Minacce aggravate dal metodo mafioso, dalla continuita’ e dalla recidiva: per questo il Pm Valentina Sincero della Procura distrettuale antimafia ha chiesto, il 30 novembre del 2016, il rinvio a giudizio di Venerando Lauretta, vittoriese classe 1969, gia’ condannato per mafia, che e’ ritenuto autore delle minacce nei confronti del giornalista dell’Agi e direttore del sito on line laspia.it, Paolo Borrometi.
L’udienza sul rinvio a giudizio e’ stata fissata per domani alle 9,30, a Palazzo di Giustizia di Catania, piazza Verga, davanti al gip Anna Maggiore.
“Il tuo cuore verrà messo nella padella. E dopo me lo mangierò capito piscia letto. Cmq ti verro a trovate pure che non vali ne anche i soldi del biglietto” e poi “Sei una merda che cammina,,,,no per molto infame, saro dietro la tua porta, mi viene da ridere pensando il gg che 6 tra le miei mani, ti devo accecare con le dita. Pezzo di merda, ai toccato un tasto sacro, nn ti salva neanche Gesu’ Cristo, merda infame!!!!! pure che mi arrestano ce chi vieni a cercarti…ora ti faccio passare la voglia di vivere, adesso nn abbiamo nulla piu’ da ragionare, io ho preso la mia decisione, di giocarmi la mia liberta”.
Federazione nazionale della Stampa e Ordine nazionale e regionale dei Giornalisti nel manifestare la vicinanza a Borrometi hanno anche già preannunciato la volontà di costituirsi parte civile nel caso in cui Lauretta venga rinviato a giudizio.
Mafia: processo per minacce a Borrometi, Fnsi vicina al cronista
Il 6 marzo si svolgera’ a Catania l’udienza per decidere in merito alla richiesta di rinvio a giudizio di Venerando Lauretta, accusato di aver piu’ volte minacciato con l’aggravante delle modalita’ mafiose il giornalista Paolo Borrometi, collaboratore dell’Agi e direttore della testata online laspia.it.
All’imputato e’ contestato di aver rivolto via Facebook a Borrometi frasi quali “Il tuo cuore verra’ messo nella padella. E dopo me lo mangero'”, “Voglio pagarti il reato che commetto su di te”, “Saro’ dietro la tua porta. Mi viene da ridere pensando il gg che 6 tra le mie mani”, “Ti devo accecare con le dita”, “Non ti salva neanche Gesu’ Cristo”, “Pure che mi arrestano c’e’ chi viene a cercarti… Ora ti faccio passare la voglia di vivere”. Paolo Borrometi, che vive da quasi tre anni sotto scorta, ha gia’ denunciato in passato i presunti autori di altre minacce ed e’ gia’ in corso a Ragusa un processo, a carico del presunto reggente del clan mafioso locale, nel quale la Fnsi e’ parte civile al fianco del giornalista.
“Come gia’ fatto in passato, anche per altri colleghi – dichiarano il segretario generale e il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, e il responsabile per i progetti di educazione alla legalita’ della Fnsi, Michele Albanese – siamo vicini a Paolo Borrometi e saremo con lui in aula in caso di processo. Il sindacato e’ vicino a tutti i cronisti che subiscono minacce e intimidazioni per via del loro lavoro. Le giornaliste e i giornalisti italiani devono sapere che non sono soli nella loro battaglia per la legalita’. Per questo abbiamo gia’ concordato con Borrometi che, al momento opportuno, la Fnsi si costituira’ parte civile anche in questo eventuale, nuovo processo”.
(FONTE: AGI)
L’Ordine Regionale accanto a Paolo Borrometi
Anche stavolta l’Ordine dei giornalisti di Sicilia ha deciso di schierarsi a fianco del giornalista modicano Paolo Borrometi, costituendosi parte civile, lunedì a Catania, davanti al Gup Anna Maggiore, contro Venerando Lauretta, pregiudicato vittoriese, colui che avrebbe minacciato Borrometi.
Il Consiglio dell’Ordine, per la cronaca, si è già costituito in un altro processo in Corso al Tribunale di Ragusa contro un boss vittoriese, Giovanbattista Ventura, sempre per minacce aggravate dal metodo mafioso, espresse anche in quel caso attraverso post su Facebook contro il cronista di Modica.
A patrocinare Borromenti e l’Ordine saranno ancora gli avvocati Nino Caleca e Marcello Montalbano. «I ripetuti atti di intimidazione contro Paolo – si legge in una nota dell’Ordine – equivalgono a minacce contro ognuno di noi, personalmente contro i 4.927 iscritti al nostro albo. Non temiamo le parole durissime dei boss, temiamo il silenzio e l’indifferenza. Paolo non è mai stato nè’ mai sarà da solo».
(FONTE: AGI)