Lo sviluppo urbanistico degli ultimi due decenni, appare incentrato su un modello ad alto consumo di suolo e di energia.
I principali impatti di tale modello di sviluppo territoriale sono la frammentazione, l’isolamento, e il degrado delle componenti ambientali, l’erosione del suolo e l’alterazione del paesaggio percepito.
A causa degli effetti incontrollati, in termini di qualità ambientale, su vaste porzioni di territorio, questo modello è spesso identificato come uno dei principali fattori di insostenibilità ambientale.
La direttiva HABITAT, recepita in Italia dal D.P.R. N. 357 del 1997, per la costituzione della prima grande rete europea di aree protette indica, come indispensabile elemento di coerenza e di efficacia del disegno di messa in sicurezza delle aree designate, l’interessamento ad individuare forme di salvaguardia delle porzioni di suolo che svolgono ruoli di connessione tra le zone a più alto valore naturalistico.
In questo senso la pianificazione della rete ecologica entra spesso in conflitto con la rete tecnologica presente nel territorio, cioè l’insieme di infrastrutture lineari quali autostrade, strade, ferrovie aeroporti, etc necessarie per garantire le comunicazioni, la distribuzione dell’energia, i trasporti di persone e di merci.
Sarà utile quindi attuare tutta una serie di interventi specifici nella progettazione delle infrastrutture lineari per ridurre gli impatti dovuti alla frammentazione del territorio e garantire la continuità ecologica.
Nello specifico esempio delle infrastrutture viarie, occorre distinguere fra le grandi realizzazioni ex
novo (nuove arterie stradali, nuovi cavalcavia, nuovi svincoli a quadrifoglio) ed i piccoli interventi di miglioramento della viabilità esistente (realizzazione di rotatorie, raddrizzamento di curve, allargamento della sede stradale).
Per le infrastrutture viarie in progetto è corretto effettuare un inserimento preventivo, con misure di mitigazione e compensazione ambientale. Per le infrastrutture viarie in esercizio si farà ricorso ad interventi di miglioramento ambientale, al fine di assicurare una maggiore permeabilità e ridurre la frammentazione del territorio.
Una strada tende a dividere le associazioni vegetali entro cui si sviluppa, altera i flussi biologici tra aree vicine, arreca disturbo alle popolazioni presenti.
Per gli animali che trovano un improvviso ostacolo ai loro movimenti il traffico veicolare è causa di morte diretta; tanti animali come ricci, rospi, pettirossi, volpi e tante altre specie, anche rare e minacciate, vengono travolte dai veicoli lungo le strade.
Nella progettazione di strade si possono prevedere dei sottopassi specificatamente progettati per la fauna mediante progetti di “foratura” dei rilevati con inserimento di elementi passanti tubolari.
Oltre ai sottopassi esistono anche i sovrappassi o ecodotti adatti al transito della fauna e sempre più diffusi a livello internazionale.
Un settore di particolare interesse riguarda l’avifauna che, volando rasoterra, può rimanere uccisa andando contro i veicoli. Una soluzione può essere quella di prevedere fasce arboreo-arbustive ai lati delle strade per alzare la linea di volo degli uccelli e ridurre i casi di impatto.
Un punto fondamentale nella progettazione dei viadotti sarà costituito dalle spalle di appoggio, Infatti, a seconda delle situazioni, si dovranno prevedere recinzioni, fasce arbustive o microhabitat particolari.
Riguardo poi le piccole aree poste all’interno di porzioni di territorio circoscritte da barriere artificiali (es. autostrade, ferrovie ecc.), esse costituiscono zone quasi sempre abbandonate a se stesse, potrebbero invece essere utilizzate per la realizzazione di interventi di recupero ambientale, utilizzando neo-ecosistemi in grado di contribuire all’inserimento paesaggistico ed ecosistemico delle infrastrutture lineari.
In gran parte dell’Europa ed in moltissime città del nord Italia questi criteri di progettazione ecocompatibile delle infrastrutture lineari sono ormai molto diffusi.
E’ auspicabile che anche nel nostro territorio, che, come detto in precedenza, ha al suo interno ben sette siti di importanza comunitaria e moltissime “cave” che rappresentano l’eccellenza della flora mediterranea, questi criteri di progettazione vengano recepiti per valorizzare al meglio, e nel tempo, la ricchezza del nostro patrimonio naturale e paesaggistico.
Dario Modica
(Analista ambientale)
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