“L’onestà e la correttezza istituzionale non sono concetti astratti ma obiettivi da perseguire giorno dopo giorno”

Nino Minardo, candidato alla Camera, non transige sul tema. Non ha dubbi. “L’onestà, la correttezza, il comportamento specchiato, è un prerequisito, non un requisito ‘sbandierabile’ e su cui lucrare consenso.

40 anni lo scorso 5 febbraio, Nino Minardo è di nuovo in prima linea in questa kermesse, forte anche di un attestato di stima e di riconoscimento che il partito gli ha dato attraverso la candidatura al vertice di un collegio proporzionale in Sicilia orientale. “Ho sempre privilegiato la politica dei fatti e non quella delle parole; ho, per mia scelta, parlato poco ed agito tanto. Ho una sorta di ‘stella polare’ del mio impegno che è il mio Territorio, la mia Provincia, la mia Città. Io credo che questo lembo di Sicilia dove vivo da sempre, abbia potenzialità straordinarie, solo parzialmente espresse. Ne sono convinto. Mi adopero, nel mio impegno istituzionale, perché vengano fuori attraverso opportunità che possiamo creare”. I risultati? “Come ho detto, non mi va di ‘elencare’ ciò che abbiamo fatto, che ho fatto. La rete aiuta…. Certo, avere ‘salvato’ dalla retrocessione l’ospedale di Modica/Scicli dopo un cervellotico ‘Piano di riordino sanitario’ ordito dalla Regione che aveva messo la sanità modicana in un angolo o avere emendato la Legge di Stabilità del 2015, stanziando 20 mln di euro per la Continuità Territoriale in Sicilia, o la battaglia per dotare di telecamere gli asili nido, le case di riposo dopo i brutti casi di maltrattamenti ai più deboli venuti alla cronaca e di cui non ne è stata esente anche la mia Città, sono alcune delle cose che mi piace dire. Ma, come detto, sono solo alcune…”.

“Io ci credo ad una Sicilia migliore, ad una classe dirigente ‘nuova’ ma soprattutto capace e capace di dare una svolta a quest’Isola, che sia nel segno degli esempi migliori e nella continuità di essi, è possibile”. Minardo, quando dice questo, lo fa con convinzione, con la certezza e la consapevolezza che un futuro si ‘segna’ attraverso gli esempi. “Noi abbiamo il dovere civico, morale, di genitori e di figli di questa Terra, di seminare legalità. E, nel nostro ruolo, di essere di esempio. Sono padre di quattro figli, ancora in tenera età. Io voglio che crescano qui, in Sicilia, nella mia e nella nostra Terra. Che sia un luogo bello e vivibile; io avverto forte questa responsabilità e faccio in modo che ogni mia azione, che ogni mia scelta, che ogni mio voto in aula, che ogni mio atto, sia verso questa direzione”.

Che Italia verrà fuori dal 4 marzo? “Io spero migliore, diversa. Governata da chi ha già detto di volere equità fiscale, di voler guardare a chi ha bisogno raddoppiando i minimi della pensione, di volere investire al Sud, in un sistema infrastrutturale davvero da terzo millennio. Che sia collegata all’Italia attraverso un ‘Ponte’ che non può essere certificato come coacervo del male e per questo da non fare. Altrimenti, è finita! Se ogni cosa che si deve fare in Sicilia, che ci serve per avvicinarci di più all’Europa, deve essere ‘certificata’ come appannaggio del malaffare, restiamo fermi, al palo. Basta! Siamo noi che abbiamo il dovere di una Sicilia migliore. Noi che la rappresentiamo, noi che governiamo. Noi che ci viviamo. Vuol dire che alzeremo ancora di più la linea di difesa dalle aggressioni del peggio e sapremo fortificare gli anticorpi della denuncia che ci sono e le barriere che faremo. Io credo che sia possibile. E che si debba fare…”

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