Dalla strage di via Fani del 16 marzo 1978, con il sequestro di Aldo Moro e l’eccidio degli agenti della scorta (Raffaele Iozzino, Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera e Francesco Zizzi), al ritrovamento del corpo senza vita del presidente della Democrazia Cristiana, il 9 maggio successivo in via Caetani, nel centro della Capitale. Ecco le tappe piu’ significative dei 55 giorni di prigionia vissuti da Moro nelle mani delle Brigate Rosse.
16 MARZO: poco dopo le 9 del mattino, in via Mario Fani, quartiere Nord di Roma, un commando delle Br uccide le sue cinque guardie del corpo e sequestra Moro. Il ministro dell’Interno Francesco Cossiga alle 10.45 presiede al Viminale la prima riunione del Comitato tecnico-politico-operativo. Si crea un Comitato per la gestione della crisi costituito da un piccolo gruppo di esperti. Alle 12 vengono diffuse le schede segnaletiche di 16 presunti terroristi ricercati.
19 MARZO: i giornali pubblicano la foto di Moro e il testo del “comunicato n.1” delle Br, in cui si annuncia che il presidente Dc sara’ processato da “un tribunale del popolo”.
21 MARZO: il governo, con l’appoggio di tutti i partiti della maggioranza, vara le leggi di emergenza per fronteggiare il fenomeno terroristico. I brigatisti sotto processo a Torino rivendicano il sequestro Moro.
26-27 MARZO: recapitato in quattro citta’ il “comunicato n. 2” delle Brigate rosse che annunciano l’inizio del processo a Moro con i vari capi d’accusa.
20 MARZO: in terzo comunicato, le Br rendono nota una lettera di Moro a Francesco Cossiga. Moro invita il Presidente del consiglio e il Presidente della Repubblica a “riflettere opportunamente sul da farsi per evitare guai peggiori, pensare dunque fino in fondo per evitare una situazione emotiva ed irrazionale. In queste circostanze entra in gioco, al di la’ di ogni considerazione umanitaria che pure non si puo’ ignorare, la ragione di Stato”.
3 APRILE: Papa Paolo VI da piazza San Pietro rivolge un appello ai rapitori (“uomini delle Brigate Rosse”) perche’ liberino Moro.
7 APRILE: messaggio a Moro da parte della moglie attraverso il quotidiano ‘Il Giorno’.
10 APRILE: la polizia intercetta la lettera di Moro diretta alla moglie in cui ripropone il tema dello scambio di prigionieri e invita Dc e governo di rivedere l’atteggiamento di chiusura rigida assunto nei confronti di qualsiasi trattativa.
16 APRILE: le Br, attraverso il comunicato numero 6, fanno sapere che l’interrogatorio ‘al prigioniero Aldo Moro’ e’ finito: Moro e’ colpevole e viene pertanto condannato a morte. Riunione del comitato di emergenza della Dc.
19 APRILE: un falso messaggio dei terroristi annuncia che Moro e’ stato ucciso e che il corpo si trova nel lago della Duchessa, in localita’ Carlore, provincia di Rieti confinante tra Abruzzo e Lazio.
21 APRILE: il vero “comunicato n. 7” e’ accompagnato da una foto del presidente della Dc con un giornale del giorno precedente che certifica che Moro e’ vivo. Il volantino concede 48 ore alla Dc per rispondere ad un ultimatum in cui si dichiari disponibile a trattare la liberazione di detenuti politici non specificati.
25 APRILE: in un ottavo comunicato le Br chiedono la scarcerazione di tredici detenuti politici in cambio della vita di Aldo Moro. Una nuova lettera del prigioniero arriva a Zaccagnini: e’ una sorta di testamento spirituale e politico, perche’ Moro chiede che ai suoi funerali non partecipino ne’ autorita’ dello Stato ne’ uomini di partito. La famiglia fara’ rispettare questa deposizione testamentaria.
6 MAGGIO: le Brigate Rosse, con il comunicato numero 9, annunciano l’esecuzione della condanna a morte di Moro.
9 MAGGIO: il corpo dello statista Dc viene trovato nella Renault 4 rossa parcheggiata in via Caetani, una traversa di via delle Botteghe Oscure, poco distante da piazza del Gesu’. Una telefonata alla segreteria del presidente della DC era giunta alle 13, con tutte le indicazioni.