La Cassazione ha confermato la sentenza di condanna per otto favoreggiatori del latitante Matteo Messina Denaro, nodi della rete di comunicazione del capomafia, basata sui ‘pizzini’. Si tratta del processo scaturito dall’operazione “Golem 2” alle cosche trapanesi.
Il Pg aveva formulato delle richieste rigettate e considerate inamissibili dai giudici di terzo grado. Condannato dunque a 12 anni e 6 mesi il cugino del capomafia Giovanni Filardo, accusato di associazione mafiosa nell’ambito del processo; altrettanti al cognato Vincenzo Panicola; 14 anni e 6 mesi all’imprenditore Giovanni Risalvato; 12 anni a Maurizio Arimondi; 13 a Tonino Catania e a Lorenzo Catalanotto; 4 a Marco Manzo; 2 anni e 3 mesi a Nicolo’ Nicolosi. Nel processo di primo grado (poi confermato in appello) venne condannato a 10 anni di reclusione anche il latitante Matteo Messina Denaro.
Risarcite come parti civili: Libero Futuro, Associazione Addiopizzo, Comuni di Castelvetrano e Campobello di Mazara, Confindustria Trapani, Partito democratico, Provincia di Trapani, associazioni antiracket di Marsala e Trapani.
L’inchiesta, dalla quale e’ scaturito il procedimento, e’ stata svolta dalla Squadra Mobile di Trapani e scatto’ nel marzo 2010 conducendo in galera 19 persone, accusate di aver agevolato la latitanza di Messina Denaro. E’ l’operazione di polizia nella quale emerse la collaborazione dell’imprenditore Nicola Clemenza, imprenditore oleario vittima di estorisioni e la corrispondenza – coperta dal Sisde – tra il latitante e Antonio Vaccarino, al quale era stato affidato l’alias Svetonio.
In galera fini’ anche il fratello del capomafia, Salvatore Messina Denaro, ma la sua posizione e’ stata stralciata. Durante le indagini gli agenti ascoltarono in diretta la preparazione e le reazioni ad un attentato incendiario infilitto ad un consigliere comunale di Castelvetrano: “cosi non ci scassa piu’ la minchia”, commento’ uno di loro.
Infine il capitolo pizzini che, in continuita’ con l’operazione “Golem I”, confermo’ agli investigatori il sistema di comunicazione di Messina Denaro: chiudere il pizzino con lo scotch, per evitare l’apertura da parte dell’intermediario e garantendo la ricezione al destinatario. Un metodo ulteriormente confermato dall’operazione Ermes dello scorso anno.