La mafia a Caltanissetta e Gela: “situazione preoccupante”. Le famiglie da “sconfiggere”

Uno dei rapporti più preoccupanti della Relazione semestrale della Direzione Investigativa Nazionale Antimafia, relativamente alla Sicilia, riguarda proprio la Provincia di Caltanissetta ed in particolare la città di Gela.

È proprio nella città di Gela che la guardia non va assolutamente abbassata, anzi, si registra una preoccupante recrudescenza delle “famiglie” al comando delle consorterie criminali.

Cosa Nostra gelese conserva una propria espressione identitaria. Sul territorio, però – si legge nella relazione -, si registra la presenza di alcuni gruppi minori, soggetti alla leadership di giovani legati a consorterie mafiose”.

mappa-mafia-cosa-nostra-05-caltanissettaSul territorio provinciale di Caltanissetta, infatti, si continua a registrare la connivenza tra Cosa Nostra e la Stidda ed i gruppi criminali mafiosi (come si può vedere dalla mappa) si distribuiscono in 4 mandamenti, che sono: quello di Vallelunga Pratameno con il boss Giuseppe Piddu Madonia che continua a tenere le redini ed i collegamenti con le famiglie di Caltanissetta e San Cataldo; poi c’è il mandamento di Mussomeli con le famiglie criminali di Campofranco e Sutera, Serradifalco, Milena, Bompensiere e Montedoro. A sud della provincia la convivenza nel tessuto economico di Stidda e Cosa Nostra con i mandamenti di Riesi e Gela.

Ed è proprio nel gelese che si registra “una crescente insofferenza delle organizzazioni mafiose verso l’azione di contrasto posta in essere dalle Istituzioni e nei riguardi dell’impegno legalitario, di cui sono protagonisti settori della società civile e, soprattutto, la locale Confindustria”.

Sono in aumento sul territorio, infatti, azioni intimidatorie nei confronti delle persone più in vista dell’associazionismo.

Vi è una strategia diversa nell’ultimo periodo, rispetto a quella di “inabissamento”.

Oltre alle estorsioni ed all’usura, sempre più forti sono lo spaccio ed il traffico di sostanze stupefacenti. La coartazione e le intimidazioni rimangono lo strumento principale per prelievi forzosi o per condizionare processi decisionali, relativamente a finanziamenti pubblici.

Negli ultimi mesi la Dia nissena ha sequestrato in tutta la provincia imprese, terreni, edifici e vetture a imprenditori e affiliati che hanno siglato il «patto di sangue» con Cosa Nostra e la Stidda.

Nell’ambito della riorganizzazione della mafia fra Gela e Niscemi va ricordata l’operazione di inizio 2014, nella quale Squadra Mobile di Caltanissetta e commissariati di Polizia di Niscemi e Gela, hanno fatto scattare le manette ai polsi di Alessandro Barberi, gelese di 62 anni; Alberto Musto, 28 anni originario di Vittoria; e i niscemesi Luciano Albanelli, 36 anni, Fabrizio Rizzo di 39, Alessandro Ficicchia, 37 anni e Salvatore Blanco 49 anni, quest’ultimo residente a Crema.

Alessandro Barberi è stato il riconosciuto capo mandamento di Gela e Niscemi, era stato scarcerato il 24 Giugno del 2011 e sottoposto a sorveglianza speciale. Storico uomo d’onore della famiglia di Gela, consuocero e braccio destro di ‘Piddu Madonia’.

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