Era il 7 novembre 2005, nella sede della Cgil Toscana, in Via Pier Capponi, era stata convocata una conferenza stampa, in previsione del congresso regionale del Silp-Cgil, di cui ero il segretario.
Erano presenti molti giornalisti. Ricordo che, dopo l’incontro con la stampa, quando uscirono le prime notizie, si scatenò il putiferio. Iniziai a ricevere telefonate di sbigottimento. Molti, cadevano dalle nuvole e, poi, mi chiedevano: “Ma sei sicuro di quello che hai detto?” Io rispondevo con dati alla mano, incontrovertibili.
La cosa incredibile e strana fu che, all’indomani della conferenza stampa, in occasione del congresso regionale del Silp-Cgil, nel corso del quale era previsto anche l’intervento del compianto Piero Luigi Vigna, gli assenti erano molti, troppi.
Chissà come mai, eppure l’ “antipasto” era gustoso…
Dimenticavo, io e il Calleri, fummo anche presi a verbale come persone informate sui fatti. Qualcuno si era dimenticato che il sottoscritto era un ufficiale di polizia giudiziaria, quindi già obbligato a riferire al pubblico ministero, per iscritto e senza ritardo, ogni eventuale notizia di reato.
Rileggendo gli articoli di giornale, ci si può rendere conto che, a distanza di 9 anni, nulla sia cambiato, anzi…
Mafia in Toscana, è allarme
da la Nazione 8/11/05
FIRENZE — La mafia in Toscana è già presente, si sta espandendo, ma le forze dell’ordine non sono sufficienti a contrastarla. L’allarme arriva proprio dal Silp, il sindacato delle forze di polizia della Cgil, e dalla fondazione Antonino Caponnetto, impegnata nella lotta alla mafia.
Tanti, troppi, gli episodi in Toscana riconducibili a criminalità organizzata italiana o straniera, a partire dal mondo della prostituzione, dello spaccio di stupefacenti, dalle rapine a mano armata fino alla gestione dei rifiuti e anche all’aumento spropositato dei prezzi delle case negli ultimi anni a Firenze, dovuto ai grossi investimenti immobiliari della mafia. Tra le aree più esposte a infiltrazioni di origine mafiosa la Versilia e buona parte della costa, insieme a Montecatini e Firenze.
«La microcriminalità non esiste più — dice Salvatore Calleri, presidente della fondazione Caponnetto — Il gioco d’azzardo, le scommesse, la contraffazione della merce, il riciclaggio, sono gestiti da gruppi fortemente organizzati».
«Le mafie in Toscana sono tante e diverse — spiega — Camorra, ‘ndrangheta, Cosa Nostra, controllano il gioco d’azzardo e delle scommesse, l’abusivismo commerciale, lo smaltimento dei rifiuti, il traffico di stupefacenti e di armi, il riciclaggio di denaro sporco in attività imprenditoriali».
«Le mafie in Toscana sono tante e diverse — spiega — Camorra, ‘ndrangheta, Cosa Nostra, controllano il gioco d’azzardo e delle scommesse, l’abusivismo commerciale, lo smaltimento dei rifiuti, il traffico di stupefacenti e di armi, il riciclaggio di denaro sporco in attività imprenditoriali».
Le organizzazioni criminali straniere, di nazionalità cinese, slava, albanese, nigeriana, rumena, sono specializzate in narcotraffico, sfruttamento della prostituzione, tratta dei clandestini, commercio abusivo. «In forte crescita — continua Calleri — è la mafia russa che sta raggiungendo la Liguria».
«I segni della presenza della criminalità mafiosa nella nostra regione — aggiunge — sono evidenti in tanti episodi ormai all’ordine del giorno: i cinesi che comprano attività commerciali in contanti, chi rifornisce i vù cumpra’ di merce contraffatta, il gioco delle tre carte al mercato di San Lorenzo, l’aumento della prostituzione per le strade, i parcheggiatori abusivi, la presenza di famiglie mafiose nelle nostre città. Tutti eventi che le amministrazioni locali e nazionali sembrano sottovalutare».
«I segni della presenza della criminalità mafiosa nella nostra regione — aggiunge — sono evidenti in tanti episodi ormai all’ordine del giorno: i cinesi che comprano attività commerciali in contanti, chi rifornisce i vù cumpra’ di merce contraffatta, il gioco delle tre carte al mercato di San Lorenzo, l’aumento della prostituzione per le strade, i parcheggiatori abusivi, la presenza di famiglie mafiose nelle nostre città. Tutti eventi che le amministrazioni locali e nazionali sembrano sottovalutare».
Ci sono poi altri segnali, secondo Calleri, che rendono ancora più preoccupante la situazione: «L’aumento indiscriminato del prezzo delle case, la gestione dei rifiuti, il lavoro nero anche negli appalti pubblici: sono episodi che fanno temere sempre crescenti infiltrazioni criminali».
Eppure, lamenta il segretario regionale Silp Cgil Renato Scalia, a fronte di un incremento della criminalità, mancano le forze per arginare il fenomeno. «Gli operatori della polizia di Stato in Toscana sono circa 5000. Ne mancano almeno altri 800. La finanziaria per il 2006 prevede un ulteriore taglio dei fondi al nostro settore del 20%. Non siamo in grado di lavorare al meglio in queste condizioni: non riusciamo a monitorare gli spostamenti economici in provincia e le ditte che partecipano ai grandi appalti. Non siamo in grado di tenere sotto controllo la situazione e il rischio è che ci sfugga di mano».
Un particolare allarme viene lanciato anche per l’appuntamento del 26 novembre, con il congresso della fondazione Caponnetto al quale sono attese personalità nazionali, tra cui il nuovo procuratore antimafia Piero Grasso, per la prima volta in visita a Firenze. «Al momento — denuncia Scalia — temiamo che la città non sia in grado di garantire la loro sicurezza».
Un particolare allarme viene lanciato anche per l’appuntamento del 26 novembre, con il congresso della fondazione Caponnetto al quale sono attese personalità nazionali, tra cui il nuovo procuratore antimafia Piero Grasso, per la prima volta in visita a Firenze. «Al momento — denuncia Scalia — temiamo che la città non sia in grado di garantire la loro sicurezza».
Manuela Plastina
Le mafie prosperano e mancano 800 agenti
Mario Lancisi sul Tirreno 8/11/05
Mario Lancisi sul Tirreno 8/11/05
FIRENZE. Paradossi italiani. Aumenta il crimine, diminuiscono i poliziotti. E ancora: imperversano le mafie e il governo Berlusconi taglia il 20 per cento le risorse destinate alle forze dell’ordine. Questo è quanto denuncia Renato Scalia, segretario regionale del Silp, il sindacato dei poliziotti aderente alla Cgil, che terrà oggi il congresso toscano.
Nella nostra regione i poliziotti sono 5mila: 500, il dieci per cento, appartengono al Silp. Mentre cresce l’allarme per le mafie di tutti colori e di tutte le etnie che stanno insidiando la Toscana – almeno secondo il preoccupato allarme del Silp e della fondazione Caponnetto – i poliziotti sono pochi, male attrezzati e impiegati soprattutto in lavori più burocratici che di indagine. «Siamo troppo pochi – ha spiegato – per poter affrontare e monitorare in maniera più approfondita il problema. Anche la prossima Finanziaria non ci aiuta e prevede tagli del 20% per le risorse destinate alle forze dell’ordine», si lamenta Scalia.
Prendete la legge Bossi-Fini. Un aggravvio di lavoro. Dietro la scrivania: fogli, permessi da rinnovare, documenti da compilare. Un esercito di scartoffie per arginare e regolarizzare il fenomeno degli immigrati, aumentati in Toscana in pochi anni da 20mila a 85mila. «Risultato: gli immigrati regolari si devono sottoporre a file estenuanti per tenersi in regola, i criminali invece nuotano in questo mare burocratico come pesci», osserva Scalia.
Quanto più logico sarebbe – fa capire il segretario del Silp – semplificare la burocrazia dei permessi per gli immigrati che sbarcano in Italia per lavoro in modo da destinare il personale di Polizia al controllo della manovalanza del crimine, sempre più in mano a immigrati clandestini. Tenere a bada quelli regolari impedisce di controllare gli irregolari, altro paradosso.
Per arginare il crimine in Toscana, secondo il Silp, la ricetta è presto detta: 800 poliziotti in più, maggiori risorse e utilizzo delle forze dell’ordine per le indagini anziché per le scartoffie burocratiche. Una ricetta che nasce da un allarme molto preoccupato: l’aumento delle mafie in Toscana.
Dice Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Antonino Caponnetto: «La mafia non è un problema esclusivo della Sicilia, ma riguarda tutto il Paese. In Toscana registriamo una crescita della malavita organizzata sia italiana che straniera, soprattutto cinese e russa, che da tempo investe nella regione». Da qui l’invito «a non abbassare la guardia, specie per quanto riguarda il sistema degli appalti pubblici».
Dice Scalia: «Non esiste più la microcriminalità. Ora anche il piccolo crimine è gestito dalla grande criminalità». Le cosiddette mafie. Che in Toscana sono almeno nove. Dalla camorra che controlla il gioco d’azzardo delle scommesse, lo smaltimento dei rifiuti e l’abusivismo commerciale all’’ndrangheta, impegnata sul versante della droga, degli appalti e del riciclaggio. Da Cosa nostra, che si occupa di droga, armi e riciclaggio di attività imprenditoriali, alla mafia cinese che sfrutta la prostituzione, il commercio abusivo e il riciclaggio. Dalla mafia albanese – droga, prostituzione e tratta clandestini – a quella russa – riciclaggio, sfruttamento e tratta clandestini -. Per finire alle mafie slava, rumena e nigeriana, per le quali il business è dato soprattutto dalla tratta degli immigrati e dalla prostituzione.
(Renato Scalia)