Un dolore infinito per chi affronta quotidianamente questo dramma. Il dramma delle vittime e dei genitori. La fiamma della speranza che si spegne davanti all’indifferenza delle istituzioni. Una malattia che dura da quasi 8 anni aggravandosi da un anno a questa parte e rischiando il crollo definitivo. La lotta di Noemi e della sua forte mamma che, mi dice col cuore in gola, di essere sfinita dalle troppe sofferenze. Antonella è una mamma dal coraggio indescrivibile, una roccia indistruttibile che ha tentato e tenta con tutti i mezzi di salvare la vita della propria figlia dal vortice che si chiama Anoressia, un vortice che interessa il corpo sottoponendolo a digiuni estenuanti e anche le sue radici sono psicologiche. Una malattia mentale, insidiosa, infida, persistente, pericolosa e difficile da curare. Per questo è opportuno intervenire sul piano psicoterapeutico le cui percentuali di guarigioni sono soddisfacenti e i risultati incentivano ad approfondire tecniche psicoterapeutiche più sofisticate. Oggi Noemi è ricoverata in Valle D’Aosta, in regime residenziale ma anche qui le spese sono diventate insostenibili. Nei mesi passati è stata in una struttura a Oliveri in provincia di Messina, dove i costi erano notevolmente eccessivi, trattasi infatti di un ambulatorio privato (€ 300,00 a settimana e affitto di un appartamento a parte per i familiari del costo di € 370,00 mensili). Altre spese insostenibili per le quali la madre aveva chiesto alla struttura una terapia alternativa. Ieri sera, Antonella stremata dal dolore e dalle persistenti spese che deve affrontare nella struttura di Brusson in Valle D’Aosta, scrive una lettera all’assessore regionale Lucia Borsellino.
“Gentile Assessore Lucia Borsellino,
chi le scrive è la mamma di Noemi, mia figlia è una ragazza come tanti affetti da Anoressia Grave Restrittiva.
Il nostro calvario per la guarigione dal DCA, dura da tanti anni. Per curare mia figlia fuori dalla nostra amata terra, ho dovuto mettere in ginocchio la mia economia familiare, sostenendo viaggi repentini al nord Italia, pagando anche ambulatori privati senza cavare “un ragno dal buco”.
Da due mesi, mia figlia è ricoverata in regime residenziale presso una struttura della Valle d’Aosta e sebbene la nostra ASP di Ragusa esce 270 euro al giorno per un piano terapeutico della durata provvisoria di sei mesi, sono costretta a pagare il ticket sui farmaci, le prestazioni sanitarie e gli spuntini obbligatori fuori struttura. Sono chiamata periodicamente nei colloqui tenuti dall’equipe che segue mia figlia, senza ottenere alcun rimborso per le spese che debbo sostenere nei miei viaggi e la Valle d’Aosta non è qui vicino ma a 1800 km di distanza.
La mia richiesta si concentra non tanto sull’aiuto economico, ma sulla necessità di ottenere un Centro residenziale per le cure dei DCA, in Sicilia. Questo per garantire ai pazienti ed alle loro famiglie la tranquillità psicologica e meno spese, sia per le stesse che per le ASP Provinciali.
Sono a conoscenza che a Palermo insiste il CEDIAL, ma è fornito da solo 6 posti di ricovero residenziale e per lo più in condizioni molto precarie, da quello che ho visto con i miei occhi.
Gli altri Centri sono ambulatoriali e non sono d’aiuto proficuo per i casi a rischio, come quello di mia figlia.
Il Disturbo del Comportamento Alimentare, nella nostra regione come nelle altre, si sta allargando a macchia d’olio e le richieste di ricovero nelle strutture extra-territoriali sono in progressivo aumento giornaliero, tanto da provocare “un effetto clessidra” con lunghissimi tempi d’aspettativa, durante le aspettative si rischia di morire, come aveva rischiato mia figlia e grazie a Stefano Tavilla il Presidente dell’Associazione “Mi nutro di vita”(un padre che ha perso per sempre la sua amata figlia per la lungaggine dell’aspettativa di ricovero), che ha comunicato tempestivamente le pessime condizioni di salute di Noemi al Centro DCA dove adesso risiede, le hanno garantito insieme ai medici l’immediato ricovero, salvandola.
Ma ancora ha tanto tempo davanti per la guarigione e questa distanza ci pesa tanto, come pesa tutto il resto!
Come Noemi e la sua famiglia, ci sono tantissimi stessi casi in tutta la nostra Sicilia, quindi La prego, con questo cuore di madre in mano, ci aiuti a trovare un po’ di serenità, avendo vicino i nostri cari.
Certa della sua incomparabile sensibilità ed impegno politico per affrontare e risolvere questo grave problema sociale che ostacola la tranquillità ed il futuro personale e familiare di chi lo vive ed è suo fratello conterraneo, fiduciosa nell’essere da lei istituzionalmente rappresentata e tutelata,
La ringrazio a mio nome e quello di tutti gli altri genitori o parenti, per l’attenzione datami.
Cordiali saluti.
Antonella Stival”