L’odissea di una passeggera da Comiso a Milano. “Pazienza, torno a casa…”

Sono quasi le 19, devo sbrigarmi o perderò l’aereo. Valigia, giubbotto, carta d’identità, ho tutto… Il biglietto.

La strada per Comiso è buia, il vento picchia contro la macchina di papà.
Non posso perderlo, domani ho una lezione importante all’università. E poi il mio capo mi aspetta per finire quel progetto. Alle 20.40 prenderò quell’aereo.
Arrivo in aeroporto, saluti veloci per non dare tempo all’emozione, check-in, valigia troppo pesante. Tolgo i biscotti della nonna.

Finalmente passo i controlli e mi trovo lì: due gate, ottanta o cento metri quadrati di stanza in cui aspetterò il mio aereo con altre 176 persone. Una ragazza vende prodotti siciliani, un assistente di volo mi chiede di imbarcare il mio bagaglio a mano. “A Malpensa mi toccherà aspettare mezz’ora la mia valigia piena di arancine e cannoli”, penso.

Chissà perché sui voli Ryanair non c’è mai abbastanza spazio per i bagagli a mano.
“Buonasera signori, iniziamo ad imbarcare”, la voce dello steward mi fa sorridere. Non è come negli altri aeroporti del mondo, non c’è quella serietà, quel rigore che sono abituata a vedere in queste occasioni. È divertente, è come essere in famiglia, nell’aria c’è serenità e un pizzico di ironia. Amo la Sicilia.

20.30, l’aereo ancora non è arrivato. Un bambino mi chiede il mio nome, vuole una caramella.
20.40, un’anziana è preoccupata. Partiremo in ritardo.

Incontro i tre ragazzi di Como conosciuti sul volo di andata. Cinque giorni fa eravamo tutti più felici, eravamo appena arrivati in Sicilia. Loro erano pronti per un matrimonio, io avrei rivisto la mia famiglia, i miei amici..
Sono le 21. Gli steward sono palesemente imbarazzati. Un uomo distinto, dall’aria severa, ma desolata prende il microfono. Il punto è semplice: causa maltempo il volo Comiso-Malpensa delle 20.40 è stato cancellato.

La gente impietrita, il silenzio. Cinque secondi di immobilità, poi il pianto di una bambina che voleva andare dal suo papà a Milano. Improvvisamente il delirio.
C’è poco da fare. L’aereo che da Malpensa sarebbe dovuto arrivare a Comiso non è riuscito ad atterrare per il troppo vento. Il pilota ha fatto tre tentativi, al quarto ha rinunciato per non rischiare di finire il carburante ed è dirottato su Catania. Così almeno ci è stato detto. È il panico.

Le alternative offerte dalla compagnia aerea sono due: puoi chiedere il rimborso del volo sul sito online oppure prendere il primo volo disponibile, ovviamente senza costi. Pernottamento in albergo ad Acireale compreso.

Ovviamente il rimborso è richiesto da pochi. Se la gente è qui è perché deve raggiungere Milano. Tutti in fila allora. Tutti a sperare in posti disponibili su altri voli, per domani, dopodomani, anche da Catania.
La Ryanair offre posti su aerei in partenza domani da Catania diretti a Roma, Torino, Bologna, Trieste.

177 persone però devono raggiungere Milano. Mi accorgo che la gente inizia a perdere la pazienza. Un uomo in divisa di vigilanza sta chiedendo chi di noi voglia salire sul pullman per Catania. Disorientamento totale. Catania? Ma la gente non sa ancora che volo prendere. Perché questo vigile, poliziotto, carabiniere (cosa sei?) ci sta chiedendo di salire su un pullman?

Io non capisco più nulla. Come me Sofia, quarant’anni, un concorso domani alle 14 a Milano. Lo aspetta da quattro anni. “Non lo farà”, penso, ma lo tengo per me.
Lo steward sta distribuendo dei fogli da compilare per chi deve raggiungere Milano per motivi di salute o di lavoro. Dice che avranno loro la precedenza. In realtà la fila per i biglietti è una, nessuno ascolterà per quale motivo ognuno di noi abbia bisogno di arrivare a Milano.

Sofia grida che questa è un’ingiustizia. Lo steward dice che non è colpa sua se noi ultimi in fila non siamo riusciti ad arrivare primi. Il cinquantenne dietro di me perde le staffe, pensa che la soluzione sia prendere a botte tutti e scavalcare la fila. Per fortuna non lo fa e invece decide di andarsene.
Sono le 22. Per domani sono rimasti posti solo sul volo delle 15.20, partenza da Catania, direzione Roma. Da lì poi ognuno di noi dovrà trovare un modo per raggiungere Milano, a proprie spese, in futuro rimborsabili dalla compagnia aerea. Mi scappa una risata quasi isterica. Offro arancine e cannoli ai ragazzi di Como.

Un signore è preso dallo sconforto. Non può pagare il treno da Roma a Milano.
Alle 23 arriva papà a riprendermi. Sarò una delle poche fortunate a poter tornare a dormire a casa. Il primo volo disponibile per Milano è venerdì sera. Guardo papà, guardo lo steward, di nuovo papà, ancora lo steward… perché non cogliere l’occasione per trascorrere il weekend in Sicilia?!
Ore 23.30, sono in macchina. Torno a casa a Modica. In fin dei conti sono felice, altri quattro giorni con mamma e papà, pranzo dai nonni, altri giorni di vacanza.
Sono però certa che gli altri 176 passeggeri non siano così contenti.

Sofia perderà il concorso atteso per una vita, l’amministratore di condominio di Como dovrà disdire la sua riunione. Chissà come starà quel ragazzo che ho visto arrendersi perché “avevo una visita medica a Milano domani mattina”, chissà che tipo di visita.

Io sono felice, ma molta gente non lo è. 177 persone dovevano essere a Milano stasera e la soluzione migliore offerta dalla Ryanair è stato un posto in Hotel ad Acireale e un volo per Roma per domani pomeriggio. Ottimo.
Torno a casa.

Lettera firmata

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