Aderisco simbolicamente alla marcia organizzata a Vittoria, sono con Voi.
Marciamo, camminiamo insieme, non arrendiamoci a chi vorrebbe ridurre questo splendido lembo di Terra ad una poltiglia di paura ed intimidazione.
Si sa, le mafie ne colpiscono uno per educarne cento. Così sono fiero dell’iniziativa di oggi.
Vedere così tante organizzazioni, tante sigle, camminare insieme senza divisioni, è un segno di speranza, di luce in fondo al tunnel.
Facciamo i nomi, però. Sveliamo gli interessi, poniamoci le domande e cerchiamo le risposte, aiutiamo l’Antiracket e, soprattutto, denunciamo!
Parliamoci chiaramente: a Vittoria la gente non denuncia, forse per paura, forse per pigrizia o, ancor peggio, per comodità (perché a volte accettare certi servizi, le vere estorsioni oggi, è diventato comodo anche per alcuni imprenditori).
Diciamoci le cose come stanno, altrimenti rischiamo di fare l’ennesimo buco nell’acqua, magari facendo marciare accanto a noi chi, invece, l’istante prima e l’istante dopo avrà intrattenuto “certi rapporti”.
Basta con la zona grigia.
Ci sono professionisti che, anche a Vittoria, trovano le soluzioni più bizzarre e fantasiose per coprire le malefatte di mafiosi in giacca e cravatta. C’è chi, dietro a maschere di convenienza, dopo aver gridato che “la mafia non esiste nel ragusano”, oggi organizza incontri per dimostrare l’esatto opposto: bene, siamo felici, ma metteteci l’impegno concreto e non offendete la nostra intelligenza.
Aiutiamo a proteggere i produttori ed i tanti operatori del Mercato di Vittoria, aiutiamoli ma convinciamoli ad essere quanto più possibile non solo per la legalità, ma ad incarnarla.
Con ciò vorrei sottolineare come, molti purtroppo, non garantiscono la tracciabilità del prodotto. Avremo mai il coraggio di ammetterlo?
Poi ancora: sconfiggiamo il lavoro nero.
Vogliamo, una volta per tutte, ammettere che in molte aziende lavorano decine e decine di lavoratori in nero?
Ci siamo mai chiesti il perché?
Spesso sono gli stessi lavoratori che non vogliono essere assunti, così possono continuare a percepire la disoccupazione.
Mettiamo all’angolo le aziende che stanno deturpando il territorio, che lo sfruttano, Donzelli su tutti ma l’elenco è lungo.
Non facciamo guadagnare le aziende di Elio Greco o di Titta Puccio, detto “u ballarinu”, o di Pino Gueli (Packart, del figlio Giuseppe).
Facciamo i nomi dei mafiosi, poi pentiti che, incredibilmente, sono ritornati a delinquere su quel territorio. Claudio Carbonaro su tutti, ma poi anche i “cuzzulari”, cioè Roberto Di Martino e tanti altri.
Avremo il coraggio di ammettere che Claudio Carbonaro ha ricominciato a tessere la tela dei propri interessi? E Di Martino?
Chiediamoci perché tutte queste armi ritrovate dalle Forze dell’Ordine. A cosa servono? Perché i clan si riarmano?
Perché i Ventura avevano tutte quelle armi a disposizione? Perchè le avevano la fazione opposta, cioè i Piscopo? Perché continuano ad imporre le “mini” estorsioni?
E poi ancora, la quantità smodata di cocaina e sostanze stupefacenti che arriva in città, ci deve far riflettere, farci porre delle domande (ricordo che appena due anni fa veniva ucciso a Vittoria un boss della ‘ndrangheta del calibro di Michele Brandimarte).
Tutto fino ai trasporti: è questo il settore che ha portato a Vittoria, con l’avvallo dei “soliti noti”, persino i casalesi. I Di Martino, recentemente, è stato dimostrato come avessero rapporti con quel clan camorristico. Quanti altri li hanno? Quanti?
Chiediamo, con forza, di porre il tema a livello nazionale: se continueremo ad affrontarlo come un fatto localistico abbiamo già perso in partenza. Le mafie fanno squadra, hanno monopolizzato la filiera dei grandi mercati, da Vittoria a Milano passando per Fondi. Lo capiremo mai?
Guardiamoli in volto, mettiamoli le mani in tasca, denunciamoli:
Non sono loro Vittoria, buttiamoli fuori!