“C’era un certo sfotto’, nel 1991, da parte di certi democristiani vicini a Cosa nostra quando Falcone venne chiamato da Martelli a Roma, a dirigere il dipartimento degli Affari penali del ministero di Grazia e giustizia. Sia da parte di soggetti mafiosi sia da parte di politici arrivavano lamentele per questa decisione assunta da Martelli”.
Lo sostiene il pentito Angelo Siino rispondendo alle domande dell’accusa nell’ambito del processo per la trattativa Stato-mafia. Secondo Siino, nel 1996, Giovanni Brusca aveva intenzione di uccidere Martelli. “Mi dissero che Martelli intratteneva una relazione con una donna palermitana, una certa Greco -aggiunge Siino- Brusca mi fece sapere che voleva uccidere Martelli perche’ aveva tradito e non aveva mantenuto la promesse”.
“Gioe’ in carcere mi disse che aveva avuto, in passato, rapporti con i servizi segreti. Devo dire che in quel periodo, nelle carceri, era piu’ facile dire chi non aveva rapporti con i servizi segreti che non il contrario…”.
Lo ha detto il collaboratore di giustizia Angelo Siino rispondendo alle domande di Nino Di Matteo al processo per la trattativa Stato-mafia. Antonino Gioe’ era un mafioso sospettato di aver avuto un ruolo nella strage di Capaci e che si suicido’ in carcere. Siino ha anche parlato di una visita ricevuta dalla moglie, nel 1993, da parte di Tano Sangiorgi. Quest’ultimo invitava Siino a cambiare difensore puntando sull’avvocato Vittorio Virga, ritenuto vicino a Berluconi. “Ma poi non se ne fece piu’ nulla – ha detto Siino”. Il processo e’ stato rinviato a giovedi prossimo. Sara’ sempre Siino a rispondere alle domande dei pm, poi dovrebbe toccare a parti civili alle difese degli imputati.
“Ho conosciuto l’onorevole Martelli. Ma rimasi perplesso sia per quello che diceva di volere fare sia per i suoi rapporti con una parte della Dc con cui aveva stretto numerosi accordi”. Lo ha detto il collaboratore di giustizia Angelo Siino, ex “ministro” dei lavori pubblici di Cosa nostra, rispondendo alle domande del pm Nino Di Matteo, al processo per la trattativa Stato-mafia. “Martelli l’ho visto nel 1987: venne a casa mia a Palermo e mi chiese di votare e cercare voti per lui”, ha sostenuto Siino, e ricordando quello che gli disse il politico ha proseguito: “Martelli aggiunse di essere sempre stato un liberale e che queste leggi (il carcere duro, ndr) non sarebbero mai passate. Io ascoltavo il tutto, ero una sfinge. Ma anche molto perplesso”.
I rapporti di Vito e Massimo Ciancimino con Bernardo Provenzano e le conoscenze con gli ambienti politici siciliano: di questo sta parlando il collaboratore di giustizia Angelo Siino nella quarta udienza del processo per la trattativa Stato-mafia dedicata alla sua deposizione. Nell’aula bunker dell’Ucciardone a Palermo Siino risponde dinanzi alla Corte d’assise presieduta da Alfredo Montalto alle domande del pm Nino Di Matteo. Presente anche il sostituto Francesco Del Bene.