Modica, la “pesante” eredità delle Amministrazioni precedenti

Da qualche tempo a questa parte, quando si trova in difficoltà, il primo cittadino modicano ha preso l’abitudine di scaricare la responsabilità su presunte inadempienze o incompetenze o incapacità delle amministrazioni che lo hanno preceduto. Anche la scorsa settimana ha scaricato sulle “altre amministrazioni” la colpa dell’enorme debito maturato dal Comune nei confronti della società cooperativa Artemide, sebbene sia stato smentito clamorosamente dal legale della stessa cooperativa, il quale ha precisato che i problemi attuali sono addebitabili alla sua giunta.

Ora, io ritengo che occorre fare uno sforzo di comprensione e capire quanto, effettivamente, possa essere “pesante” gestire un’eredità politica, come quella che oggi il nostro caro Abbate è chiamato ad amministrare. Per fare questo, dobbiamo conoscere l’entità di questa massa ereditaria.

Ed allora, tralasciando gli ormai famosi 64 milioni di euro, di cui egli è riuscito a gestire solo una parte, restituendone 14 milioni che, però, nel frattempo aveva già speso per “altro”, tanto da dovere attingere alla “scopertura di cassa”, possiamo ricordare che Abbate, oggi, si trova per le mani il teatro Garibaldi perché altri amministratori lo hanno restaurato dopo oltre 30 anni di abbandono, esattamente come hanno fatto con la piscina comunale, dopo decenni di attesa.

Abbate, oggi, si ritrova per le mani Piazza Ottaviano, a Frigintini, con la scuola, la delegazione comunale e il centro per gli anziani, perché altri amministratori, non certo residenti, hanno realizzato queste opere in favore dei concittadini della frazione, mentre lui, è bene ricordarlo, si dedicava “ad altre faccende affaccendato”.

Abbate, oggi, si trova per le mani la fognatura di Marina di Modica perché altri amministratori ne hanno compreso la necessità e l’hanno realizzata. Gli stessi “altri amministratori”, o comunque “una generazione” di uomini e donne ormai fuori dalla scena politica locale, che hanno realizzato il nuovo stadio comunale.

Abbate, oggi, si trova per le mani Piazza Matteotti, Piazza Principe di Napoli, la piazzetta antistante la chiesa di Santa Maria, ex Piazza Corrado Rizzone, oggi Largo Pluchino, i marciapiedi in molte zone della Sorda, così come le rotatorie della ex S.S. 115, l’illuminazione artistica di tutto il centro storico, il consolidamento dei costoni rocciosi, la nuova scuola di c.da Michelica, il palazzo del nuovo Tribunale, il Castello dei Conti restaurato, il palazzo dell’Ex Albergo dei Poveri, giusto per fare un’elencazione sia pure molto generale e non esaustiva, perché gli altri amministratori hanno realizzato tali opere, cambiando il volto di tutta la città (e non trascuro, in tutta onestà, il fatto che molto ancora avrebbero potuto fare e non hanno fatto, per molte ragioni).

Abbate, oggi, si trova per le mani una città famosa per il cioccolato perché altri amministratori, insieme a cittadini/produttori lungimiranti e dotati di grande intuito commerciale (leggi Franco Ruta) hanno intrapreso, già a partire dai primi anni ‘90, una grande azione di divulgazione e conoscenza di questo prodotto, insieme a manifestazioni di richiamo nazionale per fare conoscere il valore e il ruolo primario della nostra città nelle vicende storiche più importanti della Sicilia.

Abbate, oggi, si gode una bella sala consiliare perché altri amministratori hanno voluto sottolineare, con il decoro di quell’aula, l’importanza dell’istituzione democratica ivi ospitata e il rispetto che si deve nei confronti dei consiglieri comunali, che sono i rappresentanti del popolo.

Abbate, oggi, si ritrova il parcheggio di Viale Medaglie d’Oro perché altri amministratori hanno immaginato il Corso Umberto pedonalizzato e progettato una mobilità alternativa nella città.

Abbate, negli ultimi cinque anni, si è ritrovato per le mani l’opportunità di continuare (mi viene da dire come il nano sulle spalle dei giganti) nel solco di una tradizione amministrativa cittadina che non possiamo definire “perfetta”, nessuno lo è, ma quanto meno attenta alla crescita della nostra comunità, e protesa a fare di Modica un luogo di cultura, di turismo, di benessere in generale.

Se qualcosa non va, quindi, perché prendersela con gli “altri amministratori”? Perché prendersela con chi, nel corso dei decenni, avvicendandosi nella guida di Modica, ha lasciato un’eredità “pesante” sì, ma nel senso più positivo che negativo del termine?

Se qualcosa non va, forse, sarebbe meglio fare atto di umiltà e chiedersi se, come è accaduto con la vicenda dei 14 milioni restituiti (coattivamente) alla Cassa Depositi e Prestiti, producendo l’aumento proporzionale dei debiti comunali, oggi si è all’altezza del compito lasciato da chi ci ha preceduto.

O No?

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