Un uomo anziano e in fin di vita, da giorni a letto e privo di sensi, all’improvviso si risveglia, riprendendo straordinariamente le forze perdute. Rinnovato lo spirito per l’insperata guarigione, chiede di festeggiare e la moglie lo accontenta, preparandogli un ricchissimo banchetto, che divora con una potenza degna di un ventenne. Quindi, dopo avere ringraziato la famiglia e con un sorriso sgargiante sulle labbra l’uomo muore! Così! Di colpo!
Ecco, quando ho visto il messaggio facebook del Sindaco, subito dopo il pronunciamento delle sezioni riunite della Corte dei Conti, ho ripensato alla storiella appena descritta. Abbate e la sua maggioranza, infatti, improvvisamente rinvigoriti dalla sentenza, si rallegrano della decisione del giudice contabile, come se quest’ultimo avesse promosso nel merito la politica finanziaria dell’attuale amministrazione mentre, nei fatti, per quello che gli stessi interessati ci dicono, la Corte si è limitata ad enunciare un principio generale di diritto, secondo cui l’accertamento della reiterazione delle violazioni al piano di riequilibrio deve avvenire attraverso un numero congruo di verifiche periodiche.
Nel nostro caso, quindi, presupposta e non discussa la sussistenza di violazioni al piano di riequilibrio, il controllo operato dalla sezione di Palermo (due verifiche semestrali in tutto) non viene considerato sufficiente per acclararne la reiterazione e, quindi, per accertare quella gravità che giustifica una decadenza dal piano stesso.
Adesso la palla passa alla corte palermitana, che dovrà valutare l’ultima ed ennesima rimodulazione abbatiana del piano di riequilibrio, alla quale, come sappiamo, la consigliera Castello ha già fatto le pulci, scoperchiando il vaso di pandora dei debiti fuori bilancio. Solo per inciso, questa vicenda dei debiti fuori bilancio potrebbe essere (speriamo di no) una concausa di rigetto della chiesta rimodulazione e, se conosciuta dalle sezioni riunite, avrebbe anche potuto incidere sul giudizio definitivo delle stesse.
Ciò detto, l’importanza della decisione romana si palesa nella misura in cui la città di Modica si trova, oggi, di fronte ad un bivio: o correggere tutti gli errori (acclarati) degli ultimi 5 anni anni (dalla politica di spesa indiscriminata alla altrettanto arbitraria, spesso illegittima e comunque ormai insopportabile esazione-riscossione di tributi locali) oppure assumere il pronunciamento delle sezioni riunite come ulteriore forma di autoconvincimento della propria impunità.
Il discrimine, tra queste due opzioni, risiede nella capacità di affrontare il prossimo mandato amministrativo con la dovuta accortezza e nella logica di liberare risorse per gli investimenti reali o, al contrario, seguire un percorso che, nel breve tempo (anche per la maggiore frequenza dei controlli previsti dal decreto salva-Napoli), potrebbe condurre a quel ricordato presupposto della reiterazione delle violazioni e alla conseguente decadenza del piano.
Tenuto conto dell’atteggiamento patologicamente narcisistico del Sindaco, tale da fargli partorire la distorta idea secondo cui ci sarebbero in città persone disposte a subire, come cittadini, gli effetti e il danno del dissesto pur di vedere fallire lui, io credo che la sua valutazione politica al pronunciamento delle sezioni riunite non andrà nella direzione di un comportamento responsabile e coerente, quanto piuttosto verso la radicalizzazione e spregiudicata riproposizione di sbagliate pratiche amministrative.
In altri termini, credo che Abbate non sia in grado, oggi, di leggere correttamente il significato del principio statuito dalle sezioni riunite e, quindi, di adeguare la sua strategia finanziaria. Anzi, credo che, galvanizzato in modo abnorme dalla situazione contingente e considerata l’adrenalina delle imminenti elezioni amministrative, egli finirà per perdere definitivamente il contatto con la realtà, esattamente come il vecchio della storia di cui ho parlato all’inizio, cioè rifiuterà il suo reale stato, pretendendo di abbuffarsi come non aveva fatto mai prima e senza tenere conto della sua effettiva capacità di sopportare tutto quel ben di Dio…Salvo un cambio di guardia alla guida della città…