Droga, droga, droga e droga. In provincia di Siracusa (come nella confinante Ragusa) il business della droga frutta guadagni esorbitanti alla criminalità organizzata.
Così capita che, in due distinte operazioni a distanza di un anno, Carabinieri e Polizia riescano a scovare due mega “campi” di coltivazioni per cannabis e marijuana.
L’OPERAZIONE DEI CARABINIERI IN CONTRADA VALLE VASCELLI
Con l’ultima operazione, fatta dai Carabinieri del Nucleo Operativo di Noto, si è riusciti a scovare, in una lunga distesa di serre, migliaia di piante di cannabis indica dalle quali estrarre la marijuana.
La piantagione di canapa indiana è stata scoperta dai militari di Noto, in contrada “Valle Vascelli”, dopo un’attenta attività informativa che ha permesso di arrestare in flagranza del reato di coltivazione di sostanza stupefacente, tre “atipici” braccianti agricoli: Calogero Bona, 61 anni, Paolo Spicuzza, 54 anni e Giulio Carbone, 49 anni.
Erano sette gli impianti serricoli (lunghi 43 metri a serra) all’interno dei quali sono state rinvenute 7.500 piante di cannabis indica, in piena infiorescenza, per un peso complessivo di circa 1.200 kg (tutte sottoposte a sequestro in attesa dei successivi accertamenti di laboratorio). Le serre erano molto ben nascoste, localizzate in zona impervia e dalla folta vegetazione, non facilmente raggiungibile se non conosciuta.
L’OPERAZIONE DELLA POLIZIA IN CONTRADA RENNA
La Polizia di Stato di Avola, invece, pressoché un anno fa, riuscì a scoprire una delle più grandi coltivazioni di piante di marijuana.
Infatti, grazie ad una fonte confidenziale, i poliziotti scoprivano un appezzamento di terreno di circa 15.000 metri quadri, nel territorio di Noto in contrada Renna, nel quale venivano coltivati circa 13.500 piante di marijuana, alte in media 1,70 metri, distribuite in 53 serre-tunnel, ciascuno dei quali lungo tra i 35 e i 70 metri.
In quella occasione vennero arrestati Mario Costa, di 54 anni, Muj Lenuta rumena di 27anni e Brahmi Samir Ben Sghaier tunisino, di 41 anni, tutti accusati per il reato di coltivazione e produzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Insieme agli arrestati venne indagato, a piede libero, il vittoriese Roberto Rinauro.
I tre, secondo le loro dichiarazioni, erano stati assunti da Roberto Rinauro, per una “paga giornaliera di 25 euro”. Mario Costa, inoltre, affermava che conosceva Roberto Rinauro perché “padre del fidanzato della propria figlia”.
IN REALTA’ A CHI APPARTENGONO LE “SERRE”?
In territori di mafia poco sfugge al controllo dei boss e tutto si può realizzare tranne farla “sotto il naso” del capo. E’ una regola non scritta, ma da sempre attuata e chi ci ha “provato” ha pagato (spesso) a caro prezzo la propria scelta di guadagnare illegalmente senza condividere con i “capi”.
Così provate a pensare ad una piantagione del genere nella Corleone di Totò Riina e Bernardo Provenzano. Potreste mai pensare che, un soggetto terzo, possa coltivare piante di marijuana (e quindi guadagnare così tanto) senza il permesso dei capi?
Per chi non è pratico della zona di Noto spieghiamo che, il terreno di Contrada Renna in cui vennero trovate le serre con l’ingente quantità di marijuana, è confinante con Contrada Turrusena, ovvero il regno dei Trigila, meglio conosciuti come “Pinnintula”
Antonino Pinuccio (Pinnintula) Trigila è il capo ergastolano dell’omonimo clan e, da sempre, impartisce ordini che regolarmente vengono portati fuori dai suoi familiari.
Proprio lo “zio” Pinuccio, sanguinario boss, ha capito tempo fa quanto redditizio fosse il “bisiniss” della droga e (LEGGI ARTICOLO) riuscì addirittura a mettere in piedi un traffico nazionale con un altro boss “pari grado”, Francesco Sergi, esponente della omonima ‘ndrina.
E’ pensabile che quella quantità di marijuana fosse coltivata senza il consenso dei Trigila?
Ed andando, invece, al recente sequestro in contrada “Valle Vascelli”, va sottolineato come la zona sia quella dei possedimenti di Giuseppe Cripino, detto “u barbieri”. Crispino è da sempre l’uomo di fiducia dei Trigila e si occupa per il clan, fra l’altro, proprio di droga ed estorsioni.
Che ruolo ha Crispino nelle serre di droga trovate dai Carabinieri al limite delle sue proprietà?
Tutte domande che attendono una risposta e che gli inquirenti stanno cercando, perchè in Sicilia non sempre “tutto è come appare”. Anzi, spesso, la risposta sta proprio nel “non detto” e nelle cose meno ovvie e scontate. Proprio come le reali proprietà di quelle mega serre, un investimento che poteva fruttare cifre esorbitanti: al clan!