Le due gambe della lotta alla mafia

Apprendiamo che la CGIL ha promosso, per sabato 29 febbraio a Vittoria, una manifestazione di solidarietà con i lavoratori , privi di protezione sociale, che hanno subito il licenziamento dopo il sequestro dell’azienda perché  collegata al sistema mafioso.. 

      La vicenda ha origine nel giugno scorso allorquando su richiesta del Tribunale di Gela venne sequestrata  la “iblea plast” di proprietà della famiglia Donzelli.

      Già diversi anni addietro, e in più di una occasione, questo giornale ha svelato il ruolo crescente dei Donzelli nella raccolta, lavorazione e riciclo della plastica esausta . Inoltre  La Spia  nel passato ha evidenziato come la strategia espansiva dei Donzelli fosse collegata ad altri personaggi di spessore criminale  e al ritorno in pompa magna del pluriomicida Claudio Carbonaro sulla scena criminale.

      Successivamente, nell’ottobre scorso, la Dia  ha eseguito un secondo sequestro  e lo smantellamento della filiera criminale che riciclava illegalmente le plastiche infette di fitofarmaci e antiparassitari..

      L’inevitabile collasso della “iblea plast”.ha messo in luce l’incredibile vicenda della indennità di disoccupazione negata ai dipendenti dell’azienda a causa dell’evasione contributiva perpetrata durante la gestione mafiosa e l’assenza di risorse finalizzate  a pagare alcune retribuzioni arretrate.

     A questo punto  è evidente che la protesta della CGIL debba trovare rapido ed efficace  riscontro.

Innanzitutto nella vicenda dei lavoratori licenziati dalla “iblea plast” e più in generale per analoghe circostanze per altre imprese sottoposte a sequestro o confisca.

      La questione dell’azienda in questione  pone, però,un tema di più ampia portata e cioè come garantire il risanamento e lo sviluppo delle imprese sottoposte a sequestro o confisca e quindi accompagnarle verso l’economia legale e rappresentare quindi un presidio produttivo a beneficio di un territorio.

       Insomma, dopo la fase investigativa e giudiziaria, la lotta alla mafia deve affermare quella “seconda gamba” che è costituita dall’antimafia sociale che sia capace a condurre  processi di sviluppo virtuoso, garanzie occupazionali, rispetto per l’ambiente..

   E’ fin troppo evidente che ogni bene sottratto alla criminalità ,  a prescindere dalla natura e dal valore intrinseco, costituisce spesso uno dei simboli  che sanciscono  la presenza della consorteria in un  certo territorio. In questo contesto tutte le istituzioni giudiziarie e amministrative e la società civile  hanno il compito di adoperarsi al meglio affinché l’economia e il contesto sociale traggano il maggior beneficio dal riuso di quel bene.

Appare opportuno che in un contesto notoriamente complesso, e irto di ostacoli di vario genere, la gestione di tali beni debba far leva sulla azione collegiale e sul concorso di soggetti diversi.   Le figure istituzionali dei commissari, in gran parte nominati tra avvocati e commercialisti (giustamente  rispondenti a precisi requisiti etico – professionali ) debbano poter realizzare un costante interscambio di conoscenze e competenze interne ed esterne alle aziende.

Nella  fase di transizione dal vecchio sistema, ( nel reperimento delle materie prime,   nell’accesso ai capitali, nella vendita dei servizi e dei beni e anche nel rapporto con le regole del mercato del lavoro), alla economia legale debbono emergere strategie spiccatamente manageriali.

Nelle aziende sottratte alla mafia non basta garantire una burocratica regolarità, occorre garantire innovazione e redditività e conseguentemente la necessaria prospettiva di continuità dell’impresa.

L’azienda sottratta alla mafia non può essere vista come un rottame produttivo con un passato costellato da operazioni illegali e spregiudicate,. bensì deve costituire un modello di impresa etica, rispettosa dei diritti di coloro che ci lavorano, capace di diffondere valori e ricchezza di messaggi . E’ questa la sfida .

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Ha ricoperto per quattordici anni l’incarico di segretario provinciale della Confederazione Nazionale dell’Artigianato di Ragusa . Dal 1993 al 2000 presidente della Camera di Commercio e successivamente, fino al 2010, presidente del Consorzio dell’area Industriale. Nel 1994 è stato il primo presidente di una Camera di Commercio in Italia a costituirsi parte civile in un processo di mafia. Nel 2000 ha sottoscritto il primo protocollo di legalità sugli appalti in Sicilia. E’ tra i fondatori dell’associazione antiracket di Ragusa. Attualmente dirige il dipartimento sviluppo territoriale della CGIL di Ragusa. E’ volontario della Protezione Civile.

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