Mafia: sindaco Vittoria, “ingiusto pagare le colpe del passato”

“Non abbiamo nulla di cui rimproverarci e siamo orgogliosi dei tanti obiettivi raggiunti in 24 mesi. Chiaramente non siamo noi a dover spiegare alla gente perche’ e’ stato sciolto il consiglio comunale”. Lo afferma il sindaco di Vittoria, Giovanni Moscato “Sappiamo tutti – aggiunge – che le indagini della commissione sono state concentrate nell’attivita’ amministrativa degli 2006/2016, quando noi non eravamo a palazzo Iacono. Noi non abbiamo avuto nessun contatto con presunti mafiosi, nessun incontro, nessun favore fatto a questa gente. Quando abbiamo governato lo abbiamo fatto sempre tenendo lontano qualsiasi sospetto, basti pensare alla stretta sul Mercato, alle aziende in odor di mafia a cui abbiamo revocato e inibito per la prima volta l’ingresso al mercato ortofrutticolo, alle denunce pubbliche fatte dal sottoscritto con nomi e cognomi dei mafiosi, alle minacce che ho subito da un soggetto poi arrestato per mafia e per il quale e’ in corso un processo, alle aggressioni subite, al blocco della speculazione edilizia del centro commerciale cinese che avrebbe permesso ad un pluripregiudicato per mafia di ottenere milioni di euro e a tanto altro. Abbiamo conquistato uno ad uno quei 15mila voti: lo abbiamo fatto con il sorriso, con l’entusiasmo, con la credibilita’ che la gente di Vittoria ci riconosce. Resta l’amarezza per aver subito una decisione che – non per colpa nostra – interrompe un percorso che avevamo appena iniziato a costruire”. Si preannuncia comunque un ricorso: “Chiaramente – conclude il sindaco – ci rivolgeremo alla magistratura amministrativa per chiedere di mettere al vaglio la decisione delCconsiglio dei ministri che ha colpito la nostra citta’, perche’ e’ giusto muoversi nelle opportune sedi per difendere la citta’. La citta’ non puo’ pagare per gli errori di pochi, quest’amministrazione non puo’ pagare per le colpe del passato, nessuno puo’ pagare per le colpe degli altri. Nei prossimi mesi conosceremo e faremo conoscere gli atti e ne parleremo pubblicamente. Adesso e’ il momento del silenzio”.

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