Cosa Nostra ritorna operativa nella provincia di Ragusa in “coabitazione” con il gruppo della Stidda.
La nuova relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia è molto netta nella parte relativa alla provincia Iblea ed illustrata ieri a Roma.
Nella relazione dello scorso anno la “presenza di Cosa Nostra sembrava in diminuzione ma ha ripreso vigore nell’anno alle spalle”.
I nomi ed i cognomi sono “chiari” (nella Relazione della Dna) e li andiamo a vedere uno per uno, con le relative appartenenze territoriali e di sodalizio criminale.
I “capi” indiscussi delle organizzazioni criminali in provincia sono tre:
Da un lato la leadership della Stidda nel vittoriese è oramai riconosciuta in Filippo Ventura, dall’altro quella di Mario Campailla (detto “Mario ‘u checcu” o “Saponetta” e nuovamente tornato in libertà) che, dopo l’arresto di Emanuele Firrisi, ha assunto il comando del riorganizzato gruppo della “Stidda” comisana.
Il terzo leader indiscusso è Francesco Mormina (detto Franco u Trinchiti), che comandava a Scicli e nello sciclitano.
VITTORIA E COMISO (OLTRE A POZZALLO)
La situazione a Vittoria sembra sempre più in evoluzione criminale. Da segnalare sempre la presenza del Clan Piscopo.
A Vittoria le più recenti investigazioni riconducono la leadership del gruppo mafioso e criminale in Filippo Ventura.
Vanno citati diversi nomi di (presunti) mafiosi, coinvolti in operazioni antimafia: Massimiliano Avola, Francesco Guastella, Enzo Rotante, Gianluca Rotante e Santo Ruggeri (sovrintendente di polizia dell’ufficio denunce del commissariato di Vittoria).
Il mafioso Massimiliano Avola, già condannato per mafia, è indicato da più collaboratori di giustizia come appartenente alla famiglia dei Piscopo, ed a falange di “Cosa Nostra” gelese.
Massimiliano Avola ha dato vita con i suoi sodali (già citati sopra) ad una sistematica attività di estorsioni e furti in danno degli imprenditori agricoli di Vittoria, svolgendo abusivamente e con minaccia l’attività di guardiania. Fra questi è stato arrestato dai suoi colleghi e fa capire la capacità criminale del gruppo, il poliziotto Santo Ruggeri, ritenuto un informatore del gruppo.
Il gruppo della “Stidda” presente segnatamente nei territori di Vittoria, Pozzallo e Comiso continua, attraverso i propri referenti, ad operare nel settore delle estorsioni, del traffico delle armi e di quello degli stupefacenti.
Per quanto riguarda la città di Comiso, dopo l’arresto di Emanuele Ferrisi, il gruppo della Stidda si è riorganizzata sotto il comando di Mario Campailla (detto “Mario ‘u checcu” o “Saponetta”) e nuovamente tornato in libertà.
L’arresto di Emanuele Ferrisi è avvenuto, insieme ad altre venti persone, per un vasto traffico internazionale di sostanze stupefacenti nel quale sono stati coinvolti, oltre il Firrisi, ed altri personaggi della “Stidda” comisana, diversi cittadini albanesi residenti nella provincia ragusana a conferma del dato, emerso pure dalle indagini svolte nel territorio di Catania, della provenienza albanese degli ingenti quantitativi di marijuana immessi nel mercato del territorio del distretto.
Dato confermato anche nel territorio di Vittoria dove è stata registrata la presenza di cittadini extracomunitari che hanno dato vita a sodalizi finalizzati al traffico di sostanze stupefacenti (cocaina, marijuana e hashish).
Non va dimenticato, infine, il ritorno in zona dei Carbonaro e l’omicidio (avvenuto il 14 dicembre) di Michele Brandimarte, presunto appartenente alla ‘Ndrangheta.
SCICLI
A Scicli si è affermato il gruppo criminale capeggiato da Franco Mormina (detto u Trinchiti), nei cui confronti e di altri indagati è stata applicata il 3 giugno del 2014 la misura cautelare in carcere e sono oggi al 41 bis (misura largamente confermata in sede di riesame).
Del gruppo fanno parte: Ignazio Mormina, 26enne figlio di Franco Mormina, anch’egli netturbino per il Comune di Scicli; Gianni Mormina, 46enne fratello di Franco, anch’egli netturbino per il Comune di Scicli; Giacomo (detto Giacomino) Fidone, 45enne pluripregiudicato sciclitano già ristretto in carcere per altre gravi vicende giudiziarie; Ugo Lutri (considerato il “bombarolo”), 54enne pluripregiudicato sciclitano con precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso ed altro.
Per la questione droga e nel filone iniziale dell’inchiesta sono coinvolti anche i Gesso, su tutti Roberto Gesso, considerato dagli inquirenti come il capo insieme a Franco Mormina.
La Direzione Nazionale Antimafia sembra – nei fatti – anticipare il giudizio sullo scioglimento del Comune per mafia, la cui relazione dei Commissari – dopo un lavoro intenso ed attento di sei mesi – è stata trasmessa dal Prefetto di Ragusa al Ministro degli Interni
“Il sodalizio criminale, avvalendosi della forza di intimidazione e della condizione di assoggettamento in cui versavano le vittime, ha imposto il suo controllo, compromettendone anche la regolare attività, sull’azienda che aveva l’appalto per la raccolta e gestione dei rifiuti solidi urbani per il Comune di Scicli.
Gli esiti delle indagini – scrive la Dna – hanno peraltro accertato l’esistenza di contatti tra alcuni degli indagati, raggiunti da provvedimento restrittivo, e politici/amministratori locali (segnatamente il Sindaco Francesco Susino) con il quale, il Mormina, aveva canali preferenziali”.
RAGUSA
La mano dei clan di Vittoria e Catania nell´appalto dei lavori al porto turistico di Marina di Ragusa e al porto di Scoglitti (riepilogo fuori da relazione Dna 2014 – sentenza novembre 2014).
Tre vittoriesi legati al clan della “Stidda” avevano ottenuto una tangente di 50mila euro da un imprenditore catanese che si era aggiudicato l’appalto dei lavori di rifacimento del porto turistico di Marina di Ragusa e di quello di Scoglitti.
I tre vittoriesi raggiunti già in carcere per la precedente operazione “Flashback” del 2008 assieme ad altre cinque persone per associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzato alle estorsioni sono Filippo Ventura (poi assalto per mancanza di prove), Paolo Cannizzo e Salvatore Fede (condannati a 6 anni e 8 mesi di reclusione), legati al clan Dominante.
Mentre Ventura era il (presunto) promotore del gruppo, gli altri due si erano recati fino a Catania per chiedere il «pizzo» e per contrattare con il clan dei Santapaola, sotto la cui protezione si trovava già l’imprenditore al quale erano stati in origine chiesti dagli “stiddari” 250mila euro, rispetto ai 50mila effettivamente versate per i lavori nei porti di Marina di Ragusa e Scoglitti. I due clan di Vittoria e Catania avrebbero quindi “contrattato” sulla “gestione” del taglieggiamento alla ditta etnea.
L’imprenditore, poi arrestato e condannato per mafia e diventato collaboratore di giustizia, è Alfio Giuseppe Castro, titolare della «Descamoter» di Catania e al quale sono stati sequestrati 18 milioni di euro di beni.
[…] giornalista Paolo Borrometi in un suo articolo del 26 Febbraio 2015 [consultabile al link http://www.laspia.it/mafia-nel-ragusano-tutti-i-nomi-ventura-mormina-sino-campailla/%5D. In un altro articolo dello scorso 14 Marzo [consultabile al link […]