Presidente Calleri in questo fine 2018 si sente di fare il punto della situazione nella lotta alla mafia?
R La mafia nel 2018 è un qualcosa di arcaico e raffinato, che ancora non siamo in grado di debellare nonostante alcuni ottimi risultati tra cui in particolare l’ultima operazione sulla cupola 2.0.
D In particolare cosa propone?
R Uno strumento che procura fastidio è quello delle interdittive. Utilissimo, ma se ne fanno troppo poche e quando abbiamo prefetti che le fanno tra i quali l’eccellente prefetto di Palermo Antonella De Miro scoppiano polemiche. Colgo tra l’altro l’occasione per darle il massimo sostegno da parte della Fondazione Caponnetto che ho l’onore di rappresentare. Conosco la De Miro da quando era a Reggio Emilia dove ha affrontato il tema mafia quando era di moda dire che non esisteva. La mafia in Emilia allora esisteva solo per la nostra Fondazione, lei e l’allora presidente della camera di commercio Enrico Bini.
Un altro strumento è la protezione dei testimoni di giustizia. Ci sono polemiche in corso e ritengo che la figura dei testimoni sia importantissima. Lo Stato non puo non premiare chi denuncia gli estorsori. Oggi purtroppo si sentono abbandonati. Non possiamo mandare questo messaggio disastroso.
Inoltre bisogna fare di più sul riciclaggio internazionale dei mafiosi. Praticamente siamo all’anno zero.
D Cosa seguirà tra i processi in corso nel 2019 in particolare?
R In particolare seguirò il processo calabrese istruito dall’eccellente proc. Giuseppe Lombardo sulla cosiddetta ‘ndrangheta deviata. Processo interessante. Eppoi non potrà mancare l’attenzione per il processo sulla trattativa stato mafia con cui il proc. Nino Di Matteo ha dimostrato l’ottimo lavoro fin qui svolto.
D Un augurio per il nuovo anno?
R Un augurio particolare va ai pochi giornalisti d’inchiesta che sono importantissimi nella lotta alla mafia e che vanno sostenuti in toto.
Ogni riferimento a te Paolo, ma anche ai tuoi colleghi è ovviamente voluto. Uniti contro la mafia si puo vincere.