ipocritamente continueremo a manifestare la nostra solidarietà alle loro famiglie.