Vittoria, una città rossa dedita a un’economia agricola crescente.
Una terra tanto amata da Pietro Gentile, uomo onesto e dai suoi compagni di partito, i quali con sacrifici e spirito di aggregazione, elemento portante della coscienza comunista, iniziano a coltivare con parsimoniosa dedizione piantando pali di legno coprendole con la plastica, perché il vetro costava troppo.
Vittoria diventa redditizia ed ecco il boom economico: l’incredibile produttività delle primizie. Un’economia dinamica assieme alla nascita del Mercato ortofrutticolo, il più grande d’Italia per esportazione.
Il boom economico avanza di pari passo con la criminalità. Famiglie mafiose del palermitano e del trapanese investono acquistando ettari di terreno ad Acate, Santa Croce, Vittoria e Comiso.
Cosa Nostra negli anni 70, aveva un suo referente, Giuseppe Cirasa, le cui attività erano limitate al traffico di tabacchi. Sono gli anni ’80 quando Turi Gallo costituisce un clan. Si aggregano Carmelo Dominante e tre fratelli Claudio, Silvio e Bruno Carbonaro. Faranno parte della Stidda.
Realizzano una rete di estorsioni in ogni attività economica della zona. Ma la fine degli anni 80 segna una fase indimenticabile, quella dei morti ammazzati: più di 100 tra il 1988 e il 1992.
L’arresto (1992-1994) dei tre fratelli Carbonaro, in seguito collaboratori di giustizia. Dominante si allea con il clan di Ciccio D’Agosta.
Forse gli anni 90 non sono così lontani. In parte li abbiamo accantonati perché apparentemente abbiamo pensato che la mafia si fosse dileguata da una città florida che cade e si rialza, sempre.
Quelli furono gli anni dei numeri per Vittoria: 1800 le persone arrestate per reati collegati alla mafia negli ultimi 15 anni.
Nel 1997, 755 arresti di cui 150 vittoriesi.
Una città oggi, le cui pesanti difficoltà economiche rischiano di far diventare la criminalità organizzata padrona della crisi. Si, Vittoria non è alle luci della ribalta, come un tempo per la sua capacità economica e ricchezza imprenditoriale. Una città, un tempo floridissima che cela un fantasma la cui ombra sembra riapparire.
Un virus latente che s’insinua prepotentemente nel corpo del malato e si alterna in fasi di dormi veglia e di risvegli traumatici, dolorosi e spietati. Un virus che si mantiene nascosto, inapparente ma nel momento in cui si manifesta crea conseguenze devastanti su una terra altrettanto bella quanto martoriata.
I messaggi in codice ma eloquenti nell’arco di un mese e mezzo lasciano intuire che in buona sostanza è cambiato tutto per non cambiare nulla: economia al tracollo, banche che non erogano più credito, ripresa del racket; un macigno sulla città e sulle poche risorse a disposizione.
Non sono supposizioni ma ultimissime vicende denotano messaggi intimidatori e come il problema della mafia non sia così ininfluente.
Il 28 giugno 2014 attentato incendiario di chiara matrice dolosa nei pressi di un cantiere: le fiamme si diramano distruggendo due mezzi e con precisione le cabine di guida degli escavatori nel cantiere dell’impresa Gama, sull’ex strada statale 115. Il sito è protagonista di un altro misterioso episodio che si verificherà in agosto.
Il 6 luglio una scena raccapricciante: una carcassa di una mucca morta sulla spiaggia di Scoglitti, ritrovata tra Punta d’Angelo e Baia del Sole. Pare che l’animale fosse stato trascinato in quel punto nei pressi dell’abitazione balneare di un amministratore.
Il 2 agosto il ritrovamento della testa di un dobermann mozzata in un sacchetto sempre nei pressi del cantiere sull’ex strada statale 115. Stesso sito, stessi messaggi in codice, intimidatori.
Tre episodi fin troppo cronologicamente vicini avvenuti nei week-end non sono e non possono essere coincidenze.
Non è avversione alla propria città ma semplicemente voglia di riscatto e consapevolezza di una dolorosissima convivenza con l’ombra del male. La ricerca della verità è un tentativo affinché Vittoria si liberi dall’etichetta di città mafiosa.
LA RELAZIONE DELLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA 2014
È di pochi giorni fa la relazione del Ministro agli Interni, Angelino Alfano, sulla situazione mafiosa in Italia. In questa relazione troviamo, anche, la Provincia di Ragusa e soprattutto il territorio vittoriese.
“Nello scenario criminale – si legge nella relazione della Direzione Nazionale Antimafia – Vittoria costituisce un territorio sul quale si misurano famiglie di diverso spessore criminale, quali promanazioni dei clan di Catania e Caltanissetta. È stata confermata la piena operatività del clan PISCOPO, protagonista di sistematiche estorsioni in danno degli imprenditori agricoli, costretti a subire una illecita concorrenza e un’abusiva attività di vigilanza”.
E poi ancora:
“Forti sono gli influssi criminali – si legge – esercitati dai sodalizi nisseni, con particolare riguardo a quelli della vicina Gela. Le organizzazioni delinquenziali della città sarebbero riuscite a conservare un alto grado di autonomia operativa”.
Poi si parla delle estorsioni.
“Il fenomeno estortivo colpisce le attività commerciali e prevalentemente le aziende agricole, settore economico trainante insieme a quello della pastorizia”.
Cinzia La Greca
Paolo Borrometi
Riprendo il mio discorso interrotto per motivi di copertura Internet. Non sono andato via dal mio luogo di nascita per paura ma solo per responsabilità. La mia famiglia era ed è più importante di quel lutto. Anche perché i fratelli carbonara sapevamo benissimo che io sapevo. Ci eravamo visti in faccia una settimana prima dell’agguato a mio padre perché credendo che in macchina con me ci fosse lui mi hanno bloccato contro mano. Ad un incrocio per realizzare l’omicidio mi salvai solo perché era mia mamma l’altra persona a bordo
Leggo che adesso uno dei carbonati gira senza paura per vittoria
Per quanto mi riguarda solo Dio saprà mettere le cose a posto. Vero e che mio padre non era un santo ma di una cosa sono sicuro. Non era un assassino lo dice la storia e lo dico io. Perché dopo averlo informato non ha preso nessun provvedimento. Mi disse che mi sbagliavo ho che. Avevano sbagliato strada. So e ne sono certo che se avesse immaginato tanto si. Sarebbe difeso non gli mancavano certo ne possibilità e nemmeno amicizie. In tutta la Sicilia. Ricordo solo che li chiamava cani sciolti saluti. Grazie