Le nuove rivelazioni sulla famiglia di Gioia Tauro: “I Brandimarte leoni affamati pareva volessero ammazzare Priolo…”

Sembravano leoni affamati, pareva che se lo avessero avuto tra le mani lo avrebbero ammazzato“.

A parlare, durante il processo sull’omicidio di Giuseppe Priolo davanti alla Corte d’Assise di Palmi, è il collaboratore di giustizia di Gioia Tauro, Pasquale Labate, arrestato nell’ambito dell’operazione “dejavù”.

I “leoni affamati” erano, come si leggerà, i Brandimarte…

La vicenda processuale, neanche a dirlo, è quella della faida tra i Brandimarte ed i Priolo.

“Nel giugno 2013 è arrivato in carcere Giovanni Priolo. Ho notato che i Brandimarte erano nervosi – dichiara Labate -, atteggiamento diverso da quello che avevano prima. Prendevano informazioni dai “lavoranti”, cioè quei detenuti che lavorano all’interno del carcere e che stavano nella stessa sezione di Priolo; ho notato che i tre Brandimarte, Gentile e Vincenzo Perri durante l’ora d’aria si riunivano e parlavano da soli”.

Secondo l’accusa la faida tra le due famiglie avrebbe avuto inizio con la morte di Vincenzo Priolo, per la quale è stato condannato Vincenzo Perri.

Va ricordato infatti (LEGGI L’ARTICOLO) che Vincenzo Priolo era sposato con Damiana Brandimarte (cugina di Vincenzo Perri e figlia del defunto Michele Brandimarte, ucciso a Vittoria il 14 dicembre scorso).

Proprio la relazione coniugale fra Vincenzo Priolo e Damiana Brandimarte (poi interrotta con la separazione della Brandimarte, a seguito – riferiscono i collaboratori – di “continui tradimenti e violenze”), sarebbe l’origine della faida.

Secondo quanto riferito dall’altro collaboratore di giustizia Furfaro al sostituto procuratore Roberto Di Palma, Vincenzo Priolo (cognato anche di Girolamo Piromalli) chiede di riportargli sua moglie.

Vincenzo Perri, però, si sarebbe rifiutato e da lì la sua vita sarebbe stata un inferno, così come avrebbe avuto inizio la faida (poi scoppiata con l’omicidio del Priolo – figlio di Giovanni Priolo – ad opera dello stesso Perri).

Lo scontro tra le due famiglie ha portato al tentato omicidio di Giuseppe Brandimarte, all’omicidio di Giuseppe Priolo e forse anche all’omicidio di Francesco Bagalà.

Ed ecco che Labate racconta della reazione avuto dai fratelli Brandimarte alla notizia dell’arrivo in carcere di Priolo.

Labate ha dichiarato che “Nuccio Brandimarte, riferimento per gli altri, ha chiesto informazioni su Priolo a un certo Stilo. Con me non hanno mai parlato perché erano molto riservati sul tema”.

Per gli inquirenti, i responsabili sarebbero gli imputati (Antonio Brandimarte, 52 anni, Vincenzo Brandimarte, 30 anni, Davide Gentile, 26 anni, Giuseppe Forgione, 26 anni, Giovanni Priolo, 59 anni, tutti di Gioia Tauro e Giuseppe Brandimarte, 44 anni, di Rizziconi), adesso in appello dopo l’assoluzione in primo grado.

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