La verità salva la vita?

Nel film “Viva la Libertà”, di Roberto Andò, Giovanni, un filosofo geniale ma con problemi psichiatrici, si sostituisce al suo gemello Enrico, politico ipocrita e senza scrupoli, ormai sull’orlo del declino, e parla in pubblica piazza, diversamente da come avrebbe fatto il fratello, recitando una poesia di Brecht, per dire la VERITA’, quella che la classe politica italiana non ha mai osato affermare.

Questa sortita riporta in auge l’immagine di Enrico, che vince le elezioni.

Secondo Andò, quindi, affermare la VERITA’ è l’unica via per salvare la politica, per salvare il Paese, per salvare questo nostro popolo italico martoriato da millenni di ipocriti giochi di potere.

Ma è veramente così? Io credo proprio di no!

Non perché io non sia d’accordo con il principio della Verità (anzi!), ma perché mi rendo conto che se da un lato ci vuole qualcuno capace di dire la Verità, dall’altro lato ci deve essere anche chi è capace di credere a quella verità.

La recente storia italiana, quella degli ultimi 20 anni, ci dice, invece, che gli italiani non abbiamo saputo o voluto credere alla verità, facendoci convincere dalle tanto fantasiose, quanto improbabili e dannose, promesse di una classe politica sempre più simile, nei modi e nei temi, alle figure, altrettanto tipicamente italiche, del “Gatto e la Volpe” di collodiana memoria.

Gli italiani abbiamo dimostrato, soprattutto negli ultimi venti anni, di essere analfabeti, manifestando tutta la nostra incapacità di leggere la realtà che ci circonda e di scrivere la nostra stessa storia.

Abbiamo dimostrato di non avere saputo o voluto credere alla VERITA’, quando essa, seppure raramente, è stata invocata e denunciata, e, come Pinocchio, abbiamo preferito credere ai vari Lucignolo della politica, abbiamo preferito credere alla promessa del “Paese dei Balocchi”.

Alla fine siamo diventati somari al servizio di una classe politica altrettanto asina, siamo diventati un popolo mediocre con aspettative mediocri.

Abbiamo imparato a rinunciare ai grandi sogni, per declinare verso la cultura dell’emergenza, dell’ordinaria amministrazione, della sopravvivenza, del galleggiare nel mare magnum della vita.

Anche a livello locale abbiamo ridotto la concezione dell’azione amministrativa a mera cultura della manutenzione ordinaria, esaltando, in modo paradossale, gli esiti che, di norma, spetterebbero all’attività burocratica.

Non ci siamo accorti che, in questo modo, chi oggi ci rappresenta ci ha distratti, per nascondere la sua totale mancanza di una visione politica.

Ci siamo ridotti come il cavallo che muore denutrito per l’avarizia del suo padrone.

Siamo un popolo denutrito nello Spirito, incapace non solo e non tanto di compiere le grandi azioni,  quelle per le quali ci vuole il grande coraggio, ma anche solo di formulare una scelta banale, come quella di eleggere un rappresentante degno e capace.

Siamo andati a votare solo quando chiamati a mettere una croce su una scheda, e poi, paradossalmente, abbiamo disertato le urne quando avremmo potuto scrivere, di nostro pugno, il nome di chi ci deve rappresentare (ricordo che a Modica alle ultime amministrative oltre 24.000 elettori su 45.000, cioè la maggioranza, non ha votato per il ballottaggio).

Nel frattempo continua la commedia, si fanno proclami, si celebrano i congressi farsa, si salvano le sorti degli evasori condannati con sentenza definitiva, si liberano i carcerati eccellenti, vengono aumentate le tasse per alimentare il sistema di potere ed economico di una classe politica sempre più sfrontata ed ingorda, si tappano le buche ma non si progetta una grande opera di adeguamento della rete viaria, si potano gli alberi e le palme (come se questa fosse una priorità essenziale), si enfatizzano iniziative mediocri, si organizzano eventi fallimentari, si sperperano risorse importanti in azioni dal sapore vagamente clientelare.

Alle prossime elezioni forse saremo sempre più delusi ed arrabbiati e sempre meno capaci di credere alla Verità, perché sempre più diffidenti e incapaci di leggere nel cuore di chi si candida a governare.

Alla fine svenderemo il nostro voto a chi promette “l’albero dei danari” o forse non andremo più a votare e, puntualmente, finiremo, come già è capitato, sull’orlo del baratro.

A quel punto, forse, sentiremo vacillare il sistema sotto i nostri piedi e forse, in quel momento, apriremo gli occhi…ma ci sarà ancora tempo?

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