Le pagelle ai politici di Emiliano Di Rosa: Giovanni Moscato, voto 5. Ecco perchè…

Il sindaco Giovanni Moscato ha finito da tempo la cosiddetta “luna di miele” con i vittoriesi e dopo due anni alla guida dell’amministrazione il secondo pesa più del primo. L’inchiesta “exit poll” per presunta corruzione elettorale è probabilmente un fardello più emotivo che politico ma, al di là della presunzione di innocenza e della serenità dichiarata da Moscato, c’è da chiedersi se questo fardello non gravi anche sull’ordinaria amministrazione di una città complicata da gestire e con quasi 65.000 abitanti! Lo diciamo perché dopo l’elezione avvenuta sulle ali dell’entusiasmo, di un arrembante civismo e di un rinnovamento ideologico atteso da oltre mezzo secolo l’avvocato aveva illuso molti di avere una visione davvero ampia e “civica” dell’amministrazione, ben al di là della classica contrapposizione destra/sinistra che a parere di molti è ormai un concetto vecchiotto o perlomeno non di primario interesse per gran parte dell’opinione pubblica … e invece Giovanni Moscato ha tirato fuori un colpo (sbagliato) tutto da destra proprio pochi giorni fa rimuovendo dall’omonima sala del Comune una riproduzione de “Il Quarto Stato” (dipinto a olio su tela di Giuseppe Pellizza da Volpedo, realizzato nel 1901 e simbolo dell’avanzata della classe operaia verso i nuovi diritti del XX secolo). Moscato è uomo di destra ma la rimozione del quadro e la sostituzione con S. Giovanni non è scelta di una destra moderna, intelligente e liberale … anzi è scelta antitetica allo spirito incarnato in campagna elettorale dal medesimo primo cittadino che volle rappresentare una sorta di rinnovamento epocale e di avanzata verso il futuro di quella che per 60 anni a Vittoria era stata la “classe politica” più emarginata e ghettizzata fin dai tempi del MSI.

La critica descrive così “Il Quarto Stato”: “ad essere raffigurati sono lavoratori che fanno della lotta per il diritto universale una lotta di classe e il loro incedere verso l’osservatore non è violento, bensì lento, fermo, con una pacatezza tale da richiamare alla mente un’ineluttabile sensazione di invincibilità”. Ebbene pure il giovane e rampante sindaco di destra eletto a Vittoria il 19 giugno 2016 ci stava bene tra i lavoratori in marcia dipinti magistralmente da Pellizza da Volpedo … aveva davanti un futuro di nuove conquiste per un’area politica fino ad allora reietta nella città fondata da Vittoria Colonna e poteva avanzare sulle ali del civismo e diventando davvero “il sindaco di tutti”. Ha scelto un’altra strada, a nostro avviso facendo una retromarcia tanto anacronistica quanto inutile. Non c’era da rimuovere un quadro di Togliatti o un arazzo con Falce e Martello, c’era un quadro che a distanza di più di un secolo ancora oggi braccianti, operai, contadini, disoccupati, piccoli commercianti e studenti di ogni idea, ideologia e credo politico guardano con simpatia e benevolenza. In definitiva rimuovendo il quadro Moscato ha rimosso un po’ anche se stesso o perlomeno quella parte di sé che aveva ottenuto un consenso trasversale alle ultime elezioni amministrative. Troppo ideologica, brusca e asprigna è stata questa scelta del sindaco di Vittoria. Una scelta acre che sa di aceto … e dire che la maggior parte dei vitigni di Moscato sono dolci e amabili. Peccato. Voto 5

Emiliano Di Rosa

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43 anni, giornalista da 20 e professionista da 12, una lunga esperienza di cronista parlamentare alle spalle, tanto a Roma quanto a Palermo, assieme alla passione per tutte le vicende politiche che riguardano, in particolare, gli enti locali siciliani.

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