A cura dell’Associazione Oltre lo spreco… la pianificazione energetica
La cura del verde urbano è diventata negli ultimi anni un argomento di notevole interesse sia dal punto di vista estetico/economico che dal punto di vista più strettamente legato alla funzionalità ecosistemica.
Tradizionalmente per verde urbano si intende un’aiuola ben curata e libera da qualsiasi tipo di erba “infestante”, pertanto alla vista della foto sotto riportata l’impressione generale porta chiunque a manifestare incuria e abbandono.
Ho deciso di scrivere un articolo dedicato al verde urbano perché pochi giorni fa un cittadino modicano ha intimato tramite Facebook all’amministrazione la pulizia dell’aiuola visibile nella foto; l’amministrazione ha prontamente manutenzionato l’aiuola provvedendo a lasciare solo gli esemplari di palma ed estirpando tutte le essenze erbacee tipiche della macchia mediterranea.
Io sono un naturalista ed il mio parere sul giudizio estetico di una rotonda lascia il tempo che trova, e per mia abitudine e deformazione professionale non esprimo mai nei miei articoli giudizi personali ma solamente dati di fatto supportati da ampia bibliografia.
Pertanto mi permetto di puntualizzare quali sono le tendenze degli ultimi anni riguardo la progettazione del verde urbano, alle quali l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha addirittura dedicato manuali e linee guida, in modo da evitare in futuro spiacevoli episodi come quello citato prima che, di fatto, danneggiano il decoro del centro urbano e la funzionalità degli ecosistemi.
Con la legge 10 del 2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani” l’Italia si è dotata di uno strumento normativo volto a promuovere e sviluppare le competenze urbanistiche degli Enti locali; in tale contesto l’utilizzo della flora spontanea, dalle specie erbacee ai grandi alberi, è una risorsa in grado di fornire nuove opportunità sia in termini di costi che di efficacia di prestazione.
Secondo il manuale ISPRA negli arredi urbani e periurbani di aree mediterranee solo le piante che vi vegetano spontaneamente possono contribuire concretamente al contenimento dei prelievi idrici ed alla riduzione del costo delle cure colturali.
“L’uso delle specie erbacee mediterranee nelle aree urbane e/o degradate rappresenta un’opportunità alla quale possiamo aderire sia a livello di singolo cittadino, a partire dal cortile delle nostre abitazioni, sia a livello di professionista o di istituzione, contribuendo alla conoscenza e conservazione della flora nazionale”.
Il prato fiorito deve fare parte di un progetto perfettamente integrato nel paesaggio: in un parco si può collocare, ad esempio, in un punto di passaggio tra un prato verde rasato e un gruppo di specie arboree oppure può costituire un’aiuola di per sé.
Se lo scopo è quello di “naturalizzare” un prato autosostenibile, la scelta delle specie e lo studio del loro comportamento sono fondamentali.
Il primo aspetto da considerare è che il ‘miscuglio’ si adatti alle caratteristiche del sito, dal momento che la manutenzione di questi impianti sarà ridotta a cure essenziali, come detto in precedenza.
Le specie che sono utilizzate per creare i prati fioriti possono fare parte di associazioni vegetali naturali, come quelle dei prati polifiti, oppure possono essere scelte ad hoc fra la flora spontanea, per creare delle nuove associazioni artificiali a maggiore effetto ornamentale e in grado di arricchire la biodiversità naturale.
I criteri di scelta del tipo di miscuglio da adottare sono legati a:
– aspetti economico-gestionali: è indubbio che i prati più stabili sono più economici da gestire, anche se il costo di impianto può essere maggiore; la presenza di graminacee, pur se talvolta riduce l’aspetto estetico del prato, ne aumenta la stabilità;
– effetto estetico: è spesso legato alla presenza delle erbe annuali che, come ricordato, presentano le fioriture più spettacolari, legate come sono all’impollinazione ad opera degli insetti;
– caratteristiche del suolo: ad assumere rilievo è il livello di fertilità chimica del suolo;
– tipologia di verde: in base alla destinazione d’uso (fruizione, didattico), è possibile operare scelte diverse; ad esempio, nel verde scolastico le specie annuali, piuttosto vistose e di veloce insediamento, sono più indicate;
– localizzazione del sito: le specie alloctone, sconsigliate in corridoi ecologici, zone rurali, parchi naturali e tutti i luoghi in continuità con la natura, possono essere impiegate per giardini di città pubblici e privati, perché sono molto ornamentali.
Magari molti potranno non essere d’accordo con l’introduzione di piante mediterranee per la cura del verde urbano ma è un dato di fatto che l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e la Tutela del Territorio e del Mare, il Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agrarie ed Alimentari e l’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi hanno redatto un manuale apposito sulla introduzione di Specie erbacee spontanee mediterranee per la riqualificazione degli ambienti antropici, qualificando tali interventi come esempi di sostenibilità ambientale sia per il minor consumo di risorse idriche, sia per le minori cure colturali sia, infine, per la conservazione della flora e della fauna locali.
Nell’esempio riportato nella foto, oggetto del presente articolo, la natura ha fatto egregiamente quello che il manuale ISPRA teorizza, pertanto il tipo di manutenzione messo in atto appare una violenza.
Si parla tanto di Smart City, Sostenibilità energetica, Biodiversità, Aree protette e via dicendo, come se fossero argomenti molto lontani da noi e dalla nostra vita, in realtà ciascuno può contribuire a salvare il nostro mondo con piccoli gesti positivi o essere l’artefice della sua distruzione con gli stessi gesti che mancano di volontà positiva.
Dario Modica
(Analista ambientale)
Il presente articolo è stato pubblicato anche sul mensile DIALOGO che è un mensile che esiste solo nella forma cartacea ed è possibile averlo solo per abbonamento con un versamento di 10 Euro l’anno sul c/c/p 10780971 intestato a DIALOGO. Chi volesse ricevere due copie saggio può lasciare il suo indirizzo postale a
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