«Gli amministratori giudiziari di Italgas hanno trovato a Roma gli allacci nemmeno iniziati e nella città si sono verificate varie fughe di gas».
E’ quanto emerge dalle relazioni degli amministratori giudiziari di Italgas, società quotata in borsa e controllata da Snam (dettaglio da non dimenticare) e commissariata per mafia dal Tribunale di Palermo.
E nella capitale, secondo quanto emerge, gravissime anomalie starebbero venendo a galla dai controlli accurati degli amministratori.
Fra quelle contestate – e più lampanti – ci sarebbero i lavori di manutenzione per Italgas eseguiti dalla ditta “Tagliabue” che nella capitale conta, stranamente, un solo dipendente e molte fughe di gas che non sarebbero giustificate, compreso un incidente con un operaio morto a Monteverde.
La ditta “Tagliabue” ha gestito per anni i lavori di manutenzione della Capitale con un unico dipendente, allacci fantasma, fughe di gas e l’ombra di pericolose infiltrazioni mafiose.
E ieri giovedì 27 novembre, dopo gli altri amministratori che hanno “sfilato”, è stato audio in Commissione Antimafia Paolo Mosa, amministratore delegato di Snam Rete Gas (ed in passato anche di Italgas).
«È normale che ci siano fughe di gas – ha dichiarato Paolo Mosa -, l’importante è che si intervenga in tempo. A Roma il sistema funziona come nel resto d’Italia, il 100% degli interventi avviene nei tempi previsti e non c’è alcun problema in termini di sicurezza».
Ma il problema rimane e come abbiamo anticipato nei nostri precedenti articoli (LEGGI), la questione Italgas è un “bubbone” che rischia di scoppiare in tutta la sua drammatica logica perversa di interessi di pochi e malagestione, all’ombra della mafia.
Va ricordato, infatti, che il provvedimento di commisariamento per Italgas spa insieme alla Napoletana gas spa nasce per diverse ragioni, una serie di elementi emersi nel corso di procedimenti per l’applicazione di misure di prevenzione personali e patrimoniali nei confronti di soggetti ritenuti socialmente pericolosi, riscontrati dal Tribunale di Palermo, relative ai fratelli Cavallotti.
Le due società, infatti, avrebbero posto in essere attività che avrebbero agevolato i fratelli Cavallotti, Vincenzo, Gaetano e Vito, sottoposti a misura di prevenzione per la presunta appartenenza ad una associazione mafiosa legata a “Cosa Nostra”.
I fratelli Cavallotti, imprenditori operanti nel settore della metanizzazione, sono originari di Belmonte Mezzano e sarebbero stati vicini a mafiosi del calibro di Bernardo Provenzano, Giovanni Brusca e Benedetto Spera.
Grazie a queste “amicizie” avrebbero goduto di un rapporto di collaborazione commerciale con l’Italgas spa. Tale rapporto sarebbe continuato nonostante l’applicazione delle misure di prevenzione personali e patrimoniali ai fratelli Cavallotti, connaturandosi quindi le caratteristiche di una oggettiva agevolazione.