I locali della movida ragusana affidati alla “sicurezza” della malavita…

Se i locali di Palermo si “affidano a buttafuori legati alle cosche mafiose” – secondo quanto riferito dal pentito Francesco Chiarello, ex mafioso del Borgo Vecchio -, quelli del ragusano non scherzano.

Associazione mafiosa, estorsioni, droga, minaccia a mano armata, intimidazioni.

Sono solo alcuni dei reati che hanno (o hanno avuto) sulla propria testa i “buttafuori” che dovrebbero rendere “sicure” le serate della movida iblea.

Pregiudicati e pluripregiudicati che, come da foto che pubblichiamo, si occupano dei “servizi di sicurezza”, in barba a qualsiasi ovvia norma giuridica.

Voi affidereste la sicurezza di casa vostra ad una persona che è stata condannata per reati di questo genere? La ovvia risposta è no.

Ed anche la legge lo vieta, trattandosi di locali pubblici.

Così si scopre che molti di loro, non potendo avere il patentino di “buttafuori”, vengono indicati come personale addetto a “prevenzione incendi e operatori di primo soccorso”.

Figurano altri ed operano loro, sempre gli stessi. E la nuova normativa sul caporalato è molto chiara in merito…

Nei fatti funziona così: per ogni buttafuori il locale paga in media 90 euro. Loro, i responsabili (Cilenti, Spatola, Sammartino e Ottaviano, in seguito capirete chi siano…), ne danno 50 ai “buttafuori” regolari, tenendosi 40 euro. Quindi, oltre a prendersi le loro 90 euro a persona (già irregolari), se ne prendono 40 per ogni persona che lavora con loro. Senza parlare del lavoro in nero e dei contributi che non vengono versati.

E sono tutti soggetti che, come vedremo, orbitano in ambienti malavitosi e lavorano, in alcuni casi, anche imponendo il servizio ai locali. Come a dire: “vuoi che nel tuo locale non accada nulla? Affidati a noi. Altrimenti…”.

Così vengono gestite le notti brave in molti dei locali della movida ragusana, in barba a qualsiasi regola.

E fra i casi più eclatanti c’è certamente la “sicurezza” appaltata dai locali di Piazza “Fonte Diana” a Comiso che versano (quasi) tutti una certa cifra ed appaltano la sicurezza del perimetro (di suolo pubblico, è bene ricordarlo!) a questi ceffi.

Ma vediamoli nello specifico:

Si parte da Antonio Cilenti, comisano pluripregiudicato, già tratto in arresto dalle forze di polizia.

Antonio Cilenti fa la parte del leone: lui c’è sempre! Addirittura in alcuni casi, per garantirsi il lavoro di buttafuori, si assenta dal proprio posto di lavoro “regolare” (operatore ecologico della ditta che gestisce i rifiuti solidi urbani del comune casmeneo).

Davide Spatola, arrestato appena una settimana fa in una maxi operazione antidroga dei Carabinieri (LEGGI ARTICOLO).

E poi Andrea Ottaviano, accusato di associazione mafiosa, Walter Ciarcià, Gaetano Beninati, Giovanni Sammartino. Senza dimenticare Salvatore Avola.

E se tutto ciò non bastasse, i legami con la malavita locale sono testimoniati da altre foto, realizzate sempre negli stessi locali, con personaggi molto noti: da Francesco Giliberto (detto Ciccio u spazzinu), passando al cognato di Giliberto, Angelo Ventura (detto u checco e figlio del reggente del clan Carbonaro-Dominante, Gionbattista Ventura), fino a Daniele Di Martino, fratello del boss Roberto.

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