Non c’è opera pubblica (più o meno importante) che non venga sfruttata economicamente dal clan Trigila, per guadagnare con le estorsioni.
Potrebbe essere questo il sunto, con una drammatica e forte affermazione, di ciò che accade fra Noto, Rosolini, Avola, Pachino e Portopalo.
Ogni opera pubblica che viene “bandita”, il clan si attrezza per guadagnarci.
Ed è davvero un guadagno continuo, con le ditte che si arrendono silenziosamente ad un andazzo corrente. Un incredibile andazzo corrente.
Si va dalle estorsioni per la costruzione dell’autostrada “Siracusa – Gela” (realizzata fino a Rosolini ed in corso di lavori il tratto fino a Modica), fino al metanodotto di Portopalo, affari a tanti zeri che non risparmiano neanche la manutenzione nelle scuole o i lavori di pulizia dei canaloni (come quello di Avola).
Non sempre il clan chiede soldi, in alcuni casi il “sistema”, come vedremo, è diverso: l’imposizione del noleggio dei mezzi o la fornitura di beni e servizi, da parte di ditte “vicine” al clan e compiacenti, ovviamente a prezzi maggiorati rispetto a quelli di mercato.
In questo articolo ci concentreremo sui fatti e sull’organizzazione certosina di un clan che, come abbiamo detto più volte, gestiva il tutto con un timing perfetto fra scarcerazioni e carcerazioni.
I soldi, come sempre, vanno nelle casse comuni del clan. I “cordoni della borsa” del clan Trigila che, in alcuni casi, hanno visto guadagnarci direttamente i catanesi del clan Santapaola, a cui i Trigila appartengono.
Pachino e l’estorsione per la realizzazione del metanodotto di Portopalo
Pachino ed il comprensorio, lo abbiamo visto in articoli precedenti (LEGGI), sono realtà strette nella morsa del comando di Salvatore Giuliano e dei suoi fidati “uomini”. Giuliano era (negli anni della guerra fra clan) un boss “rivale” del clan Trigila ma, dalla sua uscita dal carcere, è diventato un uomo di assoluta fiducia di don Pinuccio Trigila.
I lavori per la realizzazione del metanodotto di Portopalo sono costati a “noi” cittadini italiani una cifra elevatissima di milioni di euro. Da sottolineare come, questi, siano soldi dei contribuenti, quindi nostri. Ecco perché la questione dovrebbe riguardare ognuno di noi.
Buona parte di questi soldi sono andati nelle casse del clan Trigila, per l’arricchimento personale dei boss, ma anche per le spese dei carcerati, degli avvocati e per gli “stipendi” dei familiari dei mafiosi in carcere (su questo argomento prossimamente svolgeremo un approfondimento).
L’estorsione venne realizzata nei confronti della ditta che gestiva i lavori e doveva costruire il metanodotto.
Immancabile il coinvolgimento degli storici boss locali che hanno realizzato l’estorsione.
Un’estorsione pianificata e gestita con oculatezza, alla quale la ditta non riuscì a sottrarsi. E – come troppo spasso accade – non denunciò.
A coadiuvare i “locali”, il “professionista” delle estorsioni, Angelo Monaco, ma anche Giuseppe Crispino (Peppe u barbieri) ed alcuni diretti familiari del capomafia Antonino (detto Pinuccio) Trigila.
Estorsioni nei lavori pubblici a Noto
Noto non è immune alle estorsioni, anzi, e non mancano quelle – particolarmente redditizie – nel campo dei lavori pubblici.
In questo settore sono molte le estorsioni avvenute negli ultimi anni, fra queste i lavori di ristrutturazione di alcuni edifici pubblici, come scuole, palestre o parcheggi.
Ed è proprio in tale occasione che, il clan Trigila, mise in atto un nuovo “sistema estorsivo”: non più la richiesta del pizzo per la “sicurezza” o la “guardiania”, bensì l’obbligo per le imprese ad utilizzare i mezzi di ditte compiacenti (o direttamente collegate al clan).
In diversi cantieri, ad esempio, avrebbero lavorato i mezzi di Paolo Mirmina Spatalucente, genero dello storico boss Angelo Monaco.
Anche in questo caso con un risultato incredibile: ricchezza per il clan, soldi per i familiari dei mafiosi (su tutti quelli del capo clan, Pinuccio Trigila) e zero denunce presentate agli inquirenti.
LAVORI PER LA REALIZZAZIONE DELL’AUTOSTRADA
La realizzazione dell’autostrada “Siracusa – Gela”, un’opera annosa, è stata (ed è) per il clan una vera e propria cassaforte di denari.
E’ il pentito Corrado di Pietro a spiegare le trame negli interrogatori svolti dal Pm Pacifico.
Le imprese che si erano aggiudicate i lavori relativi ai lotti di Noto e Rosolini del tratto autostradale Siracusa-Gela erano, da tempo, sottoposte ad estorsione ad opera del clan mafioso gestite da Michele Crapula prima, e da Angelo Monaco e Antonino Di Stefano, successivamente.
Angelo Monaco “si è preso l’altro tratto dell’autostrada, quella che finisce ad Avola, leggermente più avanti, quindi da Noto a Rosolini se l’ha sistemata lui questa cosa.
Per il tratto successivo, si, da Monaco Angelo, quindi se l’avevano spartita sia Michele (Crapula, ndr) che Angelo. Questi soldi, Angelo di quest’estorsione i soldi li hanno presi. Con la certezza che li hanno presi, certezza perché i soldi li hanno consegnati a Liggeri Paolo”.
Per il tratto successivo, Noto – Rosolini
“Di solito li consegnavano, poi abbiamo saputo che li consegnavano a coso, a..al cognato di Crapula, gommista, fa il gommista questo. Infatti li consegnavano tutti a lui
Le imprese che hanno preso l’appalto pagavano regolarmente.
“Loro pagano ogni mese, qualche mese pure salta, però poi gli danno questo e quello, perché si sono messi d’accordo per 5mila euro al mese..gli davano 5mila euro al mese. Io addirittura ho saputo, tramite Paolo Liggeri, che la cifra era abbastanza elevata, era circa 130milioni si erano messi d’accordo. Tant’è vero che gli avevano promesso pure il regalo a Catania, Crapula Michele..se è vero o non è vero, io non l’ho sentito”.
La prima estorsione avrebbe portato al clan l’ammontare di queste estorsioni che era di 130milioni..
Ma anche i “catanesi” del gruppo “madre” dei Trigila andavano onorati, così ebbero “un regalo per queste estorisioni”.
“Crapula Michele mi diceva che aveva un appuntamento con quelli di Catania, perché gli appalti, quelli dell’autostrada, quando lui ci è andato a parlare, hanno fatto scendere delle persone da Catania, sempre legati al gruppo Santapaola. (…)
Sono scesi i catanesi per incontrarsi con Michele, e Michele a quell’incontro si portò il Liggeri Paolo e Spugnetti Roberto..e coso, Sebastiano Di Stefano c’era pure (detto Iano “ ‘a vedova”).
Credo che il Crapula gli abbia fatto..lo penso io, perché di solito si è fatto sempre così, si ci è fatto sempre il regalo a chi ci fa da tramite.
Da tramite, siccome la ditta che io sappia è di Catania, quindi loro presero..(inc.)..hanno messo dei proiettili, qualche avvertimento, qualcosa, non conosceva nessuno della zona, quindi Catania. Come referente c’era Crapula Michele e i catanesi hanno contattato Crapula Michele per quest’estorsione.
Si, si, come no! E poi voglio precisare pure che Monaco Angelo si è preso l’altro tratto dell’autostrada, quella che finisce ad Avola, leggermente più avanti, quindi da Noto a Rosolini se l’ha sistemata lui questa cosa.
Ed oggi?
Da poco sono iniziati i lavori di realizzazione del tratto “Rosolini – Modica” e, nonostante l’importante attenzione della Prefettura di Ragusa, non mancano i tentativi di infiltrazione, soprattutto nelle forniture – o meglio imposizione – dei mezzi da utilizzare (con il cosiddetto “nolo a freddo”).
Anche in questo caso milioni di euro che rischiano di entrare nelle casse del clan Trigila, per il loro arricchimento personale.
Il tutto con il silenzio compiacente di chi non denuncia.