Questa volta il commissario Montalbano non risolve il delitto ma ne è testimone. E già! Perché proprio in questi giorni la troupe della famosa serie TV sta girando a Modica e segnatamente presso il terzo piano del Palazzo degli Studi, lì dove una volta c’era l’Istituto Archimede.
Chi si trova a visitare quel luogo ha la sensazione del tempo fermato e sente tutto il fascino di una storia dimenticata, lasciata per anni, anzi per decenni, alla mercé inesorabile e impietosa dell’assenza, una lenta agonia che oggi si manifesta con l’odore putrefatto dell’incuria e del disinteresse.
Ecco il delitto! Ecco l’importante testimone in attesa del quale i bravi concittadini modicani restano in attesa, sotto il vento e il freddo anomalo di queste settimane, per un selfie da mostrare sulla pagina Facebook, nella convinzione di contare di più per il solo fatto di avere accostato la propria anonima immagine sorridente a quella dell’illustre e famoso personaggio televisivo.
Il commissario Montalbano è testimone di un delitto, vittima proprio il terzo piano del Palazzo degli Studi, uno tra i tanti caduti di questo nostro territorio che pretende di fare turismo limitandosi alle politiche dei “sepolcri imbiancati”, delle piccole e spesso inutili opere di manutenzione, dei trenini e di un improbabile museo del cioccolato che non ricorda il suo figlio più illustre, Franco Ruta (altro delitto, altro caso da risolvere!).
Eppure i cittadini modicani sono orgogliosi della loro città! Si vantano di Modica, quando essa compare nei servizi giornalistici nazionali o quando illustri personalità del mondo culturale, politico e dell’informazione vengono in visita.
I modicani sono orgogliosi del “passaggio” del principe Alberto di Monaco, alla memoria del cui illustre genitore è stata dedicata, sulla base di una presunta familiarità modicana dei Grimaldi monegaschi, anche una sala del Palazzo della Cultura!
I modicani amano la loro città a tal punto da indignarsi contro Alberto Angela, per il poco spazio da questi dedicato, nel suo programma Le Meraviglie, alla “impareggiabile” culla della Contea!
I modicani, orgogliosi e allo stesso tempo autori indifferenti e complici consenzienti di altrettanti delitti, l’abbandono del terzo piano del Palazzo degli studi, del Palazzo Polara, del Palazzo dei Mercedari, dell’Ex Albergo dei Poveri, del Palazzo De Naro Papa, della Raccomandata e di tante altre bellezze locali.
E a questo punto, cari concittadini, mi indigno io! Mi indigno perché ritengo intollerabile questo comportamento incoerente, di chi si esalta per il poco e non si scandalizza per le grosse mancanze, di chi si galvanizza per gli stereotipi ormai abbondantemente superati di una città che non è quella propagandata da alcuni speculatori elettorali, che non è solo “vasa vasa” e San Giorgio, ma qualcosa di ancora più importante e nello stesso tempo ostaggio di una cultura tipicamente meridionale e siciliana, che attende l’aiuto dall’alto piuttosto che darsi da fare e risolvere da sé il problema.
Ed allora, cari cittadini modicani, vi metto alla prova, invitandovi a cacciare le mani nelle vostre tasche e a dare un contributo economico all’associazione “Amici del Campailla”, perché si raccolgano i fondi necessari all’immediato ripristino del terzo piano del Palazzo degli Studi, senza attendere che a San Domenico qualcuno si attivi per questo, perché la risposta del primo cittadino, all’appello lanciato dal Presidente della citata associazione, è stato eloquente: “studieremo le competenze del Comune”. Un modo per prendere tempo e non fare nulla.
E già perché il Sindaco e la sua Giunta non hanno alcun interesse di concentrare migliaia di euro in una sola opera, peraltro destinata ad ospitare l’istituzione educativa dei nostri figli e, in quanto tale, non visibile dall’homo medius cum machina, sottraendo così risorse alla borsa delle prebende, degli appalti parcellizzati, dei contributi alle parrocchie per le feste rionali, delle elargizioni di danaro e degli ordini di pagamento fiat voluntas Ignatii, che molti più voti e molta più visibilità e consenso conseguono all’immagine politica di chi ci governa.
Non aspettate il treno che passa da altre stazioni!
Non è con le grandi opere che qualcuno intende costruire il suo futuro personale, ma con le cose piccole, come piccola e ristretta è la visione che oggi impone alla città.
Ed allora, è arrivato il momento che proprio la città si svegli, reagisca e dia corpo e sangue all’orgoglio che suole dimostrare con tanta estrema volontà.
Facciamo tutti insieme qualcosa di concreto per salvare il Palazzo degli Studi…e le tante altre bellezze perdute del nostro patrimonio culturale.