L’addio a Rita Borsellino folla ai funerali. Il Vescovo: “Ora a Palermo siamo più soli”

Al termine dei funerali, un lungo applauso ha accompagnato l’uscita dalla chiesa di Madonna Della Provvidenza, a Palermo, la bara di Rita Borsellino, la sorella del giudice Paolo, morta a ferragosto, a 73 anni, dopo una lunga malattia. All’esterno, si e’ raccolta una folla commossa e compatta che ha reso omaggio per l’ultima volta al feretro di Rita, trasferito al cimitero di Santa Maria dei Rotoli per essere seppellita nella cappella di famiglia, insieme al fratello Paolo.

Don Ciotti: una vita che abbracciva la vita. Avanti sulla verità

“La sua e’ stata vita che abbracciava la vita”, ricorda don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera, al termine delle esequie. “Era sempre disponibile con gli altri, con un forte impegno civile e nella politica – prosegue – una politica intesa come servizio per il bene comune. Ricordare Rita significa ricordare una donna di sostanza, com’era suo fratello. E’ stata una delle prime a capire che la memoria delle vittime andava trasmessa ai giovani come impulso di vita e verita’, e come il desiderio di costruire un’Italia mai piu’ compromessa con le mafie e con i corrotti”.

Fino all’ultimo Rita, seppur malata, ha sempre cercato la verita’: “Dobbiamo farlo tutti – conclude – dobbiamo continuare tutti a chiedere la verita’. Anzi le verita’ nel nostro Paese, non solo per le stragi di via D’Amelio e per Capaci. Passi in avanti si sono fatti, ma sono insufficienti. Abbiamo bisogno di tanta verita’ nel nostro Paese. Cerchiamo di piu’ tutti insieme, non deleghiamo ma deve essere una rivolta di tutti”.

Il vescovo Lorefice, siamo piu’ soli ma mai fermarsi

“Quando mi e’ giunta la notizia della morte di Rita, ho provato un sentimento interiore, una sorta di solitudine. E mi sono detto: ora a Palermo siamo piu’ soli”. Cosi’ l’arcivescovo Corrado Lorefice durante l’omelia per i funerali di Rita Borsellino. “Da lei possiamo imparare qualcosa della vera umilta’ della fede, il suo era un cuore non avvezzo al compromesso – ha proseguito – la sua storia personale l’ha legata alla storia di un popolo, di questa citta’ e di un’intera umanita’: gli scartati dai potenti di turno, e loro giudicheranno la storia intera. Mi porto ancora lo sguardo di Rita del 19 luglio quando lei stessa ha voluto la benedizione di quella targa che e’ sotto l’albero di ulivo che parla da se’, come e’ capace di parlare un segno. E su quella targa, citando Antonino Caponnetto, alla fine si legge ‘a te che sei qui a fare memoria, ricorda che sei parte di questa storia e devi continuarla’. E proprio il 19 luglio scorso Rita, in una intervista, ebbe a dire che il modo migliore per ricordare Paolo Borsellino e’ fare memoria. Significa ricordare non un giorno l’anno, ma operare ogni giorno affinche’ il passato non ritorni”.

Il figlio, tutti assumano impegno a fare qualcosa  “Lo zio Paolo ci ha detto che ognuno di noi deve fare qualcosa, ognuno per quello che puo’ e ognuno per quello che sa. Mamma sapeva voler bene e aveva rispetto delle persone. E lei ci ha insegnato come si puo’ fare, ognuno per quello che puo’ e ognuno per quello che sa. Vi chiedo uscendo da qui di prendervi lo stesso impegno, ognuno per quello che puo’ e ognuno per quello che sa”. Questo il messaggio, accompagnato da un lungo applauso, di Claudio Borsellino.

Bonafede, esempio antimafia Stato vicino a famiglia

“Lo Stato e’ vicino ai familiari di Rita Borsellino, che ha rappresentato, rappresenta e continuera’ a rappresentare un esempio di come la battaglia alla mafia si porta avanti nelle istituzioni, ma anche attraverso battaglie culturali ed educative alle nuove generazioni”. Cosi’ il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, al termine dei funerali di Rita Borsellino, a Palermo.  –

NESSUN COMMENTO

LASCIA UN COMMENTO

Aggiungi una immagine