E’ stata battezzata “Visir” l’operazione dei carabinieri che ha sferrato un duro colpo ai fiancheggiatori del latitante Matteo Messina Denaro. I militari del Ros e del comando provinciale di Trapani hanno eseguito un provvedimento di fermo, emesso dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo, nei confronti di 14 persone accusate di associazione mafiosa, estorsione, detenzione illegale di armi e altri reati aggravati dalle finalita’ mafiose. Al centro delle indagini la cosca di Marsala, di cui sono stati delineati gli assetti e le gerarchie. Documentate anche tensioni interne per la spartizione delle risorse finanziarie e l’intervento di mediazione, nel 2015, del superlatitante di Castelvetrano. In tale quadro, le indagini hanno fornito inediti e importanti elementi in ordine alla operativita’ e alla possibile periodica presenza di Messina Denaro nella Sicilia occidentale. I particolari dell’operazione forniti alle 10.30 al Comando provinciale carabinieri di Trapani.
Mafia: Messina Denaro nel 2015 a Marsala, “Muovo mio esercito”
Matteo Messina Denaro il ‘pacificatore’ era pronto a tornare in azione risolutamente per sedare le tensioni nella cosca di Marsala. In realta’ non ce n’e’ stato bisogno: i suoi diktat sono indiscutibili. Ma quel che conta e’ che si era detto “pronto a muovere” il suo “esercito”, perche’ questo da’ un’indicazione della forza attuale del superlatitante, da 24 anni un ‘fantasma’ come Provenzano lo fu per oltre quattro decenni. Quell'”esercito” – come emerge dall’indagine culminata oggi nell’operazione “Visir” dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Trapani, coordinata dalla Dda di Palermo e culminata nel fermo di 14 fedelissimi del capomafia – era pronto a mettersi in marcia per placare le tensioni interne, a un passo dall’esplodere per la spartizione delle risorse finanziarie accumulate con affari illeciti come le estorsioni. Cosi’ emerge che l’imprendibile boss nel 2015 era a Marsala. “Iddu u dissi”, “lui l’ha detto”, si sente affermare in un dialogo fitto e accorto tra due affiliati intercettati mentre sostenevano che il ‘fantasma’, erede di Toto’ Riina, aveva trovato provvisoria dimora tra le campagne marsalesi e che voleva che si ristabilisse la pace o sarebbero intervenuti i suoi numerosi soldati per ristabilirla. In tale quadro, spiegano gli investigatori, “le indagini hanno fornito inediti e importanti elementi in ordine alla operativita’ e alla possibile periodica presenza di Messina Denaro nella Sicilia occidentale”. E’ cosi’ scattato il blitz, anche per fermare un probabile omicidio, nuovo capitolo di tensioni mai sopite. “Iddu” forse e’ altrove, ma la caccia continua.