Nessun dubbio sulla presenza “globale” delle mafie, ma resta contenuta la percezione della loro “pericolosita’”. E’ quanto emerge da un rapporto presentato oggi dall’associazione Libera, elaborato sulla base di 10.343 questionari. Il 74,9% degli intervistati non ha dubbi e indica come globale la presenza delle mafie, e cio’ fa pensare a uno “scatto di consapevolezza” rispetto alla loro “gravita’”, ma solo il 38% dichiara che la mafia, nel luogo in cui abita, e’ un fenomeno “preoccupante” e la sua presenza “socialmente pericolosa”. Questo, si legge nel dossier, “porta a pensare che affermare le mafie siano una presenza globale rischia di renderle meno riconoscibili e piu’ distanti, meno percepite come pericolose”.
Secondo gli intervistati, tra le attivita’ principali delle mafie vi sono il traffico di stupefacenti (59%), la turbativa di appalti (27,9%), il lavoro irregolare (24,5%), l’estorsione (23%), la corruzione dei funzionari pubblici (21,5%), il riciclaggio di denaro (20,6%) e lo sfruttamento della prostituzione (20%). Quanto alle mafie straniere, oltre la meta’ di coloro che hanno risposto al questionario ritiene che nella propria regione vi sia la presenza di organizzazioni criminali di origine straniera con caratteristiche similari alle mafie tradizionali italiane. Un caso a parte e’ rappresentato dal Nordest, in cui emerge una visione che si discosta con percentuali rilevanti dalla media nazionale: ad esempio, per 4 cittadini su 10 la mafia e’ invisibile e la si ritiene un fenomeno marginale.