Alla luce dei commenti che sono stati pubblicati in questi giorni sui Social network sento l’esigenza di dover scrivere un approfondimento di un mio post pubblicato su facebook che, per completezza, riporto:
“Ad un workshop sul verde urbano un esperto in materia disse: le migliori potature sono quelle che non si vedono.
Sul ficus della “vutata” è stata praticata una tecnica di potatura, detta CAPITOZZATURA, fortemente sconsigliata e che potrebbe causarne il decesso.
Uno studio dell’università di Palermo e della SIA, società italiana arboricoltura, afferma in merito al ficus “per quanto riguarda le operazioni di potatura si propongono interventi mirati, al fine di ridurre il rischio di cedimenti e di riportare il range di sicurezza al di sopra di una certa soglia. Interventi drastici sono fortemente sconsigliati in quanto andrebbero a condizionare negativamente l’equilibrio fisiologico e strutturale dell’albero, oltre che a deturpare l’aspetto ornamentale e a favorire l’insorgenza di temibili patologie del legno”. Il verde urbano merita estrema attenzione e cura dei particolari perché contribuisce, tanto quanto una chiesa o un monumento, al decoro urbano”.
A prescindere dal concetto fondamentale che l’università di Palermo e la SIA, citati prima, hanno effettuato studi scientifici nei quali hanno determinato che la potatura ottimale per un ficus non è quella effettuata, vorrei porre l’attenzione sulla diversa finalità di una potatura. Una potatura su una pianta da frutto, semplificando molto il concetto può essere eseguita con la finalità di incrementare la produzione di frutti per l’anno successivo, e questo succede in ambito agricolo e per finalità economiche; che la pianta sia brutta da guardare a nessuno importa perché la finalità è economica e soprattutto perché tale pianta, concedetemi una battuta, non si troverà mai a due passi da San Giorgio, ma in qualche sperduto campo coltivato lontano dagli occhi indiscreti di turisti o residenti.
Altra casistica è quella oggetto del contendere, nella quale la pianta ha un valore solamente ornamentale e deve essere SEMPRE al massimo dello splendore, per tali tipologie di piante la potatura non deve essere mai invasiva, per questo in genere si applica una potatura di mantenimento e qui ritorno a quell’esperto che, a Roma ad un workshop sulla cura del VERDE URBANO disse: la miglior potatura è quella che non si vede…. È proprio questo il nodo della questione, non è importante che fra sei mesi la pianta ritorni rigogliosa come prima, la cosa fondamentale è che la pianta deve essere sempre al massimo dello splendore, perché lo scopo della potatura è ornamentale, non riproduttivo.
Vorrei porre adesso l’attenzione su un post:
“…una palma non potata è caduta uccidendo una mamma e ferendo la figlia. Vogliamo che anche questo accada da noi? Perché nessuno dice che pure l’albero di via Nazionale era cadente e con parte delle radici all’esterno? Pur rispettando gli alberi, badiamo innanzitutto alla sicurezza dei cittadini”.
La natura del post mi sembra più orientata a suscitare applausi che altro, perché tale è il facile scopo quando si mette la sicurezza pubblica dinanzi al valore ornamentale, quindi il post, tradotto in parole povere, giustificherebbe la potatura; ed allora io mi chiedo, su quali basi si afferma ciò, secondo quali valutazioni.
Queste affermazioni che possono sembrare prive di importanza perché mescolate alle migliaia di parole che si trovano nei social network, per me sono sintomatiche di un modo di parlare e quindi di agire che non segue nessuna metodologia, nessun criterio o linea guida che invece sono fondamentali in episodi del genere, e soprattutto è un approccio ormai superato da parecchi decenni in cui l’emergenza legata al rischio o al pericolo, e quindi alla sicurezza dei cittadini, non valutata in termini scientifici produce interventi non pianificati con conseguenze e danni nel lungo periodo.
La gestione del verde urbano così come la conservazione dei beni culturali, le chiese e tutti i nostri monumenti, è diventato un elemento centrale nella gestione amministrativa della città, che deve diventare sempre più verde e sempre meno grigia, è necessario dotarsi di strumenti di valutazione e di programmazione del verde, come il “regolamento del verde urbano” ed il “censimento arboreo” che in futuro potranno essere citati come prove concrete di cattiva gestione e senza le quali è impossibile porre un freno a commenti come quello citato che servono solamente a generare confusione e null’altro.
Per chi continuasse a credere che il verde urbano non rappresenta un argomento importante o degno di nota riguardo la gestione di una città vorrei aggiungere che la città di Lubiana, capitale della Slovenia, ha quest’anno vinto il premio di capitale verde europea occupando i tre quarti del territorio della città con piantumazione di oltre 2000 alberi, la realizzazione di 5 nuovi parchi, con passi avanti sulla gestione dei rifiuti e sulla mobilità sostenibile, questi sono gli argomenti che nei prossimi decenni saranno centrali e potranno realmente e prioritariamente contribuire ad innalzare la qualità della vita delle persone.
Abbiamo la possibilità di entrare a far parte delle eccellenze ma dobbiamo convincerci che non esistono settori della complessa attività di governo locale che possano essere affidati all’approssimazione ed alla incompetenza. Non per niente attraverso direttive e regolamenti l’Europa ha creato proprio nel settore del verde pubblico pregevoli ed efficaci criteri di intervento.
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