La ‘Ndrangheta sempre più forte e radicata e nel nord si conferma in netto “predominio a discapito di altre compagini associative, come quella di origine siciliana”, ovvero Cosa Nostra.
E’ quanto emerge dalla Relazione Nazionale Antimafia presentata oggi a Roma dal Procuratore Franco Roberti. Per la Dna in Lombardia ed in Piemonte le “associazioni criminali di origine calabrese sono radicate”. Quanto descritto è aggravato dai diversi episodi intimidatori. “La presenza sul territorio lombardo di strutture ‘ndranghetiste e il radicamento nelle struttura sociale e negli assetti economici lombardi da’ ragione della serie innumerevole di episodi di intimidazione, accertati dall’ inizio del 2006, in qualche modo riconducibili al fenomeno mafioso”.
Stesso ruolo, con grande importanza e potenza, viene esercitato nel territorio natale dove “la ‘Ndrangheta vede confermarsi il dato della tendenziale unitarieta’ di tale organizzazione criminale; quindi, dell’esistenza di una sorta “consiglio di amministrazione della holding” che elegge il suo “Presidente”. E’ un dato che giudiziariamente ha trovato plurime conferme in sede cautelare e di merito”. Si legge sempre nella annuale relazione della Direzione Nazionale Antimafia presentata oggi a Roma.
Per la Dna resta forte il ruolo della ‘Ndrangheta nel traffico “internazionale di stupefacenti, traffico che ha generato, e continua a generare, imponenti flussi di guadagni in favore della criminalita’ organizzata calabrese che reinveste, specie nel settore immobiliare, i proventi di tale attivita’. Traffico consentito anche e soprattutto dal controllo totalizzante del Porto di Gioia Tauro, dove attraverso una penetrante azione collusiva, gli ‘ndranghetisti riescono a godere di ampi, continui, si direbbe inesauribili, appoggi interni”.
Giova, sul punto, evidenziare che il Porto di Gioia Tauro proprio grazie alla situazione che si è appena segnalata, è divenuta la vera porta d’ingresso della cocaina in Italia. Sul punto basterà osservare che nel solo periodo di riferimento (Giugno 2012-Luglio 2013) quasi la metà della cocaina sequestrata in Italia (circa 1600 kg su circa 3700 complessivi ) è stata intercettata a Gioia Tauro.
Ed è proprio in questo contesto che matura l’operazione “Puerto Liberado” (LEGGI L’ARTICOLO RELATIVO ALLA RELAZIONE DIA), che darà vita a 13 arresti eccellenti. Una vera e propria ”squadra”, un gruppo affiatato di soggetti che per via della loro attività professionale all’interno del porto, riusciva ad organizzare i turni e le presenze, per favorire l’arrivo della cocaina da stoccare e farla uscire dal porto eludendo i controlli di sicurezza.
A capitanare il gruppo criminale erano i fratelli Brandimarte, Giuseppe e Alfonso, entrambi ex dipendenti di una società di gestione della banchina merci del porto.
I due fratelli erano col tempo riusciti a creare un vero e proprio sistema di import che, attraverso messaggi in cifrati con codici alfanumerici, consentiva l’acquisto di ingenti quantitativi di cocaina dai cartelli dei narcos sud americani.
Giuseppe ed Alfonso Brandimarte che, dopo l’arresto del capo, per i fatti inerenti la faida Brandimarte-Priolo (LEGGI L’ARTICOLO), aveva subito preso le redini del gruppo criminale. La gestione era talmente oculata che i capi del clan avevano studiato con una cura maniacale una serie di strategie per sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine. Bradimarte girava addirittura su un’auto blindata.
Da ricordare l’omicidio di Michele Brandimarte, avvenuto a Vittoria (Ragusa) il 14 dicembre scorso. Ad auto accusarsi dell’omicidio Domenico Italiano (LEGGI L’ARTICOLO).
Eppure il quadro più preoccupante per la Direzione Nazionale Antimafia emerge in Emilia Romagna che e’ stata per anni un “modello di sana amministrazione ed invidiata per l’elevato livello medio di vita dei suoi abitanti, ma oggi puo’ ben definirsi “Terra di mafia, nel senso pieno della espressione, essendosi verificato quel triste fenomeno di una infiltrazione che ha riguardato, piu’ che il territorio in quanto tale con una occupazione “militare”, i cittadini e le loro menti – denuncia la Dna – con un condizionamento, quindi, ancor piu’ grave”. Nella relazione presentata dal Procuratore Nazionale Franco Roberti il “potere criminale di matrice ‘ndranghetista” aumenta sempre più e “l’ espansione si e’ appurato andare al di la’ di ogni pessimistica previsione, con coinvolgimenti di apparati politici, economici ed istituzionali”.