Nuovi sigilli per la figlia del boss di Messina. I finanzieri hanno eseguito un nuovo provvedimento di sequestro di un bar a carico della figlia del capomafia Salvatore Sparacio. Quest’ultimo – recentemente coinvolto nell’operazione antimafia “Provinciale”, eseguita da finanzieri del Nucleo Pef di Messina, carabinieri e polizia di Stato – era stato sottoposto, lo scorso aprile, alla misura della custodia cautelare in carcere per associazione per delinquere di stampo mafioso, trasferimento fraudolento di valori e scambio elettorale politico-mafioso. A settembre, in una nuova ordinanza di misure cautelari emessa dal gip, su richiesta della procura, e’ stato contestato alla figlia del boss il reato di trasferimento fraudolento di valori in quanto, secondo ipotesi d’accusa, al fine di eludere le disposizioni in materia di misure patrimoniali previste dal Codice Antimafia, assunto la titolarita’ delle attivita’ commerciali nel centralissimo corso Cavour, meta preferita della movida giovanile. Disposto dunque il sequestro preventivo di due attivita’ commerciali, una quota pari al 25% di una srl, due fabbricati, un’auto denaro contante pari a 15 mila euro. Gli specialisti del Gico hanno inoltre accertato, la disponibilita’ da parte del boss di un ulteriore esercizio commerciale. L’attivita’ economica, fittiziamente gestita dalla figlia del predetto boss, presenta un valore sproporzionato rispetto alle lecite fonti di reddito dichiarate dal nucleo familiare del boss. Per tale ragionexilxTribunale del riesame ne ha disposto il sequestro preventivo.
Dopo un primo sequestro dello scorso settembre, la procura di Messina aveva fatto appello al Riesame chiedendo il riconoscimento dell’aggravante mafiosa per la donna e il sequestro preventivo di un altro bar in viale della Liberta’. Il Riesame, presieduto dal giudice Massimiliano Micali, ha accolto la richiesta dei magistrati della Dda. Secondo i giudici il fatto che Salvatore Sparacio, “come acclarato con pronuncia incidentale cautelare divenuta definitiva, lungi dall’essere un partecipe semplice dell’organismo associativo facente capo a Giovanni Lo Duca, e’ da ritenersi soggetto al vertice di un altro sodalizio mafioso operante nella medesima zona di Provinciale, cambia la situazione”. Questo fatto, secondo il Tribunale del Riesame “offre una chiave di lettura diversa rispetto ai plurimi delitti di intestazione fittizia a lui contestati nella originaria rubrica in concorso con gli altri sodali gia’ oggetto di titolo cautelare a carico del predetto Sparacio…”. Sempre secondo i giudici “non puo’ porsi in dubbio, con la stessa valenza gravemente indiziaria, che anche l’intestazione fittizia dei locali in capo alla figlia Sparacio Stefania rispondesse alla stessa logica elusiva volta a schermare tali beni di fronte alla possibilita’ di essere attinti da misure ablative di prevenzione, cosi accrescendo le potenzialita’ economiche della capeggiata congrega da cui per altro provenivano le risorse impiegato per il loro acquisto”. La riprova secondo i giudici arriva dalle immagini delle registrazioni effettuate dalla Guardia di finanza. “Sotto il profilo soggettivo – scrivono ancora i giudici – non puo’, quindi, essere parimenti in dubbio, almeno nei limiti altamente probabilistici tipici della presente sede, il riconoscimento della citata aggravante in capo all’odierna indagata Stefania Sparacio”