L’Antiracket di Vittoria sul sequestro della Sidi: “Allontanare il rischio che questo territorio diventi una Terra dei Fuochi”

“I reati ambientali sono purtroppo sempre più diffusi nel nostro territorio. E`di pochi giorni fa il sequestro di un ‘azienda, la Sidi, che si occupa di lavorazione della plastica. Quello che parrebbe configurarsi è uno smaltimento illecito dei rifiuti provenienti dalla lavorazione della fabbrica, con grave inquinamento del suolo e anche della falda acquifera”.

E’ quanto afferma in una nota e su Facebook, l’Associazione Antiracket e Antiusura di Vittoria.

“Il sequestro di questa azienda, che impiegava una ottantina di operai, ha suscitato la protesta di questi lavoratori e delle famiglie. In un mercato del lavoro che offre poche possibilità di occupazione e di maturare un reddito dignitoso, è certamente drammatico perdere il posto di lavoro, e i presunti ecoreati commessi da questa azienda e le probabili condizioni di insicurezza dei lavoratori all’interno della stessa, sembrano passare in secondo piano.

È certamente necessario che possa presto realizzarsi una legislazione a sostegno di tutti i lavoratori che si trovano in condizioni simili a quelle dei lavoratori della Sidi di Vittoria. Ma non possiamo non renderci conto come, nella nostra terra, l’economia legale stia diventando sempre più fragile, una fragilità che si sta strutturando grazie alla crisi e che sta rendendo l’economia illegale un potere reale, facendogli occupare spazi di socializzazione più credibili.

Quindi non serve sfogare la propria rabbia contro giornalisti come Paolo Borrometi, che semplicemente raccontano i fatti e fanno un resoconto dei risultati a cui hanno portato le indagini del Tribunale di Ragusa e della Guardia di Finanza.

Forse è arrivato il momento di chiederci quale futuro vogliamo davvero per la nostra terra e per i nostri figli. Se vogliamo finalmente valorizzare il nostro territorio, nella direzione di uno sviluppo turistico che si preannuncia favorevole e foriero di sviluppo economico e nuovi posti di lavoro.

Per far ciò dobbiamo però difendere le nostre pregevoli bellezze paesaggistiche e culturali, dobbiamo affermare un’economia sana, e allontanare così il rischio che il nostro territorio possa diventare una prossima “terra dei fuochi”, facendo tra l’altro pagare un prezzo altissimo anche in termini di salute, a noi e alle generazioni future.

Se la società civile, le organizzazioni di categoria e il sindacato non comprendono che la battaglia contro l’illegalità va tarata anche su questi argomenti, l’economia illegale si imporrà. È questa la nuova frontiera da raggiungere e tutti noi siamo coinvolti nella progettazione e nella realizzazione di un’economia finalmente virtuosa e libera da condizionamenti illegali”.

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