L’Italia, il Paese delle tragedie annunciate…

Ora che le luci del circo mediatico si sono spente, ora che le lacrime ed il dolore infinito dei familiari di chi ha perso la vita nella tragedia dell’hotel Rigopiano potranno essere vissuti nel silenzio dei loro cuori, credo che ciascuno di noi abbia il dovere di esprimere la propria opinione sull’accaduto.

Il bilancio definitivo è tragico, delle 40 persone che si trovavano all’interno dell’hotel, solo 11 sono stati tirati fuori vivi mentre 29 non ce l’hanno fatta.

Un plauso va certamente alla Protezione civile ,ai Vigili del fuoco, a tutte le forze dell’ordine, ai volontari, che per giorni hanno lavorato per tentare di salvare il maggior numero di vite.

Tutti, al limite delle loro forze, hanno lavorato giorno e notte fino a quando non è stata portata fuori da quell’inferno l’ultima delle vittime.

A tutti loro gli italiani dovremmo essere eternamente grati e riconoscere che se l’Italia, in ogni suo ambito, fosse costituita da persone come queste saremmo in assoluto il miglior Paese al mondo.

Ma per comprendere se questa tragedia può dirsi annunciata, bisogna fare un passo indietro negli anni e stabilire se l’hotel Rigopiano poteva o doveva trovarsi proprio lì. Ad emergere tra i tanti elementi il fatto che la Regione Abruzzo avesse un piano valanghe (nel quale le aree a rischio si vedono sospese l’edificazione e la realizzazione di impianti produttivi e residenziali) solo per una piccola parte del proprio territorio. Purtroppo tra queste non c’era la zona di Farindola: un’omissione fatale perché non solo l’hotel era costruito su detriti di precedenti slavine, ma probabilmente l’area era stata soggetta a valanghe anche in tempi relativamente recenti. A sostenerlo l’associazione ambientalista abruzzese H2O che ha inviato un esposto alla Procura di Pescara a sostegno della tesi che nella zona ci sarebbe stata una valanga nel 1936.

Toccherà all’inchiesta stabilire se quella costruzione sarebbe dovuta essere vietata.

L’inchiesta della Procura di Pescara sta procedendo nella raccolta di documenti e nelle audizioni dei testimoni, purtroppo però 29 persone, qualunque sia l’esito dell’inchiesta, non torneranno in vita.

In questa vicenda viene da chiedersi se una diversa concezione della politica avrebbe potuto evitare quanto accaduto.

Viene il sospetto che la politica clientelare del nostro tempo, ancora una volta, non si preoccupi di essere attenta alle esperienze del passato ma che tenda a dire si anche quando non dovrebbe per alimentare consenso elettorale.

Mi auguro che le inchieste già avviate possano essere rapide e nel caso in cui venissero accertate responsabilità politiche fossero inflitte pene esemplari affinchè queste 29 persone morte abbiano almeno giustizia.

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