Che i Brandimarte avessero un grande peso delinquenziale lo si è compreso da tempo, così come si sa oramai che la famiglia sia cresciuta nel contesto criminale all’ombra dei Piromalli-Molè.
Basterebbe citare l’operazione “Puerto Liberado” per comprenderlo. L’operazione che, condotta dalla Guardia di Finanza, portò ad arresti eccellenti ed a capitanare il gruppo criminale erano proprio i fratelli Brandimarte, Giuseppe e Alfonso, entrambi ex dipendenti di una societàdi gestione della banchina merci del porto.
Poi l’omicidio di Michele Brandimarte, avvenuto a Vittoria il 14 dicembre scorso (2014, ndr).
Ma ancora prima la faida che vedrebbe coinvolti proprio i Brandimarte contro i Priolo, assolti in primo grado con il processo d’appello iniziato da poche settimane (LEGGI L’ARTICOLO).
Per gli inquirenti, gli imputati (Antonio Brandimarte, 52 anni, Vincenzo Brandimarte, 30 anni, Davide Gentile, 26 anni, Giuseppe Forgione, 26 anni, Giovanni Priolo, 59 anni, tutti di Gioia Tauro e Giuseppe Brandimarte, 44 anni, di Rizziconi) sarebbero stati i responsabili dei fatti di sangue che tra il 2011 e il 2013 hanno interessato Gioia Tauro.
La scia di sangue sarebbe scaturita – secondo l’accusa – dall’omicidio di Vincenzo Priolo, freddato a colpi di pistola sulla Statale 111 nel luglio del 2011 da Vincenzo Perri.

Ecco che, a tentare di fare luce sui fatti dell’omicidio di Michele Brandimarte e sulla faida, intervengono le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Arcangelo Furfaro (gioiese finito in carcere perchéaccusato di essere collegato al clan Molè).
Arcangelo Furfaro inizia a parlare con il sostituto Procuratore di Reggio Calabria, Roberto Di Palma.
OMICIDIO MICHELE BRANDIMARTE
La confessione di Domenico Italiano (reo confesso killer) che avrebbe ucciso Michele Brandimarte a Vittoria il 14 dicembre del 2014 non convincerebbe totalmente gli inquirenti. Rimane, poi, la domanda su cosa ci facessero a Vittoria vittima, omicida e fratello dell’omicida (oltre ad una presunta, vedremo, quarta persona).
Come più volte abbiamo scritto, si profilerebbe sempre più un “affare di droga” nella Provincia Iblea con l’interessamento della “potente” famiglia Brandimarte, proprio nel traffico di droga (leggasi appunto l’operazione “Puerto Liberado”).
Andiamo alle dichiarazioni di Arcangelo Furfaro.
“E quest’ultimo omicidio che c’èstato in Sicilia?”. Chiede Di Palma a Furfaro, durante le sue dichiarazioni sullo scontro con i Priolo. “Lei ha saputo qualcosa?”
“Dottore in Sicilia le cose sono andate piùo meno come sono state dette, almeno per quello…Per come mi ha detto Alfonso (Brandimarte, fratello della vittima), mi ha detto che questo ragazzo qua, mi sfugge il nome (Domenico Italiano), questo poi si è accusato dell’omicidio. Lui stesso, erano andati lui e ed il fratello a casa di Michele e li ha pregati…loro due hanno pregato Michele di andare con loro la’in Sicilia.
Che praticamente era andato per aggiustargli questa cosa che lui lì avesse torto e a questo punto sembra che Michele l’ha trattato male, dandogli alcuni schiaffi…questo ragazzo non se li è tenuti per la cattiva figura che avrebbe fatto lì e gli ha sparato alle spalle…E poi se ne è tornato a Gioia però era col fratello questo ragazzo”.
Ci sarebbe una ulteriore persona che, come abbiamo sempre sostenuto sulle colonne di questo giornale on-line, avrebbe aiutato i fratelli Italiano a fuggire da Vittoria e far ritorno a Gioia (LEGGI L’ARTICOLO CON LA RICOSTRUZIONE DELL’OMICIDIO).
FAIDA BRAMDIMARTE – PRIOLO
La faida fra i Brandimarte ed i Priolo, che è in questo momento a processo in Appello, è oggetto di dichiarazioni molto dettagliate del collaboratore di Giustizia, Arcangelo Furfaro.
Dalle dichiarazioni di Furfaro, rese al sostituto Roberto Di Palma, emerge chiaramente come i Brandimarte avessero il serio timore di essere sterminati, a seguito dell’uccisione di Vincenzo Priolo ad opera di Vincenzo Perri (avvenuta nel luglio del 2011).
Vincenzo Priolo all’epoca dei fatti faceva parte della famiglia, in quanto sposato con la figlia di Michele Brandimarte, Damiana (LEGGI L’ARTICOLO) ma la loro unione era naufragata, tanto che la giovane lasciò la casa coniugale e ritornò in quella del padre, Michele.
Secondo quanto riferito dal collaboratore di giustizia Furfaro al sostituto procuratore Roberto Di Palma, Vincenzo Priolo (cognato anche di Girolamo Piromalli) chiede di riportargli sua moglie.
Vincenzo Perri, però, si sarebbe rifiutato e da lì la sua vita sarebbe stata un inferno, così come avrebbe avuto inizio la faida (poi scoppiata con l’omicidio del Priolo ad opera dello stesso Perri).
È lo stesso collaborator, Arcangelo Furfaro, raccontare i particolari della vicenda che avrebbero portato i Priolo ed i Brandimarte a farsi la guerra.
“Perché Priolo si rivolge proprio a Perri?”. Domanda il magistrato.
“Questo non ve lo so dire dottore, ma Perri e Michele (alias Brandimarte) erano sempre assieme, lavoravano assieme facevano tutto assieme tanto è vero – sottolinea Furfaro – che anche Perri nell’ultimo periodo era… dicimu erano nemici con Alfonso” Brandimarte che, sembra dalle dichiarazioni, non fosse in buoni rapporti col fratello.
“E Nuccio (Giuseppe Brandimarte) perché loro gli dicevano di te e, e gli facevano abusi a sto ragazzo (al Perri), lo picchiavano dove lo vedevano, andavano nel negozio e gli prendevano i soldi, quello delle scarpe ‘ci ndi facivanu i tutti i culuri’, infatti quella mattina lo aspettavano per…dargli botte, siccome lui le aveva prese, sapeva come…”.
Praticamente il Collaboratore di giustizia, Arcangelo Furfaro, spiega al magistrato Di Palma che Vincenzo Perri, la mattina dell’omicidio di Vincenzo Priolo, aveva la pistola che poi ha usato per ucciderlo.
A seguito dell’omicidio di Vincenzo, i Priolo hanno risposto con il tentato omicidio a Giuseppe Brandimarte, il 4 dicembre 2011.
“Che sa, dopo hanno sparato a Nuccio – afferma il collaboratore Arcangelo Furfaro -, eh…spararru a Nuccio e giustamente chisti cca dice: ‘ora ndi mmmazzanu a tutti e quindi…’.
Così i Brandimarte avrebbero “reagito”.
Il magistrato chiede: “E quindi l’omicidio di Pepè? (Giuseppe Priolo)”.
Furfaro sembra sicuro ed afferma: “L’omicidio di Pepè, per quanto dice Alfonso (Alfonso Brandimarte), lui, le sue parole sono state: ‘ siamo stati noi’. Però chi è stato materialmente io non lo so”.
Così il Magistrato, Di Palma, chiede: “Perchè loro si sono sentiti, in buona sostanza, obiettivo da parte dei Priolo”.
Ed il Furfaro risponde: “dei Priolo e dei Piromalli”.
“Sti Priolo erano con Antonio Piromalli, figlio di don Pino Facciazza…Gli altri due fratelli che sono più furbi, più eleganti, più fini, eccetera, stavano…dicono sempre che loro non ne vogliono sapere niente”.
A questo punto il magistrato Di Palma non capisce di chi stiano parlando e chiede: “Stiamo parlando di Gioacchino (Piromalli) classe 1939? E di Antonio, se non sbaglio”.
Furfaro risponde e spiega: “No, no…Nino si, Nino giusto. Dicono sempre che non ne vogliono che sapere eccetera, eccetera, però è vero che uno dei fratelli, o Pino o Gioacchino, ha mandato a chiamare, dopo il ferimento di Nuccio parlavano con Alfonso, perché Nuccio non si poteva muovere da casa per com’era conciato, no? Non riusciva né a guidare, né …era impossibilitato a muoversi, quindi il riferimento era Alfonso. Li hanno mandati a chiamare due volte e per due volte loro non ci sono andati…eh…”.
Così il Pm Di Palma chiede ancora spiegazioni sui Piromalli: “Quindi non è vero che sono completamente fuori dai giochi, perché quando ci sono queste cose si mettono nel mezzo anche loro. Okay”.
Furfaro risponde: “Non sono mai stati fuori dai giochi sono sempre stati fini, furbi e hanno sempre fatto andare avanti gli altri, ma i compensi li hanno presi loro, in tutti…”.
C’è anche una parte sull’omicidio Bagalà.
Di Palma chiede a Furfaro: “A detta sua (Alfonso Brandimarte) lui e suo nipote”, “l’hanno ucciso”.
Furfaro risponde: “Si, a detta sua, poi se l’ha detto per…”.
Il collaboratore Furfaro chiarisce che il perché di quell’omicidio è da rintracciarsi nell’agguato a Nuccio Brandimarte.
“Perchè lui (alias Francesco Bagalà) e Peppe Priolo sono stati quelli che hanno sparato a Nuccio. Erano loro due… Lui (Alfonso) – prosegue Furfaro – quando parla di nipoti… dei nipoti intende dire o il figlio di Antonio…o mis sembra che è il genero, eh…come si chiama, Bagalà mi pare…no…il Gentile, Gentile quando dice: ‘nipoti’ intende dire questi due”.
“Gentile chi?”. Domanda il magistrato.
Furfaro risponde: “Se non erro ha preso per sposa la figlia di Antonio Brandimarte…se erano altri nipoti questo io non lo so…Ieu e me niputi, questa è stata la parola poi…”.