Commistione mafia-politica, tasse evase, contributi sociali erogati senza controlli effettivi, mercato ortofrutticolo in balìa della criminalità, nessun segnale di discontinuità tra vecchia e nuova amministrazione, nemmeno per i dipendenti indagati che restano al proprio posto. E’quanto emerge dalla lunga relazione del prefetto di Ragusa, Filippina Cocuzza che accompagna il decreto di scioglimento del consiglio comunale di Vittoria sulla Gazzetta ufficiale del 5 settembre. Nessuna soluzione di continuità tra 10 anni di amministrazione di Giuseppe Nicosia e quella iniziata nel 2016 con Giovanni Moscato, e proprio dalla relazione ispettiva definita in sei mesi di attività dalla commissione di accesso prefettizia, sarebbero emerse “cointeressenze dei soggetti appartenenti alla criminalità organizzata di stampo mafioso coinvolti nelle operazioni di polizia giudiziaria, con le attività presenti all’interno del mercato ortofrutticolo e con gli amministratori del comune di Vittoria”. Un tessuto socio-economico-ambientale complesso e “una organizzazione mafiosa il cui potere si è esteso in modo determinante su alcuni settori dell’economia, in special modo sulle realtà imprenditoriali legate al Mercato ortofrutticolo”. Così, la commistione tra mafia ‘stiddara’ e politica ha interessato malavitosi, amministratori e consiglieri comunali ed apparato burocratico del Comune di Vittoria. La ingente documentazione acquisita ha riguardato gli anni dal maggio 2006 (amministrazioni guidate da Giuseppe Nicosia) fino all’amministrazione Moscato giugno 2016- marzo 2018; un cospicuo materiale – regolamenti comunali, ordinanze e determinazioni sindacali, delibere di giunta e di consiglio, determinazioni del segretario comunale e dei dirigenti di settore – che ha compreso anche atti attinenti i servizi economico finanziari, lavori pubblici, servizi socio-assistenziali, urbanistica ed edilizia, nonché quelli riguardanti il mercato ortofrutticolo.
Il prefetto di Ragusa, Filippina Cocuzza, sottolinea un vero “abuso nella gestione dell’ente sia nell’attribuzione negli anni, di incarichi dirigenziali temporanei a persone non legate dal rapporto di lavoro a tempo indeterminato con l’amministrazione in settori nevralgici e non adeguatamente giustificato e supportato giuridicamente” ma anche “anomalie rilevate nella gestione dei voucher, irregolarità evidenziate soprattutto dopo le ultime elezioni”. Firme false nella presentazione delle liste, promesse di posti di lavoro, erogazione di benefici sociali per acquisire i voti, controllo dei voti in alcuni ambienti, per favorire rinnovo dell’appalto ad una ditta della gestione dei rifiuti e la conseguente stabilizzazione di 60 lavoratori. Quattro operazioni antimafia, “Exit poll” da cui ha origine lo scioglimento del Comune per mafia, “Ghost trash”, “Gorgoni”, “Survivors”, tutte con refluenze nel sistema economico, dal mercato ortofrutticolo alla gestione dei rifiuti. Parentele scomode di un ex assessore con un operaio della ditta dei rifiuti gravato da gravi pregiudizi penali e condannato per associazione mafiosa ed estorsione. Almeno tre dipendenti comunali, in ruoli delicati della pubblica amministrazione, imparentati con pregiudicati. La moglie di un condannato per associazione mafiosa e armi, la suocera del figlio di un reggente della stidda, il cugino omonimo di un pregiudicato. Loro ‘puliti’ ma in ruoli ‘sensibili’ per possibili ingerenze. E poi alcuni atti di un dirigente che avrebbero favorito la stabilizzazione di alcuni precari interni all’ente, comportamenti anche e non solo questi, che “avrebbero distorto e mistificato le norme” in una “tendenza diffusa e più volte registrata dalla commissione di indagine”. Rilevata la carenza di efficaci azioni di recupero della evasione tributaria. Grandi numeri: dal 2006 al 2017 (prima solo Ici poi anche Imu e Tari) su oltre 8,1 milioni di euro, recuperato il 5,76 per cento; canone idrico, su 26,8 milioni evasi, recuperati solo il 14 per cento; un servizio di riscossione coatta affidato attraverso una dubbia indagine di mercato che su 11 milioni di recuperi da effettuare ha prodotto un 2,28 per cento di somme effettivamente recuperate. Famiglie intere anche in odor di mafia con esposizioni per tributi non versati, pluriennali. Anomalie sulla erogazione dei voucher: procedure non trasparenti, “anomale per tempistica e individuzione dei lavoratori” con il dirigente che ne delegava la gestione ad un dipendente tuttora in forze al Comune e che è uno dei dipendenti indagati nell’inchiesta Exit poll. Un dato: “dal 2010 al 2017 a fronte di 420 istanze di lavoratori, soltanto 57 persone risultano complessivamente impiegate e retribuite con i voucher”, 20 senza nemmeno aver presentato istanza. I 37 utilizzati anche a più riprese dal 2013 fino al 2017 “sono caratterizzati da irregolarità amministrative nell’impiego, vantano pregiudizi penali, taluni anche di particolare rilievo, frequentano pregiudicati di spessore ed hanno rapporti di parentela con soggetti legati alla criminalità organizzata”. In questo contesto l’acquisto ‘macchinoso’ di voucher. Dopo le elezioni del 2016, con l’amministrazione Moscato vengono impegnate somme per i voucher di 23 mila euro ma ne vengono acquistati in modo anomalo per 6.600 euro. Il prefetto riassume il meccanismo scrivendo: che i voucher “venivano acquistati tramite mandati nominativi emessi in favore di unità organiche allo …omissis… per la riscossione di somme non superanti il limite individuale di mille euro imposto dalla tracciabilità finanziaria e che venivano rendicontate il 29 dicembre 2016. Tale somma veniva consegnata in contanti al…omissis…il quale provvedeva ad acquistare voucher telematici, incassati successivamente da sei soggetti di cui due, dagli accertamenti eseguiti, sono risultati avere stretti rapporti di parentela con soggetti appartenenti alla locale consorteria mafiosa”.
Appalti sospetti, servizi affidati in modo diretto frazionando gli appalti per aggirare la soglia, e si parla del servizio di raccolta dei rifiuti; e nella lista delle ditte fiduciarie compaiono alcune ditte colpite da interdittive antimafia. Non mancano gli immobili abusivi acquisiti dal Comune con provvedimento unilaterale del dirigente e senza passare dal consiglio comunale o immobili abusivi ancora abitati ma che risultavano disabitati con imposte quindi non dovute e un doppio danno per il Comune. Nella storia recente, nel servizio di gestione dei rifiuti, la ditta affidataria (agosto 2016) chiede copertura mafiosa per evitare futuri atti minatori, viene individuata una testa di ponte in ambito amministrativo. La ditta è l’unica a partecipare, ci sono due assunzioni sospette “sebbene nessun collegamento con un eventuale interessamento diretto di componenti dell’amministrazione comunale sia stato riscontrato” e proprio nella ditta, le assunzioni sono quelle di madre e figlio legati da parentela a soggetti con precedenti anche per associazione di tipo mafioso. Nessun controllo dei carichi pendenti e del casellario giudiziale dei dipendenti se non dopo l’esplosione dell’inchiesta Exit poll e un richiamo della Prefettura stessa. Anche in questo caso l’amministrazione comunale pur non risultando direttamente responsabile “non ha posto rimedio alla situazione di condizionamento che le strutture amministrative subivano”. Gravissime omissioni nel controllo della gestione del mercato ortofrutticolo, nessuna selezione pubblica per individuare il direttore, un management insufficiente a garantire i controlli stessi, tre dipendenti in forza alla struttura (oltre ad una figura di responsabile). “Affidare il controllo di una struttura cosi complessa, così estesa e così rilevante dal punto di vista economico, così pesantemente infiltrata dalla criminalità organizzata a pochissime persone, con controlli saltuari e senza idonei strumenti – scrive il prefetto di Ragusa – significa non solo omettere il controllo ma anche disinteressarsi di ciò che accade dentro le mura del mercato e, in definitiva, tollerare o assecondare la presenza criminale”. Sistema sanzionatorio che non funziona. In quarant’anni, nessuna procedura ad evidenza pubblica. Accessi non ancora controllati e una “regolamentazione che di fatto non assicura la formazione lineare e trasparente del prezzo di compravendita dei rilevanti quantitativi di prodotti ortofrutticoli che vi transitano”, e non “consente l’emersione di ipotesi estorsive e/o di lievitazione anomala dei prezzi di rivendita”. In sostanza, la sottovalutazione del condizionamento mafioso e controlli inadeguati forse anche per la carenza di personale ma il dato di fatto è che “ciò ha consentito di fatto facilità di ingresso all’interno del mercato anche di ‘personaggi’, che nella sostanza potrebbe avere determinato, anche per la mera presenza fusica, un inquinamento delle normali dinamiche di formazione di domanda-offerta principalmente per cio che riguarrda il confezionamento dei prodotti ed il loro trasporto, non includendo, altresì, l’incidenza negativa nella formazione del prezzo delle merci, dello sfruttamento dei produttori, nella falsificazione della provenienza del prodotti agricoli commercializzati”. E’questa la situazione all’interno del mercato ortofrutticolo: 74 box, 64 attivi, fulcro attorno al quale gravite l’economia dei grandi numeri tra diretto ed indotto, che coinvolge “migliaia di aziende e decine di migliaia di lavoratori” su cui si innesta l’interesse “dimostrato da soggetti legati alle consorterie mafiose”. Nella relazione si parla della mancata assegnazione di alcuni box al mercato per “gravissime intimidazioni e minacce perpetrate nei confronti dei membri della commissione giudicatrice che di fatto hanno paralizzato lo svolgimento della gara d’appalto per l’assegnazione di alcuni box l’interno del suddetto mercato”. I fatti citati dal prefetto Cocuzza a sostegno della tesi “mettono in luce come l’ente appaia permeabile sotto il profilo amministrativo e politico, rilevando anche estremi evidenti di dolo, non essendo accettabile che un candidato al consiglio comunale si rivolga ad un soggetto ‘controindicato’ e legato alle consorterie mafiose per ottenere il sostegno elettorale”. Non ci sarebbe stata soluzione di continuità nemmeno della gestione del personale dell’ente: una dipendente comunale sospesa dal servizio per 4 mesi per falso ideologico in atto pubblico nell’ambito dell’inchiesta che ha poi portato allo scioglimento del comune- rileva la commissione – è stata al termine del periodo di sospensione, reintegrata nello stesso posto che occupava. Le firme che avrebbe autenticato sarebbero state apposte da soggetti contigui alla criminalità organizzata e anch’essi indagati nella inchiesta ‘madre’. Le risultanze in base alle quali procuratori e forze dell’ordine hanno dato parere favorevole unanime per promuovere lo scioglimento del consiglio comunale di Vittoria per mafia sono il frutto della captazione di conversazioni, servizi di osservazione, controllo e pedinamento e riscontro delle intercettazioni, documenti sequestrati nelle abitazioni e nelle sedi elettorali e contributo collaboratori di giustizia, oltre alle già citate acquisizioni di atti al Comune.