Sono 39 le persone arrestate dalla polizia su delega della Procura distrettuale antimafia di Catania: smantellato e decapitato il clan Scalisi attivo ad Adrano, articolazione dei Laudani di Catania. Le indagini hanno consentito di verificare come la cosca sottoponesse sistematicamente ad estorsione la gran parte delle attivita’ commerciali nel territorio adranita, in primo luogo il mercato ortofrutticolo. La misura cautelare, eseguita dalla Squadra mobile di Catania e dal commissariato di Adrano, contesta, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso con l’aggravante di essere l’associazione armata, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio, tentato omicidio, estorsione, rapina, furto, ricettazione, reati in materia di armi, danneggiamento seguito da incendio, con l’aggravante di aver commesso il fatto in nome e per conto della cosca mafiosa Scalisi e al fine di agevolarne le attivita’ illecite.
Mafia: mani su mercato nel Catanese, imposto ‘dazio’ a produttori
Il clan Scalisi federato con i Laudani di Catania ha imposto nel Comune di Adrano un dazio criminale sulle merci a tutti i produttori che conferivano nel paese prodotti vari, dalla carne alle uova all’ortofrutta. E’ quanto emerge dall’operazione antimafia della Mobile e del commissariato di Adrano che ha arrestato 36 delle 39 persone. I clan controllava il traffico delle merci con i propri uomini dislocato su tutto il territorio e pronti a bloccare coloro che entravano in paese con camioncini e furgoni pretendendo il pagamento della tassa. La polizia ha scoperto 22 casi tra estorsioni e tentate estorsioni. Le indagini hanno consentito di verificare come la cosca sottoponesse sistematicamente ad estorsione la gran parte delle attivita’ commerciali nel territorio adranita, in primo luogo il mercato ortofrutticolo. La misura cautelare, eseguita dalla Squadra mobile di Catania e dal commissariato di Adrano, contesta, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso con l’aggravante di essere l’associazione armata, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio, tentato omicidio, estorsione, rapina, furto, ricettazione, reati in materia di armi, danneggiamento seguito da incendio, con l’aggravante di aver commesso il fatto in nome e per conto della cosca mafiosa Scalisi e al fine di agevolarne le attivita’ illecite.
Il clan Scalisi di Adrano, secondo quanto confermato dall’operazione “Illegal Duty”, era ancora saldamente in mano a Giuseppe Scarvaglieri di 49 anni, noto come ‘Pippu u zoppo’, gia’ detenuto, ritenuto e definito dagli affiliati del clan una “autorita’ suprema”. Detenuto per altra causa, il boss comandava dal carcere affidando i suoi ordini ad Alfredo Mannino, suo braccio destro, che li divulgava al gruppo criminale. Agli atti dell’inchiesta c’e’ una lettera dal carcere di Scarvaglieri, rivolta a uno degli affiliati; la polizia ha intercettato Mannino mentre la legge a uno del suo gruppo, tra i tre ricercati dopo il blitz. Tra gli altri destinatari della misura restrittiva figura Massimo Di Maria, esponente dell’articolazione operativa su Paterno’ della famiglia Laudani di Catania, in stretti rapporti con il gruppo adranita. Dalle intercettazioni e’ emerso che il gruppo criminale manteneva un capillare controllo del territorio di Adrano dove la cosca sottoponeva sistematicamente a estorsione la gran parte delle attivita’ commerciali, compreso il mercato ortofrutticolo, all’interno del quale, non solo ogni titolare di box era tenuto a pagare una somma mensile, ma doveva versare un dazio per accedere, per scaricare la merce o acquistare all’ingrosso. Contestato a Scarvaglieri, Alfredo Bulla e Alessio La Manna anche il tentato omicidio di Franceco Coco, 40 anni, pregiudicato, in atto detenuto, elemento di spicco del clan Scalisi, sfuggito per pure caso all’agguato nel corso del quale erano stati esplosi diversi colpi d’arma da fuoco nell’estate del 2014, per contrasti maturati in seno alla cosca. Le investigazioni hanno pure attestato che, dopo un lungo periodo di aperta conflittualita’ tra le cosche Scalisi e Santangelo “Taccuni” che si contendono il controllo delle attivita’ illecite nel comprensorio di Adrano, era stata raggiunta un’intesa in forza della quale, oltre a spartirsi equamente i proventi di alcune estorsioni, erano impegnate in altri comuni affari illeciti, compreso lo smercio di droga. Non solo estorsioni, dunque. Tra i reati commessi dall’organizzazione Scalisi sono emerse alcune violente rapine a mano armata. Tra le altre, quella commessa il 14 dicembre 2014, quando un commando composto da cinque affiliati alla cosca, utilizzando un autocarro Iveco Daily e una Fiat Uno hanno investito il furgone condotto da un commerciante cinese che ha tenattod i reagire e’ che per questo e’ stato ferito con un colpo d’arma da fuoco: bottino 200.000 euro. Poi il furto in un deposito di slot-machine di 36.000 euro in contanti e 15.000 in assegni.
I NOMI DEGLI ARRESTATI:
L’ordinanza eseguita dalla polizia di Stato su delega della Dda di Catania ha riguardato 36 presunti appartenenti al clan Scalisi di Adrano, arrestati nell’operazione “Illegal Duty” che ha azzerato la cosca e disvelato un sistema di estorsioni e ‘dazi’ nel mercato dell’ortofrutta del centro del Catanese. Sette provvedimenti restrittivi sono stati notificati in carcere ad altrettanti detenuti. Altre tre persone sono ricercate. Sono stati rinchiusi in carcere Alfredo Mannino, di 53 anni, Vincenzo Biondi, di 40, Giuseppe Mannino, di 54, Salvatore Severino, di 38, Claudio Zermo, di 37 – quest’ultimo arrestato a Genova – Salvatore Di Primo, di 26, Biagio Mannino, di 30, Alfredo Bulla, di 33, Alessio La Manna, di 29, Roberto Alongi, di 41, Antonino Furnari, di 21, Agatino ed Antonino Leanza, rispettivamente di 23 e 21 anni. In carcere sono anche finiti Nicola Santangelo, di 41 anni, Agatino Perni, di 40, Giuseppe Maccarrone, di 29, Pietro Castro, di 20, Vincenzo Valastro, di 21, Vincenzo Pellegriti, di 23, Salvatore Scafidi, di 20, Sebastiano Salicola, di 28, Angelo Bulla, di 32, Mauro Giuliano Salamone, di 26. In manette anche Angelo Calamato, di 37 anni, Giuseppe Pietro Lucifora, di 40, Alfio Lo Curlo, di 25, Maurizio Amendolia, di 48, Alfredo Pinzone, di 53, Emanuel Bua, di 27. In carcere il provvedimento restrittivo e’ stato notificato a Giuseppe Scarvaglieri, di 49 anni, Pietro Maccarrone, di 48, Pietro Severino, di 60, Massimo Merlo, di 45, Carmelo Scafidi, di 50, Giuseppe Sinatra, di 22 e Massimo Di Mari, di 39.