Dopo avere “bucato” i conti del bilancio comunale, su cui ci si aspetta l’imminente scure della Corte dei Conti, anche alla luce della recente sentenza 18/2019 della Corte Costituzionale, che ha dichiarato l’illegittimità della pratica, assai diffusa tra i comuni italiani, di finanziare “a debito” le spese correnti, il Sindaco di Modica, sempre alla ricerca della massima visibilità, ha ben pensato di sfruttare l’arrivo della bella stagione per intraprendere un’iniziativa pubblicata ai quattro venti prima ancora di essere realizzata: l’indagine geofisica su Piazza Matteotti, allo scopo di rintracciare l’esatta ubicazione di un rifugio antiaereo, risalente al secondo conflitto bellico, e la sua porta d’ingresso. La motivazione addotta dal primo cittadino è assai ambiziosa: “riportare alla luce un pezzo di storia cittadina e italiana” dove, secondo la volontà di Abbate, “sarà allestita una mostra permanente di reperti storici della seconda guerra mondiale in modo da poter aprire un nuovo museo in un contesto unico sotterraneo”.
Ora, sarebbe bastato scartabellare tra gli archivi del Comune, anche solo attraverso la documentazione dei primi anni ‘90, quando si eseguirono i lavori di ristrutturazione e restyling di Piazza Matteotti (così come oggi la vediamo) per individuare il detto rifugio. Comprendo, tuttavia, la necessità del buon Ignazio di fare apparire come straordinarie anche le cose più banali, lui che delle banalità travestite (dalla scerbatura alla manutenzione ordinaria) ha fatto una vera e propria arte.
Ciò premesso, vorrei ricordare al Sindaco Abbate, che per oltre 40 anni si è forse troppo occupato delle faccende della frazione per essersene accorto, che a Modica quella storia lì non è mai passata veramente, se non nei limiti di qualche automezzo alleato, di passaggio verso posizioni assai più strategiche.
Se si volesse occupare del vero contributo dato da Modica al secondo conflitto, come anche al primo, dovrebbe preoccuparsi di rintracciare l’identità di tutti i figli modicani caduti o feriti in battaglia, lontano dalla loro perennemente imperturbabile città, e onorarne degnamente la memoria!
E poi, altra riflessione, a margine dell’entusiastico annuncio “Ignazio Abbate ha trovato un rifugio antiaereo” (il segreto di pulcinella! Tutti ne conoscevamo l’esistenza!) proclamato ai quattro venti dalle solite addomesticate testate locali, non sa il primo cittadino che di simili “musei” ce ne sono a decine sparsi nel territorio italico (e non solo italico)? E ci viene a parlare di “contesto unico”? Sì, unico ad Accaputo!
Detto francamente, mi piacerebbe vedere spendere i soldi pubblici per la valorizzazione di tante ricchezze modicane che si trovano alla luce del sole ma anche sotto l’inevitabile e spietata azione erosiva degli eventi atmosferici, stretti alleati dell’incuria e dell’abbandono.
Mi riferisco, ma solo per citare i casi più macroscopici, nell’ordine di discesa da Suso a Juso, al Palazzo De Naro Papa, all’ex albergo dei Poveri, al Palazzo Floridia, alla Chiesa di San Nicola, al Palazzo Polara, alla ex scuola della Raccomandata e a tante altre bellezze e strutture che potrebbero sì ospitare centri polifunzionali, centri sociali, pinacoteche, musei del costume e della cultura modicana, ma che, stranamente, non sono oggetto di interesse per il nostro primo cittadino, il quale preferisce la discesa dantesca, lì dove tutto è buio ed oscuro, lì dove riecheggia solo l’immagine, eco sbiadita di ben più lontani eventi, quasi un racconto fantastico, appena emerso tra le pagine dei giornali di regime!
Cosa vuole ricordare Abbate, dunque?
Quello che a Modica non è successo?
E perché mai?
Facile a dirsi: per dare riscontro alle promesse fatte in campagna elettorale! E, ovviamente, per una mera questione di copyright della propaganda neodemocristiana, quella buona buona, dal sapore vintage dei gloriosi e ruggenti anni del boom…