La sfiducia degli studenti nei confronti della classe politica si assesta all’80%, il 43% ritiene che la mafia sia piu’ forte dello Stato sul quale scommette solo il 17,5%, e appena il 26% considera possibile sconfiggere la criminalita’ organizzata. Alla domanda su quanto pensino che la mafia sia diffusa nella propria regione, il 54% dei ragazzi intervistati ha risposto abbastanza, il 29% molto, il 15% poco. Questi alcuni dei dati dell’indagine sulla percezione mafiosa da parte dei ragazzi condotta per l’undicesimo anno dal Centro Studi Pio La Torre tra le cento scuole che partecipano al Progetto educativo antimafia promosso dal Centro e i cui risultati sono stati presentati stamani presso la sede nazionale dell’Fnsi, in una conferenza stampa indetta da Centro Pio La Torre, Federazione nazionale della Stampa Italiana (Fnsi) e Articolo 21. A presentare i risultati Vito Lo Monaco, presidente del Centro Studi Pio La Torre, Stefano Corradino, giornalista di Articolo 21, e alcuni componenti del Comitato scientifico del Centro Pio La Torre.
“L’indagine rileva la crescita, seppur lenta, della valutazione negativa del fenomeno mafioso da parte degli studenti”, sottolinea Vito Lo Monaco. Inoltre, sembra emergere anche uno stato di sfiducia nella possibilita’ di cancellare la mafia dal sistema economico, sociale e politico, “probabilmente per la persistenza del fenomeno nonostante i brillanti risultati della repressione che pero’ non sembra essere accompagnata sufficientemente dalla prevenzione sociale, culturale, economica e politica”.
Gli studenti, ancora in maggioranza, ma in misura minore degli anni passati, ritengono la mafia piu’ forte dello Stato. Sulle cause del fenomeno l’attribuzione e’ prima di tutto alla corruzione della classe politica locale e al riciclaggio in minor misura.
“Ma e’ chiaro per gli studenti – continua Lo Monaco – che la mafia va colpita nei suoi interessi economici e nei suoi collegamenti con la politica”. Non a caso ripongono la massima fiducia (83%) negli insegnanti e nella scuola primario luogo di informazione sul fenomeno mafioso. Esprimono la loro fiducia dopo gli insegnanti, e in modo decrescente, alle forze dell’ordine, ai magistrati, ai giornalisti. Invece la loro massima sfiducia (superiore all’80%) va alla classe politica locale e nazionale.
Alla presentazione e’ intervenuto anche Paolo Borrometi, presidente di Articolo 21, giornalista minacciato dalla mafia per le sue inchieste giornalistiche. “La mia generazione e’ stata segnata dal colore rosso dell’asfalto per il sangue versato da molti uomini che hanno dato la vita per combattere la mafia. Oggi ognuno di noi deve impegnarsi nella lotta contro ogni mafia. La Sicilia e’ una terra di cinque milioni di abitanti soggiogati da settemila mafiosi, e purtroppo molti di quelli che oggi sono considerati eroi, in vita erano ritenuti dei ‘rompiscatole’. Non ci vuole coraggio, ne’ atti di eroismo, ma semplicemente fare il proprio dovere da cittadino”. L’indagine, giunta all’undicesimo anno ha coinvolto oltre 2500 studenti. Sulla percezione del rapporto tra fenomeno mafioso e mondo della politica, gli intervistati hanno dichiarato per il 39,95% di ritenerlo molto forte, il 49,94% abbastanza forte. Un risultato che conferma la piena consapevolezza da parte dei ragazzi di quanto sia stretto il rapporto tra mafia e politica.
La mafia piu’ forte dello Stato. Si coglie nelle risposte un senso d’impotenza e rassegnazione, che trova la massima espressione nella risposta alla domanda “A tuo avviso tra lo Stato e la mafia chi e’ piu’ forte?”: il 43% ha risposto la mafia, sono ugualmente forti il 26% e solamente il 17,58% mostra maggiore fiducia nello Stato. Ancora piu’ sconfortante e’ il quadro che emerge dalle risposte alla domanda: “Secondo te, il fenomeno mafioso potra’ essere definitivamente sconfitto?”: il 42,5% ha risposto no, il 25,8% si’, mentre il 32,6% non so. Nell’azione di accompagnamento ad una elaborazione critica del fenomeno mafioso, il ruolo piu’ importante e’ affidato alla scuola e alla famiglia: il 56,5% individua nella scuola il luogo maggiormente adatto, mentre il 28% dei ragazzi intervistati, sostiene di discutere di questi argomenti in famiglia. Il 22% dice di parlarne fuori dalla scuola con amici o conoscenti e il 18,5% con altri studenti.