Visto lo strano silenzio che il Sindaco Ignazio Abbate ha mantenuto in merito, ciò che impedisce di capire e commentare le sue reazioni in merito, cercherò di riassumere, con parole mie, la vicenda della sentenza del TAR di cui si è parlato in questi ultimi giorni.
Qualche mese fa il Consiglio Comunale di Modica è stato chiamato ad approvare un regolamento per la disciplina dell’accesso agli atti amministrativi, compresi quelli delle società partecipate (SPM, per intenderci). In sede di discussione il consigliere PD Ivana Castello ha proposto un emendamento per fissare in tre giorni il termine massimo per il rilascio delle copie richieste dai consiglieri comunali. Il Segretario Comunale ha espresso parere negativo sostenendo che questo termine doveva essere non inferiore a 30 giorni e non poteva essere ridotto. L’emendamento è stato rigettato dalla solita maggioranza consenziente ma la Castello non si è persa d’animo ed ha proposto un bel ricorso al TAR.
Il Giudice amministrativo si è pronunciato dichiarando l’annullamento dell’atto impugnato, cioè a dire la delibera consiliare che aveva approvato il predetto regolamento.
Secondo i giudici catanesi ha errato il Segretario Comunale quando ha ritenuto che il termine di 30 giorni non poteva essere ridotto poiché, dice la sentenza, un minor termine aumenta la garanzia affinché il consigliere comunale possa correttamente adempiere il proprio dovere, definito non a caso un munus publicum. Anzi, il TAR ha chiarito che una deroga al termine di 30 giorni può sempre essere applicata quando proposta in melius rispetto agli strumenti di esecuzione di questo munus publicum.
La riduzione dei tempi di accesso agli atti per i consiglieri comunali è, secondo il TAR, una deroga in melius mentre un allungamento di questo termine è una deroga in pejus.
Ed infatti, dice sempre la sentenza, l’eccessiva dilatazione di questo termine costituisce un pericolo per l’efficace espletamento del potere di vigilanza e di controllo che il consigliere comunale deve esercitare e determina una vera e propria inversione dei ruoli, poiché consente all’amministrazione comunale di condizionare ed indirettamente controllare l’attività e l’operato del consigliere. In buona sostanza secondo il TAR la delibera è illegittima perché trasforma il controllore in controllato.
Il Giudice Amministrativo ha anche chiarito quello che la Castello ha cercato di fare capire ai suoi colleghi consiglieri comunali (non solo della maggioranza) e cioè che l’accesso agli atti in “tempo reale” (sempre compatibilmente con le esigenze dell’attività amministrativa) è un presidio di democrazia perché garantisce l’efficacia del dibattito e del confronto tra le diverse soluzioni praticabili.
Ora, di fronte a tale evidenza mi hanno colpito due fatti apparentemente distinti ma allo stesso modo stranissimi.
Il primo è la reazione dei consiglieri di maggioranza, immediatamente corsi a difesa del loro Sindaco con un comunicato al vetriolo contro la Castello, dagli stessi accusata di assenteismo. Inutile dire che quest’ultima li ha immediatamente smentiti con tanto di tabelle che, invece, dimostrano tutto il contrario. Pazienza, ci hanno tentato senza rendersi conto di avere sferrato l’attacco alla Castello nello stesso momento in cui hanno dichiarato di non volersi avvalere, in materia di PRG, dell’istituto del silenzio assenso. Non si sono resi conto di avere deliberato in modo tale da rimettere in termini l’Ufficio regionale competente per l’approvazione degli strumenti urbanistici, determinando così un inevitabile allungamento dei tempi di esitazione della relativa pratica.
Ma Come? hanno fatto danno e lo dicono pure?
Cosa volete che vi dica! Nelle more, il famoso “Ufficio del Piano” metterà mano ad un nuovo PRG, aumentando esponenzialmente le fibrillazioni non solo di molta parte del mondo imprenditoriale ma anche di larghi settori della sfera politica, e noi sappiamo che proprio per la politica le fibrillazioni sono spesso uno strumento di sopravvivenza.
Il secondo fatto, assai anomalo, è la reazione pubblica, per il tramite di un comunicato di stampa, della dott.ssa Ferro, Segretario Comunale, la quale con argomentazioni apparentemente tecniche, è di fatto entrata a gamba tesa nel dibattito politico, con ciò superando i limiti, purtroppo a Modica sempre più labili, tra la parte politica e quella burocratica dell’amministrazione comunale.
Non ho motivo di pensare che il Segretario parteggi politicamente per questo Sindaco né che, a causa di questa sua partigianeria, possa essersi confuso nello svolgimento dei suoi compiti, ma mi stranisce che si sia ridotto ad intraprendere una polemica nei confronti di un consigliere comunale il quale, difendendo il rispetto delle regole del diritto, ha posto contestualmente importanti questioni di tipo politico.
Sinceramente, non essendo un vecchio volpone, mi è difficile capire cosa stia succedendo al Comune di Modica, ma certamente posso dedurre, dai superiori fatti, che a San Domenico stia regnando una gran confusione e che la paura nei confronti di un consigliere tenace e determinato stia cominciando a far saltare qualche venerdì…e non solo al Sindaco.
Cosa ci riserva il futuro?
Non saprei dirlo adesso, ma credo che, per quello che abbiamo visto negli ultimi due anni, non passerà molto tempo prima di scoprirlo…